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PHILIPPE DAVERIO INCANTA IL PUBBLICO. LA BASILICA INFERIORE GREMITA DI GENTE

Redazione online
Pubblicato il 28-03-2017

Non è semplice spiegare le associazioni che questo autore anonimo della metà del XIII secolo possa aver fatto. Perché la Predica agli uccelli va in accordo con la Deposizione dalla Croce?

Percorrendo la navata della Basilica inferiore di San Francesco è possibile notare un ciclo pittorico del tutto particolare. Dipinto dall’anonimo Maestro di San Francesco intorno al 1260, sulla parete sud abbiamo cinque Storie di San Francesco, mentre su quella nord altrettante Storie della Passione di Cristo. Il programma iconografico crea un rispecchiamento mediante una serie di corrispondenze tra la vita del Santo e la Passione: La rinuncia ai beni corrisponde a Cristo che si spoglia delle vesti; il Sogno di Innocenzo III alla scena con Cristo che affida a Giovanni la Madre. Nella campata successiva, alla Predica agli uccelli fa riscontro la Deposizione dalla Croce, al San Francesco riceve le stimmate il Compianto sul Cristo morto. Nell’ultima campata La ricognizione delle stimmate corrisponde alla Cena di Emmaus.

Non è semplice spiegare le associazioni che questo autore anonimo della metà del XIII secolo possa aver fatto. Perché la Predica agli uccelli va in accordo con la Deposizione dalla Croce? Si tratta di un tema interpretativo molto complicato, che nessuno di noi è in grado di definire con attenzione.

In questo ciclo di affreschi saltano immediatamente all’occhio due aspetti. Il primo che per quanto sia influenzato da un gusto greco del mondo, le scritte sono in latino. Il secondo è la permanenza di un decorativismo di alta qualità. Lo si vede in modo molto chiaro nei cerchi che si incrociano nella scena di Cristo che affida la Madonna a Giovanni. Questo quadro ha una forte volontà decorativa prospettica: tanto con i cerchi che si incrociano a formare in un motivo pregotico, quanto con la gabbiatura laterale. Sono illusioni ottiche tipiche del ‘200.

Nell’affresco della Deposizione il motivo decorativo è ancora più evidente: intorno al Santo che toglie i chiodi dalla croce è presente una gabbiatura fatta come se fossero piccole scatole viste dall’alto. Si tratta di una sorta di voglia di generare una terza dimensione, malgrado l’esistenza di una cultura visiva ancora sostanzialmente bizantina. Questa volontà di superare il bizantinismo è evidente anche osservando alcuni volti e personaggi.

Nella Predica agli uccelli Francesco è posizionato di tre quarti: ha smesso di essere bizantino. In questo affresco accade di più: abbiamo la mutazione verso i sentimenti. Il confratello che si trova alle spalle del Santo ha un’espressione preoccupata, non sa cosa pensare. Tutto questo nella pittura bizantina non esiste. È la modernità.

Per questo ciclo di affreschi possiamo anche parlare di “francofonia nascosta”. Gran parte del ‘200 è fatto di papati francesi e questa presenza avrà un’influenza molto significativa sulla scelta iconografica anche della Basilica Superiore.

Gli affreschi cominciano a “parlare francese”. La scena delle Ricognizione delle Stimmate è circondata da una serie di fregi, il primo è composto di gigli, che non sono certo quelli fiorentini, ma francesi. Si tratta dell’internazionalizzazione in corso del movimento francescano.

Sempre in questa scena, se ci fermiamo ad osservare i tre frati che sorreggono Francesco, ci accorgiamo che iniziano dei fenomeni di introduzione della sensibilità del gotico francese: il frate che si sorregge il viso con la mano, i tre frati che parlano tra loro.

Attraverso la qualità di questo dipinto è possibile percepire la volontà di dipingere il reale: la cintola di Francesco segue perfettamente le pieghe del vestito. Prende forma il mondo della quotidianità.

Fermiamoci a guardare l’episodio della spoliazione di Francesco. Concentriamo l’attenzione sul volto del vescovo che copre la nudità del Santo: è un volto tremendamente francescano con barba e baffi importanti. Non è escluso che possa essere un omaggio a un monarca francese oppure a qualcuno legato al papato francofono del tempo. Per capire meglio guardiamo il volto del Cristo benedicente della Cattedrale di Amiens in Piccardia, i due visi sono molto simili.


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