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Colombia. La baraccopoli 'Comuna 13' dà un 'calcio' alla violenza

Redazione Avvenire
Pubblicato il 26-04-2019

Yenny e Andrés, due abitanti della baraccopoli di Medellín, salvano i bimbi dai narcos con il pallone

Yenny ha 37 anni, Andrés ne ha 39. Entrambi, da bambini, si addormentavano con il sottofondo delle raffiche di Kalashnikov esplose appena fuori dalla porta di casa. All’epoca, la “Comuna 13” – baraccopoli della zona nord di Medellín – era l’epicentro delle multiple guerre che hanno insanguinato la Colombia negli ultimi decenni: guerriglia, paramilitari, narcotraffico.

Negli Ottanta, in particolare, i suoi 27 settori, arroccati sulle colline della metropoli, erano territorio del super-boss Pablo Escobar. Il suo esercito di baby-sicari seminavano il panico fra i 130mila abitanti del quartiere, per poi finire ingoiati, anche loro, dalla violenza dilagante. Quest'ultima non è finita con la morte di Escobar, nel 1993. Fino al 2012, la Comuna 13 era una delle zone più pericolose di Medellín e della nazione.

Poi, i residenti hanno scelto di “ribellarsi”. Yenny Martínez e Andrés Castañeda sono due straordinari protagonisti di questa rivolta civica alla violenza. La coppia ha fondato l’associazione “Corporación sembrando paz y esperanza en las comunas” e la scuola di calcio “Deportivo sembradores de un nuevo futuro”.

Yenny e Andrés hanno risparmiato per comprare un piccolo spiazzo in cima alla collina e l'hanno poi trasformato in un campo. Senza alcun aiuto pubblico, hanno acquistato anche le divise e i palloni. Il pomeriggio, così, lo sterrato si trasforma in uno stadio: 150 ragazzini si sfidano fra loro e con altre squadre giovanili della baraccopoli.

Molto più dei risultati conta il fatto che i piccoli imparino i valori dell’impegno, della sana fatica, della collaborazione. Esattamente il contrario della cultura dei “soldi a tutti i costi” promossa dai narcotrafficanti, ansiosi di arruolare gli adolescenti. La storia dei “pulcini” della Comuna 13 ha colpito l’aretino Simone Piccini che vi si è imbattuto per caso, durante un viaggio a Medellín.

Insieme ad alcuni amici italiani ha, dunque, deciso di dare una mano a Yenny e Andrés. Con il progetto “Aiutami a giocare”, il gruppo raccoglie fondi per la realizzazione di un vero centro sportivo dove questi bambini possano inseguire i loro sogni e crescere al sicuro.

Lucia Capuzzi - Avvenire

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