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Camorra, blitz nel napoletano 17 fermi

Redazione
Pubblicato il 30-11--0001

Un gruppo camorristico particolarmente violento e aggressivo, nato con il placet dei Moccia, ma subito interessato da una scissione interna. È lo scenario ricostruito dalla Squadra Mobile della Questura di Napoli e dal Nucleo investigativo dei carabinieri partenopeo che ha portato all’emissione di 20 decreti di fermo di pm, 17 dei quali eseguiti a carico della cosca che, dal rione Salicelle di Afragola, ha cominciato a espandersi nei Comuni vicini prima per volontà di Nicola Luongo, il primo a prendere il comando, poi di Mariano Salvato, entrambi arrestati oggi. I fermati sono indiziati d’associazione di tipo mafioso, porto abusivo di arma da fuoco ed estorsione, aggravati dalle finalità mafiose.  

Salvato, per far comprendere bene chi comanda, manda anche un `gruppo di fuoco´ davanti all’abitazione di Luongo per sparare proiettili di avvertimento contro le finestre. Una dinamica di aggressione del territorio iniziata a gennaio e che, tra febbraio e marzo, vede anche i cadaveri di sette componenti del gruppo, vittime dell’epurazione interna per il cambio di equilibrio ai comandi, uccisi e bruciati vivi nell’auto tra febbraio e marzo. Questi omicidi non sono però tra i reati contestati ai 17 fermati, che devono rispondere, oltre che di associazione a delinquere di stampo mafioso, soprattutto delle estorsioni capillari e con metodi violenti a imprenditori e commercianti. 


Nel mirino il business delle imprese funebri, attività particolarmente fiorente a Casoria che vede nei primi mesi dell’anno una escalation di attentati dinamitardi contro molte ditte che non vogliono piegarsi al `pizzo´. 

I provvedimenti di fermo, spiega il dirigente della Mobile, Fausto Lamparelli, si sono resi necessari per la particolare pericolosità del gruppo 


All’operazione, scattata all’alba a Napoli, Afragola e Casalnuovo di Napoli - si apprende dalla Questura e dal Comando provinciale dei Carabinieri del capoluogo campano - partecipano i carabinieri del Nucleo investigativo di Castello di Cisterna e gli agenti della Squadra mobile di Napoli. La Stampa

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