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L'Is conquista Palmira. Decapitati soldati siriani. Video della battaglia

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

I jihadisti dello Stato islamico controllano l'intera antica città di Palmira, in Siria: dopo giorni di combattimenti, avanzate e ritirate, ormai la città è caduta in mano all'Is. La conferma arriva dall'ong Osservatorio siriano per i diritti umani, con sede a Londra ma con una vasta rete d'informatori sul terreno. Lo Stato islamico controlla anche la base aerea, la prigione e il quartier generale dell'intelligence della città. L'annuncio è stato dato anche dai militanti del gruppo Stato islamico su Twitter. Il gruppo afferma che le forze in ritirata hanno "lasciato indietro molti dei loro morti".

Dopo la conquista di Palmira, l'Is ora ha il controllo di più della metà del territorio siriano. I miliziani, che già avevano conquistato larghe parti della Siria a nord ed est, per la prima volta hanno preso un'importante città nel centro del Paese, sottraendola al controllo delle forze governative. In questo modo, lo Stato islamico domina su 95mila chilometri quadrati ed è presente in 9 province. Le zone nelle mani degli jihadisti sono in larga parte disabitate, mentre le principali città del Paese, compresa la capitale Damasco, si trovano nella regione occidentale al confine con il Libano e sulla costa e sono difese dall'esercito.



Al momento comunque - riferisce ancora l'ong - non si registrano distruzioni di manufatti e monumenti. Le rovine dell'area monumentale di Palmira sono incluse nella lista del Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco. Il timore è che i jihadisti di Abu Bakr al-Baghdadi possano commettere a Palmira lo steso scempio realizzato nei siti archeologici di Hatra e Nimrud in Iraq, dove armati di asce, picconi, bulldozer e kalashnikov hanno distrutto reperti di inestimabile valore.

Ieri il direttore delle Antichità e dei musei siriani, Maamoun Abdulkarim, aveva rassicurato sul fatto che "centinaia e centinaia di statue che temiamo vengano distrutte e vendute sono ora in luoghi sicuri".

Le immagini dell'entrata dei miliziani nel sito archeologico sono state mostrate dalla televisione di Stato siriana e postate sugli account dei social media pro Is. Un jihadista dell'Is parlando dalla zona e citato dai siti Internet vicini al gruppo, ha spiegato che l'Is controlla anche l'ospedale usato come base dall'esercito siriano prima di ritirarsi, evacuando anche i civili.

La battaglia per il pieno controllo della città siriana - strategica perché apre la porta a Damasco, distante appena 200 chilometri - è andata avanti per tutta la notte e negli scontri sono morti oltre 100 uomini delle forze filogovernative.

La situazione a Palmira. Fonti sul terreno (riportate dall'Ansa) raccontano che i jihadisti hanno imposto il coprifuoco totale in tutta la città di Palmira, da diverse ore non più servita dalla corrente elettrica. Le fonti proseguono affermando che sono in corso rastrellamenti casa per casa da parte di miliziani dell'Isis alla ricerca di miliziani lealisti e militari governativi ancora in città.

Dai megafoni posti sui minareti delle moschee di Palmira, l'Is ha diffuso un messaggio alla popolazione invitando la gente a non collaborate con "le bande di Assad", in riferimento ai militari del regime del presidente Bashar al Assad. Le vie della città, concludono le fonti, sono deserte e sono sotto il pieno controllo dello Stato islamico.

Al momento comunque - riferisce ancora l'ong Osdu - non si registrano distruzioni di manufatti e monumenti. Le rovine dell'area monumentale di Palmira sono incluse nella lista del Patrimonio dell'Umanità dell'Unesco. Il timore è che i jihadisti di Abu Bakr al-Baghdadi possano commettere a Palmira lo steso scempio realizzato nei siti archeologici di Hatra e Nimrud in Iraq, dove armati di asce, picconi, bulldozer e kalashnikov hanno distrutto reperti di inestimabile valore.

Ieri il direttore delle Antichità e dei musei siriani, Maamoun Abdulkarim, aveva rassicurato sul fatto che "centinaia e centinaia di statue che temiamo vengano distrutte e vendute sono ora in luoghi sicuri".(Repubblica)

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