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Dall’Oglio, secondo il Times sarebbe vivo in Siria. Il Vaticano: Continuiamo a pregare

Redazione
Pubblicato il 07-02-2019

Secondo fonti curde al giornale britannico il gesuita rapito nel 2013 sarebbe oggetto di una trattativa dello Stato

Paolo Dall’Oglio, il sacerdote gesuita rapito in Siria nel 2013, sarebbe ancora vivo e oggetto di una trattativa dello Stato Islamico per sfuggire all’annientamento in una delle ultime sacche di territorio sotto il suo controllo. È quanto riferito al Times da fonti curde.

Oggetto dei negoziati, secondo il quotidiano, sarebbero oltre a Dall’Oglio il giornalista britannico John Cantlie e un’infermiera della Croce Rossa dalla Nuova Zelanda. L’Isis, secondo le fonti citate dal Times, starebbe cercando un accordo con le forze curdo-arabe sostenute dagli Stati Uniti che li circondano, chiedendo un passaggio sicuro in cambio della liberazione degli ostaggi.

Il gesuita è stato rapito il 29 luglio del 2013 mentre si trovava a Raqqa, in quella che era la capitale dell’autoproclamato “califfato” di Abu Bakr al-Baghdadi. Il suo rapimento non è mai stato rivendicato e di lui non si hanno più notizie certe, ma solo ipotesi e piste rivelatesi il più delle volte infondate.

Per la sua liberazione ha rivolto un accorato appello anche Papa Francesco, che due settimane fa ha incontrato i familiari di Dall’Oglio. «Ci ha detto di continuare a sperare», ha confidato la sorella la sorella in una intervista a Vatican Insider subito dopo l’incontro nella Casa Santa Marta.

Da parte sua la Santa Sede, tramite il direttore ad interim della Sala Stampa vaticana, Alessandro Gisotti, dice: «Continuiamo a pregare, perché sia vivo». Ribadendo la vicinanza del Papa alla famiglia del gesuita, il portavoce si associa anche alle «parole di speranza» espresse questa mattina dal cardinale Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco.

Contattato dall’agenzia Askanews, il porporato ha affermato che sulla sorte di padre Paolo Dall’Oglio «niente è da escludere», ma che «bisogna aspettare»: «Certo, sarebbe una bellissima notizia» che sia vivo.

Zenari ha reagito quindi con dovuta cautela, anche perché - ha detto - «da cinque anni siamo stati come su un’altalena con le voci su padre Dall’Oglio, rapito a luglio 2013: una volta di qua, una di là» e mai una conferma che il religioso italiano sia ancora in vita. «Proprio in questi giorni pensavo, sentendo il presidente Usa Trump dire che in una settimana tutto sarà finito, che se sarà così allora verrà fuori anche un sì o un no per Padre Paolo, per gli ostaggi».

Nella zona dove le forze curdo-arabe sostenute dagli Stati uniti stringono l’assedio alle ultime sacche jihadiste «ci saranno i pesci grossi e avranno portato qualche ostaggio importante», dice il nunzio, ribadendo che tuttavia si tratta per ora di «supposizioni».

Intanto giungono anche le dichiarazioni di Guglielmo Picchi (Lega), sottosegretario al Ministero degli Esteri, a InBlu Radio, il network delle radio cattoliche della Cei, che sottolinea: «Manteniamo il riserbo ma posso dire che l’Italia non ha mai lasciato indietro nessuno e ha sempre seguito ogni caso con il massimo scrupolo e la massima attenzione». «Anche la vicenda di padre Dall’Oglio – ha aggiunto il sottosegretario - vogliamo che si concluda con certezze e risposte chiare. Lo dobbiamo ad ogni cittadino italiano che opera all’estero in qualsiasi forma sia che faccia il missionario come padre Dall’Oglio sia che faccia qualsiasi altro mestiere. Ribadisco il massimo impegno per ogni cittadino italiano all’estero». (Vatican Insider)


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