fede

La Madonna a Fatima ci ha chiesto di pregare per la pace

Redazione online Ansa - PAULO CUNHA
Pubblicato il 08-05-2017

Al Regina Coeli il Papa parla del suo viaggio di venerdì e sabato per i 100 anni della prima apparizione e richiama la «dimensione spirituale e affettiva dell’esperienza cristiana»

Preghiera per la pace a piazza San Pietro. «Come ha chiesto la Vergine a Fatima, dove mi recherò in pellegrinaggio tra pochi giorni in occasione del centenario della prima apparizione, preghiamo per la pace», chiede Francesco. E poi un’esortazione («Andate avanti con coraggio contro la pedofilia nella società e nella Chiesa») all’associazione cattolica Meter in prima linea contro gli abusi sui minori. Con l’invito, già formulato poco prima nell’omelia per l’ordinazione di dieci nuovi preti, a seguire buoni pastori, perché quelli falsi sono briganti. 



«Razionalizziamo troppo la fede e lasciamo in ombra la dimensione spirituale e affettiva dell’esperienza cristiana», osserva Francesco.

Con un fuori programma accolto da un lungo applauso della folla: «Ho chiesto a quattro nuovi sacerdoti della diocesi di Roma che ho ordinato poco fa di affacciarsi per dare la benedizione con me». E ai quattro che si sono affacciati ha detto: «Salutate, preghiamo il Regina Coeli». Poi ha aggiunto: «Benedite e rimanete qui, rimanete con me». Nell’introdurre la Preghiera mariana, il Papa sottolinea come «nel Vangelo di questa domenica, detta “del buon pastore”, Gesù si presenta con due immagini che si completano a vicenda». E cioè «l’immagine del pastore e l’immagine della porta dell’ovile: il gregge, che siamo tutti noi, ha come abitazione un ovile che serve da rifugio, dove le pecore dimorano e riposano dopo le fatiche del cammino». 



Recitando il Regina Coeli con i fedeli e i pellegrini, il Pontefice li esorta a non lasciarsi «distogliere dalle false sapienze di questo mondo, ma a seguire Gesù, unica guida sicura che dà senso alla vita». E l’ovile, precisa il Pontefice, «ha un recinto con una porta, dove sta un guardiano; al gregge si avvicinano diverse persone, c’è chi entra nel recinto passando dalla porta e chi vi sale da un’altra parte». Il primo, spiega Jorge Mario Bergoglio, è il pastore, il secondo un estraneo, che non ama le pecore. «Gesù si identifica col primo e manifesta un rapporto di familiarità con le pecore, espresso attraverso la voce, con cui le chiama e che esse riconoscono e seguono - afferma Francesco - Lui le chiama per condurle fuori, ai pascoli erbosi dove trovano buon nutrimento». 



La seconda immagine con cui Gesù si presenta è quella della porta delle pecore. Infatti dice: «Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato», cioè avrà la vita e l’avrà in abbondanza. «Cristo, Buon Pastore, è diventato la porta della salvezza dell’umanità, perché ha offerto la vita per le sue pecore - evidenzia il Pontefice - Gesù, pastore buono e porta delle pecore, è un capo la cui autorità si esprime nel servizio, un capo che per comandare dona la vita e non chiede ad altri di sacrificarla». E, aggiunge il Papa: «Di un capo così ci si può fidare, come le pecore che ascoltano la voce del loro pastore perché sanno che con lui si va a pascoli buoni e abbondanti. Basta un segnale, un richiamo ed esse seguono, obbediscono, si incamminano guidate dalla voce di colui che sentono come presenza amica, forte e dolce insieme, che indirizza, protegge, consola e medica. Così è Cristo per noi».



Inoltre, «c’è una dimensione dell’esperienza cristiana che forse lasciamo un po’ in ombra: la dimensione spirituale e affettiva. Il sentirci legati da un vincolo speciale al Signore come le pecore al loro pastore». 

Così, prosegue Francesco, «a volte razionalizziamo troppo la fede e rischiamo di perdere la percezione del timbro di quella voce, della voce di Gesù buon pastore, che stimola e affascina». E «come è capitato ai due discepoli di Emmaus, cui ardeva il cuore mentre il Risorto parlava lungo la via. È la meravigliosa esperienza di sentirsi amati da Gesù: per Lui non siamo mai degli estranei, ma amici e fratelli».

Eppure, puntualizza il Pontefice, «non è sempre facile distinguere la voce del pastore buono: c’è sempre il pericolo del ladro, del brigante e del falso pastore. C’è sempre il rischio di essere distratti dal frastuono di tante altre voci». 



Perciò «oggi siamo invitati a non lasciarci distogliere dalle false sapienze di questo mondo, ma a seguire Gesù, il Risorto, come unica guida sicura che dà senso alla nostra vita». 

In questa «Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni», il Papa invoca «la Vergine Maria: Lei accompagni i dieci nuovi sacerdoti che ho ordinato poco fa, e sostenga con il suo aiuto quanti sono da Lui chiamati, affinché siano pronti e generosi nel seguire la sua voce». 

Poi, dopo il Regina Coeli, il Pontefice ricorda che ieri, a Gerona, in Spagna, sono stati proclamati beati Antonio Arribas Hortigüela e sei compagni, religiosi della Congregazione dei Missionari del Sacro Cuore. «Questi fedeli ed eroici discepoli di Gesù sono stati uccisi in odio alla fede in un tempo di persecuzione religiosa - sostiene Jorge Mario Bergoglio - Il loro martirio, accettato per amore di Dio e per fedeltà alla loro vocazione, susciti nella Chiesa il desiderio di testimoniare con fortezza il Vangelo della carità». 



Francesco saluta «tutti voi, fedeli romani e pellegrini, in particolare quelli provenienti da Varsavia, Aalen (Germania), Liebenau (Austria), da Chennai (India) e dal Texas; come pure insegnanti e alunni del “Corderius College” di Amersfoort (Paesi Bassi)». 

Il Papa, inoltre ha salutato «i partecipanti al raduno nazionale dell’Arma dei Carabinieri, la delegazione del Sindacato Autonomo di Polizia, i fedeli di Pomezia e Palestrina, l’Associazione Santo Sepolcro di Foligno, la Filarmonica Valsoldese e i ragazzi di Modica. Domani rivolgeremo la Supplica alla Madonna del Rosario di Pompei». E in questo mese di maggio invita a pregare il Rosario «in particolare per la pace, come ha chiesto la Vergine a Fatima, dove mi recherò in pellegrinaggio tra pochi giorni, in occasione del centenario della prima apparizione». 



In particolare il Pontefice si rivolge alla associazione Meter, che «da oltre vent’anni contrasta ogni forma di abuso sui minori. Grazie per il vostro impegno nella Chiesa e nella società, andate avanti con coraggio». 

Numerosi vescovi italiani hanno inviato messaggi di adesione alla «Giornata dei Bambini vittime di abusi» che si celebra oggi in piazza San Pietro con Francesco, per iniziativa dell’associazione Meter onlus di don Fortunato Di Noto. Anche il capo dello Stato Sergio Mattarella e il presidente del Senato, Pietro Grasso hanno inviato i loro messaggi. Alla celebrazione hanno aderito anche la Camera dei Deputati e la Cei, attraverso il suo segretario, monsignor Nunzio Galantino. «Una catena di stima e affetto che lascia ben sperare per quanto riguarda l’attenzione dell’episcopato italiano verso le iniziative di Meter contro la pedofilia e pedopornografia», commenta don Di Noto, che oggi in piazza guidava il pellegrinaggio di volontari vestiti con un cappellino e una maglietta gialla. 

Infine Francesco augura a tutti una buona domenica: «E per favore non dimenticatevi di pregare per me. Buon pranzo e arrivederci».  (Giacomo Galeazzi - Vatican Insider)

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