esteri

India, violentata e uccisa sul bus. E il documentario viene bloccato

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

«Non avrebbe dovuto resistere allo stupro». «Se fosse rimasta calma di sarebbe salvata». « Una ragazza per bene non dovrebbe andare in giro alle nove di sera». «La donna è sempre più colpevole dell’uomo». Sono le frasi choc pronunciate da Mukesh Sing, uno degli aggressori di Nirbhaya, la studentessa di 21 anni violentata e uccisa su un bus di Delhi nel 2012. E diventata suo malgrado un simbolo della violenza contro le donne in India. Le sue parole sono state raccolte in carcere due anni fa dalla regista britannica Leslee Udwin, per un documentario che sarà trasmesso l’8 marzo dalla Bbc. Un lavoro che sta facendo discutere. Tanto che una corte indiana ha deciso di bloccarne la messa in onda. E ha spinto il ministro dell’Interno, Rajnath Singh, a chiedere spiegazioni alla direzione del carcere di Tihar, a Nuova Delhi, dove l’uomo è rinchiuso con una condanna a morte, per sapere come la regista abbia avuto il permesso di realizzare l’intervista.


La vicenda

Era il 16 dicembre 2012. Nirbhaya (nome di fantasia che in sansrito significa «Colei che non ha paura») quella sera era andata al cinema con un amico. Stava tornando a casa in bus quando sei uomini, tra cui Singh che si trovava alla guida del mezzo, la aggredirono con una spranga di ferro. Trasportata in un ospedale di Singapore, morì dopo nove giorni di agonia. Gli aggressori furono arrestati. E confessarono. Salvo poi ritrattare, sostenendo di essere stati torturati dalla polizia. Singh negò di avere partecipato alle violenze e affermò di essere sempre rimasto al volante.


Nessun pentimento

Quasi tre anni dopo l’uomo non sembra per niente pentito. Anzi. «I lavori domestici ed il mantenimento della casa è quello che spetta alle ragazze», ha detto. «Non andare a zonzo nelle discoteche e nei pub di notte facendo cose sbagliate e vestendo indumenti sbagliati». Visto poi che «solo il 20% delle ragazze sono per bene», ha continuato «la gente ha il diritto di impartire una lezione alle altre che sbagliano». Secondo Singh, inoltre, il ricorso alla pena di morte (prevista da una nuova legge approvata dopo il caso Nirbhaya) «è ancora più pericolosa per le donne» perché induce gli stupratori a uccidere le loro vittime per paura che parlino.


Condannati a morte

Un anno fa l’Alta Corte di New Delhi ha confermato le condanne a morte inflitte in un processo per direttissima a Vinay Sharma, Pawan Gupta, Akshay Thakur e lo stesso Singh. Un quinto uomo era stato trovato morto nella sua cella pochi mesi dopo l’arresto per sospetto suicidio. Ma le sentenze sono state sospese dalla Corte Suprema lo scorso luglio in attesa che si esamini un ricorso. (Corriere)

Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.

Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA