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Scuole cristiane di Terra Santa: da Israele non arrivano fondi

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Il ministero israeliano dell'Istruzione "non ha tenuto fede all'accordo" e non ha versato alle scuole cristiane di Terra Santa la somma concordata. Era stato infatti promesso l’equivalente di circa 12 milioni di euro per quest'anno, ma finora "niente è stato onorato" e "siamo ormai a fine anno scolastico". Così mons. Giacinto-Boulos Marcuzzo, vicario patriarcale di Gerusalemme, che all'agenzia Asianews sottolinea come sia "evidente il rischio di chiusura" di tali scuole: si tratta di 47 istituti che accolgono circa 33 mila alunni cristiani, musulmani, drusi ed ebrei. Sul mancato versamento da parte del governo israeliano dei fondi necessari alla sopravvivenza degli istituti cristiani, Giada Aquilino di Radio Vaticana  ha intervistato padre Abdel Masih Fahim, segretario generale dell’Ufficio delle scuole cristiane, presso l’Assemblea dei vescovi di Terra Santa:

R. – La ragione che loro danno è la burocrazia, ma questa non è una ragione valida per non versare alle 47 scuole la somma concordata, in base all’accordo che è stato firmato. L’ultimatum era il 31 marzo scorso e fino ad ora non hanno pagato neanche una parte di questa somma, che ammonta a 50 milioni di shekel.



D. – La situazione delle scuole in questo momento qual'è?

R. – Abbiamo crisi finanziarie in tutte le nostre scuole, perché non prendiamo l’intera somma che ci spetta di diritto dal ministero dell’Educazione israeliano. Riceviamo soltanto il 34% al posto del 75%. La somma che è stata promessa doveva essere soltanto una soluzione per quest’anno. Inoltre, abbiamo anche fatto uno sconto del 25% ai genitori per aiutarli.



D. – Pensate che la posizione israeliana rimanga sulla proposta di inglobare le scuole cristiane al sistema scolastico pubblico?

R. – Vogliono questo, ma noi non possiamo permetterlo per molti motivi. Questo è un modo di confiscare le nostre scuole, perché uno dei punti è che loro avrebbero il diritto di usare gli istituti 24 ore al giorno, sulla base del parere del municipio: il sindaco di ogni città potrebbe usare la scuola quando e come vuole per scopi politici, sociali, per qualsiasi motivo volesse. Così si esproprierebbero i nostri istituti! Inoltre non potremmo mettere direttori o maestri secondo la spiritualità di ogni scuola, ma se venisse un insegnante qualsiasi, allora sarebbe come una scuola governativa.



D. – Che tipo di istruzione fornite e a chi?

R. – Le nostre scuole sono frequentate per quasi il 55% da cristiani; gli altri sono musulmani; ci sono poi alcuni drusi e alcuni ebrei. Loro vedono bene le nostre scuole, tutti vogliono venire nei nostri istituti sia per il nostro livello di etica sia di insegnamento.



D. – Qual'è il vostro appello al ministero dell’Istruzione israeliano?

R. – Invece di causare impedimenti alle nostre scuole cristiane, chiediamo di essere trattati allo stesso modo degli altri, perché ci sono istituti che prendono il 100% e che hanno più diritti di noi. Noi chiediamo uguaglianza del sistema educativo degli studenti, uguaglianza per quanto riguarda i diritti dei maestri, uguaglianza di trattamento per le nostre scuole e rispetto della nostra identità.



D. – In tale situazione, ci sono rischi per il prossimo anno scolastico?

R. – Le nostre scuole sono in Terra Santa da più di 400 anni. Abbiamo passato molte crisi ma le abbiamo sempre superate. Le crisi non ci fanno chiudere le scuole! E noi crediamo di poter risolvere queste crisi e avere la libertà di insegnare. (Giada Aquilino - Radio Vaticana)

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