Papa in Ecuador: dialogo e sostegno alle politiche per la giustizia sociale
«Ringrazio Dio per avermi concesso di venire di nuovo in America Latina... Ho visitato l’Ecuador in diverse occasioni per motivi pastorali; così anche oggi, vengo come testimone della misericordia di Dio e della fede in Gesù Cristo». Francesco sorride ai fedeli che lo hanno accolto all'aeroporto di Quito dopo il lungo volo durato 13 ore: la cerimonia di benvenuto è la prima tappa del viaggio che lo ha portato in Ecuador e lo porterà in Bolivia e infine in Paraguay. Il cielo è nuvoloso, con un forte vento che ha fatto volare via lo zucchetto del Papa che si apprestava a scendere la scaletta dall'Airbus dell'Alitalia appena atterrato. Un ingresso in America Latina che segue lo stile dei primi viaggi europei: non i grandi Paesi, ma quelli più periferici. Quelli che hanno più bisogno di essere incoraggiati nei loro processi di cambiamento e di sviluppo.
Il Papa ringrazia «per la consonanza» con il suo pensiero il presidente Rafael Correa, che nel saluto ha ricordato i passi compiuti nel processo di rinnovamento del Paese, ha citato l'esortazione apostolica «Evangelii gaudium» e l'enciclica «Laudato si'», parlando del «grande peccato sociale dell'America Latina che è l'ingiustizia» e affermando che «deve esigersi la giusta distribuzione della ricchezza». Correa ha anche detto: «Il Papa è argentino, e il presidente del Brasile Dilma Roussef diche che Dio è brasiliano. Sì, ma il Paradiso è ecuadoregno...». Il Pontefice fa gli auguri al Presidente «per il compimento» della sua missione. Missione non certo facile per un capo di Stato che da sinistra ha criticato l'ideologia gender, propone un'autorità internazionale per la giustizia ambientale e sta mettendo in atto politiche di inclusione sociale. E che intende introdurre due leggi sul plusvalore e sull'eredità, una sorta di «patrimoniale», contestate sia dai più ricchi proprietari, sia dalla classe media che teme di perdere le case di proprietà acquistate per i figli. Gli oppositori di Correa stanno inscenando manifestazioni in tutto il Paese, ma hanno già dichiarato di non voler disturbare la visita papale.
Francesco nel suo primo saluto parla dei grandi debiti che l'America Latina ha, e ricorda il contributo dato dalla fede cristiana per plasmare l'identità di questo popolo. «Oggi, anche noi - continua Francesco - possiamo trovare nel Vangelo le chiavi che ci permettono di affrontare le sfide attuali, apprezzando le differenze, promuovendo il dialogo e la partecipazione senza esclusioni, affinché i passi avanti in progresso e sviluppo che si stanno ottenendo garantiscano un futuro migliore per tutti, riservando una speciale attenzione ai nostri fratelli più fragili e alle minoranze più vulnerabili». Uno scopo, questo, assicura Bergoglio, per il quale «Signor Presidente potrà contare sempre sull’impegno e la collaborazione della Chiesa». Parole che rappresentano anche un chiaro messaggio alla Chiesa ecuadoregna. Sostegno e collaborazione, dunque, alle politiche inclusive in un Paese dove il 2% delle famiglie ha il controllo di più del 90% delle aziende. Un Paese che marcia verso una maggiore giustizia sociale: il tasso di povertà assoluta è diminuito, tra il 1999 e il 2010, dal 40 al 20 per cento, e oggi è l'ottava maggiore economia dell'America Latina.
Francesco ha concluso il suo discorso ricordando che in Ecuador si trova «il punto più vicino allo spazio esterno», il Chimborazo, la cima più alta delle Ande ecuadoriane che essendo all'Equatore è la montagna con la cima più distante dal centro della terra. È chiamato per questo il luogo «più vicino al sole, alla luna e alle stelle». Il Papa ha aggiunto: «Noi cristiani paragoniamo Gesù Cristo con il sole, e la luna con la Chiesa, la comunità; nessuno, eccetto Gesù, brilla di luce propria. Che in queste giornate si renda più evidente a tutti noi la vicinanza del “sole che sorge dall’alto”, e che siamo riflesso della sua luce, del suo amore». Un passaggio che riporta un paragone dei Padri della Chiesa, citato dall'allora cardinale Bergoglio nel suo intervento prima del Conclave come richiamo a uscire dall'autoreferenzialità.
«Da qui - ha concluso Francesco - voglio abbracciare l’intero Ecuador. Dalla cima del Chimborazo, fino alla costa del Pacifico; dalla selva amazzonica fino alle isole Galapagos; non perdete mai la capacità di rendere grazie a Dio per quello che ha fatto e fa per voi; la capacità di difendere il piccolo e il semplice, di aver cura dei vostri bambini e anziani, di avere fiducia nella gioventù, e di provare meraviglia per la nobiltà della vostra gente e la bellezza singolare del vostro Paese».
Il Papa a Quito si sposta a bordo di una Fiat Idea, l'auto più piccola del corteo.
Lungo la strada verso l'aeroporto, tra la folla, anche molti gruppi di contestatori del presidente, che gridavano: «Correa fuera!». (Vatican Insider)
Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.
Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA