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Santo Piacere, Dio è contento se godo: Scifoni fa ridere

Redazione www.teatrobrancaccio.it
Pubblicato il 18-03-2019

«Non commettere atti impuri», raccomanda Dio nel sesto comandamento riportato dalla Bibbia. Ma questo passaggio del Vecchio Testamento, soprattutto oggi, solleva anche tra i fedeli cattolici ben più di un interrogativo su quali siano i confini esatti del sesso benedetto dal cielo. A sbrogliare la questione ci pensa la comicità, sì audace ma per nulla blasfema, di Giovanni Scifoni nel suo Santo piacere. Dio è contento quando godo, spettacolo che dopo aver sbancato i botteghini a Natale torna a Roma per otto repliche: alla Sala Umberto da stasera al 24 marzo e al Brancaccio il 10 aprile. «Un successo inaspettato – commenta Scifoni – che mi ha fatto riflettere sul potere del web. Mi sono diplomato alla Silvio D’Amico, a teatro ho lavorato con artisti come Paolo Poli, al cinema ho debuttato con Marco Tullio Giordana e in tv ho recitato nella serie Squadra antimafia.


Ma i miei spettacoli hanno iniziato a macinare sold out da quando lancio sui social gli irriverenti ritratti di santi antieroi: come San Giovanni di Dio, che per quarant’anni ha fatto il fricchettone poi lo chiudono in manicomio e ha la geniale idea di fondare un luogo per dare dignità ai malati, il Fatebenefratelli». Ed è subito valanga di like.


«Il web ti avvicina alla gente e i follower non ti spiano da lontano come fanno i telespettatori, ma partecipano, sono curiosi, vogliono vedere da vicino se sei autentico in quello che fai». E qui per Scifoni – romano, cattolico, classe 1976 - entra in ballo un altro comandamento, Non dire falsa testimonianza: «Il mio mestiere è interpretare, non fingere: in scena si può mentire per creare una verità, non un imbroglio e il pubblico riconosce la differenza. Io, con onestà e disinibita ironia, mi tuffo nell’identikit della santità del sesso, tra libidine, sentimenti, luoghi comuni, fedeltà, vizi e religione.


Dimostrando che Dio non ha nulla contro i piaceri della carne, se consumati nel rispetto di sé e degli altri. Mentre se la prende con chi, in nome della lussuria, mortifica le persone e i rapporti umani in una logica arida e consumistica». Nel suo monologo di formazione erotico-sentimentale, allergico ai falsi perbenismi, Scifoni usa l’umorismo per smascherare i paradossi dei bacchettoni e dei libertini. «Ma la mia risata non è distruttiva, sono un comico construens: costruisco un divertimento che non ha bisogno di essere spietato».


Natalia Distefano, Corriere della Sera


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