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IL RACCONTO DI CREPET: ATTESA, SORPRESA E CONDIVISIONE

Paolo Crepet Archivio fotografico Sacro convento di Assisi
Pubblicato il 24-12-2017

PER I NOSTRI LETTORI IL RACCONTO DI NATALE DI PAOLO CREPET

Non è facile, per un laico, scrivere una pagina per il Natale. Per farlo cerco di immaginare un bambino di oggi che aspetta quella notte straordinaria. Per me e per tanti bambini di allora era una magia e mi chiedo se lo è ancora per i nostri figli più piccoli. Me lo chiedo perché la contemporaneità tende a offrire tutto ai bimbi, togliendo loro il desiderio e il sogno. Come si fa a desiderare ciò che hai già o che sai di poter avere senza alcuno sforzo? In questo modo anche il Natale rischia di diventare meno magico, più prevedibile ed effimero.

Mi piacerebbe che il Natale fosse attesa, sorpresa, gioia. Se un bambino scrive una lettera a Babbo Natale chiedendo cinque cose e poi gli adulti gliene regalano dieci, quel momento si trasformerà in qualcosa di meno emozionante.

Mi piacerebbe che per il Natale gli adulti riuscissero a trovare il coraggio di ridare ai nostri bambini il diritto all’immaginario. Non è scontato e nemmeno facile. Faccio un esempio. Che cosa emoziona di più un bambino? La possibilità di creare un gioco con le proprie mani o di ricevere qualcosa che è già fatto? La differenza tra il primo e il secondo è il tempo che richiede quel gioco ai genitori. Mentre per aiutare a costruire un gioco ci vuole tempo e pazienza, comprare un gioco già fatto e consegnarlo fa risparmiare un sacco di tempo che i padri e le mamme sono spesso abituati ad occupare in altro.

Mi piacerebbe che il Natale portasse il dono più inaspettato e raro: il tempo. Non solo il tempo dell’attesa, ma anche quello della sorpresa e della condivisione. Il dono è per tutti: per chi lo riceve e per chi lo offre. Ma il dono, senza il tempo per condividerlo, si trasforma fatalmente in ovvietà e perde il fascino della sorpresa e dell’incanto.  

Mi piacerebbe che il Natale fosse senza rumore, senza troppe luci, un tempo trascorso in lentezza, senza fretta. Perché il Natale deve essere un giorno diverso dalla quotidianità, deve essere speciale, altrimenti non sarà mai Natale.

Mi piacerebbe che il Natale fosse senza tecnologie digitali, per una volta almeno.

Mi piacerebbe che per il giorno di Natale, tutti i telefonini e gli altri strumenti fossero spenti. Ci sarebbero più sorrisi veri e meno emoticon, più racconti e meno messaggini. E tutti bambini ci ringrazierebbero. 

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