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Ancora raid sulla striscia di Gaza, colpita una scuola Onu. Ieri il giorno più sanguinoso.

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

San Francesco aveva provato sulla propria pelle l'orrore della guerra. Per questo cercò sempre la Pace in ogni sua forma

Nuovi raid israeliani, nella notte, lungo la Striscia di Gaza, dopo che ieri si è vissuto uno dei giorni più drammatici del conflitto e anche la diplomazia ha segnato il passo, con gli Usa evidentemente irritati con Israele per aver chiesto l'aiuto americano e poi aver rigettato il piano del segretario di Stato John Kerry, e le diverse anime palestinesi divise sulla proposta di tregua discussa al Cairo. Il bilancio delle vittime, dall'inizio dell'operazione "Confini sicuri" si fa sempre più alto. Sono oltre 1250 i morti palestinesi, molti dei quali donne e bambini (secondo le organizzazioni umanitarie, sarebbero almeno 200 i minori uccisi), 53 gli israeliani, tutti militari impegnati nei combattimenti. 

Durante la nottata, i raid dell'esercito e dell'aviazione di Gerusalemme hanno colpito una scuola dell'Unrwa, l'agenzia Onu per i rifugiati palestinesi: il bilancio, cresciuto col passare delle ore, è al momento di 23 morti. Secondo le fonti, colpi di carro armato hanno colpito in pieno le aule di due classi della scuola, nel campo profughi di Jabaliya. Numerosi civili palestinesi vi avevano trovato rifugio dopo essere stati avvertiti da Israele che il loro quartiere sarebbe stato bombardato.

Centrate anche un'abitazione a Khan Yunis, dove è stata sterminata una famiglia, e almeno tre moschee tra Gaza, Rafah e il campo profughi di Shati. L'esercito israeliano ha annunciato questa mattina di aver colpito nella notte 80 "obiettivi", tra cui cinque moschee ritenute "base per i militanti di Hamas, sede di imbocchi di tunnel e posti di osservazione". Il portavoce militare ha anche detto che dall'inizio delle ostilità sono stati lanciati da Gaza 2670 razzi verso Israele. Circa 280 - ha aggiunto - sono caduti nel territorio stesso della Striscia, rilanciando implicitamente l'accusa ad Hamas di essere il vero responsabile della strage di bambini al campo profughi di Shati.

A questo si aggiunga che fonti Onu hanno denunciato che Hamas ha nascosto decine di razzi all'interno delle scuole aperte dalle Nazioni Unite a Gaza. "Condanniamo il gruppo, o i gruppi, che hanno messo in pericolo i civili piazzando quelle munizioni in una nostra scuola", afferma in una nota Chris Gunness, portavoce dell'Unrwa, "è un'ulteriore, palese violazione della neutralità dei nostri edifici. Chiediamo a tutte le parti in conflitto di rispettare l'inviolabilità degli immobili delle Nazioni Unite". Stando ad altre fonti, sarebbero due le scuole Onu in cui sono stati scoperti ordigni del genere. In almeno due occasioni edifici scolastici nell'enclave sono stati presi di mira dalle forze israeliane, l'ultima delle quali, come riportato all'inizio, la notte scorsa.

Il bilancio complessivo degli attacchi israeliani durante la nottata, parla di almeno 43 vittime. Ma è un bilancio destinato a crescere, poiché anche all'alba sono proseguiti i raid. Ma sono tornati a piovere razzi anche su Israele.

Sul fronte diplomatico, il portavoce di Hamas, Sami Abu Zouhri, si è rivolto a tutti i governanti arabi chiedendo loro di "assumersi le rispettive responsabilità rispetto al tentativo di distruggere Gaza e di uccidere i suoi bambini, negando loro il diritto di celebrare la propria festa religiosa nel giorno di Eid al-Fitr", ricorrenza che segna la fine del mese sacro islamico del Ramadan. Abu Zuhri ha aggiunto: "I bambini di Gaza vi chiedono di intervenire".

Sul fronte israeliano, i media riportano i malumori dell'esercito nei riguardi della leadership politica. "Deve decidere ora: o ci spingiamo più in profondità (a Gaza, ndr) o ci ritiriamo" il diktat atribuito a un alto ufficiale, che lascia trasparire una certa tensione tra militari e governo. "La nostra responsabilità è di condurre l'offensiva fino a dove è necessario che giunga, non dove vuole l'opinione pubblica. Questo non è un reality televisivo e gli indici di ascolto non sono un fattore", ha aggiunto l'ufficiale, muovendo critiche anche alla decisione "politica" di non voler definire "guerra" l'operazione in corso. "A prescindere da come la chiamano i politici, per i nostri soldati questa è una guerra". 

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