fede

Chi era don Pino Puglisi. Una biografia

Antonio Tarallo
Pubblicato il 14-09-2018

Don Giuseppe Puglisi nasce nella borgata palermitana di Brancaccio il 15 settembre 1937.  Figlio di Giuseppa Fana, è una sarta, mentre il padre, Carmelo Puglisi, lavora come calzolaio. Entra giovanissimo, nel seminario di Palermo, Giuseppe . Ha sedici anni. E’ il 1953. Verrà  ordinato sacerdote dal Cardinale Ernesto Ruffini il 2 luglio 1960. Nel 1961 viene nominato viceparroco presso la parrocchia del Santissimo Salvatore nella borgata di Settecannoli. E’ un quartiere anche questo periferico, come il Brancaccio. Dopo essere stato scelto come rettore della Chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi e come confessore delle suore brasiliane Figlie di Santa Macrina nell'Istituto omonimo, viene nominato – nel 1963 –  cappellano all'orfanotrofio "Roosevelt" all'Addaura e presta servizio come vicario alla parrocchia Maria Santissima Assunta nella borgata marinara di Valdesi.Segue con attenzione i lavori del Concilio Vaticano II e ne diffonde subito i documenti tra i fedeli, con speciale riguardo al rinnovamento della liturgia, al ruolo dei laici, ai valori dell’ecumenismo e delle chiese locali. Il suo desiderio fu sempre quello di incarnare l’annunzio di Gesu’ Cristo nel territorio, assumendone quindi tutti i problemi per farli propri della comunità cristiana.   Viene chiamato a insegnare all'istituto professionale "Einaudi" e alla scuola media "Archimede". Sono questi gli anni che lo formeranno all’educazione dei giovani, caposaldo della sua opera evangelica. Saranno i giovani, la loro educazione, a essere al centro del cuore e del pensiero di Don Pino Puglisi. Mantiene questa vocazione anche quando, il primo ottobre del 1970, viene nominato parroco di Godrano, un piccolo paese della provincia di Palermo. Il paese sta vivendo un periodo di forte contrasto tra due famiglie mafiose. Sarà anche per opera di Don Puglisi se lo scontro avrà poi fine. E’ il primo vero confronto con il problema della mafia in Sicilia. Nel 1978, lascia la parrocchia di Godrano, e diventa pro-rettore del seminario minore di Palermo; successivamente assume l'incarico di direttore del Centro diocesano vocazioni, per poi accettare il ruolo di responsabile del Centro regionale vocazioni. Agli studenti e ai giovani di questo centro, ha dedicato con passione lunghi anni, realizzando, attraverso una serie di "campi scuola", un percorso formativo esemplare dal punto di vista pedagogico e cristiano. Ma il suo impegno per i giovani diviene ancor più presente nella sua vita. Percepisce l’importanza di aprirsi a nuove realtà.  Infatti, a Palermo, e in Sicilia, è tra gli animatori di numerosi movimenti tra cui: Presenza del Vangelo, Azione cattolica, Fuci, Equipes Notre Dame, Camminare insieme. Dal maggio del 1990 svolge il suo ministero sacerdotale anche presso la “Casa Madonna dell’Accoglienza” a Boccadifalco, dell’Opera pia Cardinale Ruffini, in favore di giovani donne e ragazze-madri in difficoltà.

La nomina a parroco della Chiesa di San Gaetano, al Brancaccio, il centro “Padre Nostro”, la lotta contro la mafia

Il 29 settembre 1990 viene nominato parroco a San Gaetano, a Brancaccio, e dall’ottobre del 1992 assume anche l’incarico di direttore spirituale del corso propedeutico presso il seminario arcivescovile di Palermo. Il 29 gennaio 1993 inaugura a Brancaccio il centro “Padre Nostro”, che diventa il punto di riferimento per i giovani e le famiglie del quartiere. L’attività del parroco Pino Puglisi è concentrata soprattutto su far comprendere alle nuove generazioni, che nutrivano verso i boss mafiosi una vera e propria idolatria, la disumanità del fenomeno mafioso.  Il quartiere Brancaccio di Palermo, allora, era controllato dalla criminalità organizzata, capitaneggiata dai fratelli Graviano, legati alla famiglia del boss mafioso Leoluca Bagarella.  Sono anni di profonda lotta per il sacerdote palermitano. Una lotta che vedrà soprattutto nelle sue famose omelie un “megafono” che metterà davvero in crisi la criminalità del quartiere. Le parole di Don Pino sono accorate, forti, decise. La sua voce comincia sempre di più a essere determinante nelle coscienze di diversi ragazzi che, al facile denaro e potere che poteva dare la mafia, scelgono di vivere la propria esistenza, nella legalità. In questo periodo viene aiutato anche da un gruppo di suore, tra cui suor Carolina Iavazzo, e dal viceparroco, Gregorio Porcaro. Intensifica la collaborazione con i laici della zona dell’Associazione Intercondominiale, per rivendicare i diritti civili della borgata, denunciando collusioni e malaffari e subendo minacce e intimidazioni. Comincia a essere un personaggio scomodo. Un uomo, un sacerdote che deve essere eliminato.

La morte violenta, l’uccisione per mano dei mafiosi.

Viene ucciso sotto casa, in piazzale Anita Garibaldi 5, il giorno del compleanno, 15 settembre 1993. Erano le 22.45 circa, quando – sulla base delle ricostruzioni – don Pino Puglisi scende dalla sua autovettura,  una Fiat Uno, bianca. Sceso dall'automobile, dopo essersi avvicinato al portone della sua abitazione, qualcuno lo chiama. Si volta. Qualcun altro è alle sue spalle e gli spara alla nuca. Ora lì, in quel luogo, vi è una statua, in suo ricordo. Delle nude rocce, sono poste sotto. Sono dure, sono spigolose. Così come duri, i cuori dei suoi carnefici, ai quali più volte Don Pino Puglisi ha cercato di parlare, a volte con mitezza, a volte con voce forte.


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