fede

Avete mai sentito parlare delle "monete di San Francesco"?

Gelsomino Del Guercio www.cronacanumismatica.com
Pubblicato il 08-06-2019

Coniate nel modenese cinque secoli fa

San Francesco d’Assisi fu raffigurato per la prima volta su monete della zecca di Mirandola agli inizi del Cinquecento, ma la vera natura di queste prime emissioni, proprio in relazione all’accostamento con il santo, non è stata finora sottolineata in pieno dagli studi: in modo inaspettato e quasi inquietante, infatti, ne risulta che l’immagine di san Francesco fu usata per suggellare monete d’oro con intento di frode.

Le prime monete che raffigurano san Francesco, si legge sul portale specializzato Cronaca Numismatica, sono d’oro e furono emesse a Mirandola poco prima del 1524 da Gianfrancesco II Pico.

FRANCESCO CON LE STIMMATE

Noto per la produzione letteraria, Gianfrancesco II ottenne l’investitura del feudo nel 1514 da parte dell’imperatore Massimiliano, il quale nel 1515 gli concesse il diritto di zecca.

 

Le sue prime monete mostrano un busto di profilo giovanile, con capelli lunghi, e vari tipi di rovescio. Gianfrancesco II scelse per queste monete un’iconografia altrettanto innovativa: su un lato il proprio busto maturo, corazzato a capo scoperto, e sull’altro, per la prima volta nella storia monetaria, l’immagine bellissima di san Francesco, inginocchiato mentre riceve le Stimmate, con legenda MIRACVLVM AMORIS.

LA FRODE

Come spiegare la produzione a Mirandola di questi doppi ducati d’oro in grande quantità, maggiore che in altre zecche più importanti? La ragione, rivela Cronaca Numismatica, era nell’attività di lucro compiuta in quella zecca, che attirava oro da altre piazze con prezzi vantaggiosi in cambio delle nuove monete.

Si drenavano quindi monete d’oro buone per portarle a Mirandola e trasformarle nel nuovo oro, bello ma calante.

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IL "COLPEVOLE"

Di questa frode venne a conoscenza il Papa, ma Pico della Mirandola non si assunse le responsabilità: il 2 luglio 1524 fece tagliare la testa al suo zecchiere Santo di Bochali, per aver fatto “dupioni et ducati de oro falsi”, anche confiscandogli i beni per poter risarcire quanti fossero andati a Mirandola per ottenere soddisfazione del danno.

SAN FRANCESCO COL BERRETTO

Gianfrancesco II, tuttavia, non solo non mantenne le promesse di risarcimento, ma nello stesso tempo continuò a lucrare: dalla stessa fonte sappiamo che, pochi mesi dopo l’esecuzione dello zecchiere, la zecca mirandolese era tornata a produrre doppioni d’oro non migliori dei precedenti, con una nuova immagine del signore, ora con berretto, ma sempre con san Francesco.

IN SVIZZERA

Le belle ma cattive monete con san Francesco e iscrizione MIRACVLVM AMORIS si diffusero rapidamente ben oltre la Lombardia. Nel marzo 1526 è attestata la loro presenza in Svizzera: ne era in possesso un frate francescano che viveva un momento tormentato. Si tratta del frate umanista Corrado Pellicano (Konrad Pelikan, 1478-1556), che poco dopo, però lasciò l'abito francescano: pare che avesse meditato l'addio riflettendo proprio sulla moneta di cui era in possesso.

Secondo lui, il fatto di possederla era un segno inviato proprio da San Francesco, come a dire: la tua vita prevede soldi e agio, non un voto di povertà e quindi il saio francescano. 

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