cultura

Natale in forma? Niente decalogo, ma una sola regola: l’alternanza

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Me lo chiedono sempre tutti: come si fa ad affrontare il Natale senza mettere su chili? Tu non lo mangi il panettone? Fai digiuni e detox? Niente di tutto questo. Mangio normalmente, e non rinuncio mai al panettone. Anzi, lo adoro: non so proprio dire di no ad una fetta di panettone. (E neanche ai tortellini, anzi sono un po’ delusa dal fatto che quest’anno nessuna zia sia andati a prenderli a Bologna).
Semplicemente, seguo la sola regola d’oro che mi ha dato la mia nutrizionista.

Pochi giorni fa, sono andata da lei per il consueto controllo e qualche chiacchiera. E’ la terza volta che affrontiamo il Natale insieme. La prima, era il 13 dicembre del 2012. Mi ha consegnato in mano il mio regime alimentare. Mi ha detto di entrare nell’ordine di idee che stavo per cambiare vita e abitudini, mi ha consigliato di iniziare a pensarci, a studiare il mio futuro menu, ma di non iniziare la “rivoluzione” prima del 7 gennaio. Perché non c’è forza di volontà abbastanza forte che possa iniziare una dieta nel periodo delle feste. Troppe cene, aperitivi, merende in compagnia.
La seconda è stata il 10 dicembre del 2013. Il mio primo Natale da “magra”, il momento in cui ho scoperto che non ero più in grado di affrontare un pranzo con antipasto, doppio piatto di tortellini, arrosto e tutti i dolci. Sabrina mi ha detto di concedermi qualche stravizio, ma di non perdere il controllo. Io ho un po’, invece allora l’ho perso. Perché le vacanze di Natale dell’anno scorso sono state molto difficili per me. Ho lavorato quasi ogni giorno, e alla vigilia di Capodanno la mia piccola Margherita è stata ricoverata in ospedale. Quell’esperienza, per fortuna finita bene, mi ha insegnato due cose.

La prima: ringraziare. Perché quello che è successo non poteva succedere in un momento migliore: tutti a casa per le feste, c’erano anche mia mamma e mio fratello ad aiutarmi e Marghe in ospedale non è rimasta da sola neanche un minuto.

La seconda: capire che non mi serve la cioccolata. E che le mie regole quotidiane mi dànno molta più energia e consolazione di qualunque dolce e zucchero. In quei giorni di cioccolata ne ho mangiata in quantità industriale. Credevo mi servisse per affrontare la fatica fisica e psicologica di una settimana intera con la bimba ricoverata. Pensavo fosse la mia stampella. Poi un giorno, seduta accanto al suo lettino, in mano una tavoletta di fondente alle nocciole, ho capito che non era quello il conforto di cui avevo bisogno. Avevo bisogno di sapere che Margherita stava bene, che io ce la potevo fare ad affrontare quella cosa nuovissima e spaventosa, perché sono una madre e mi devo prendere cura di lei. No, la cioccolata non mi serviva. Mi servivano solo testa e cuore (Poi, un quadratino ogni tanto, perché è buona, quello sì…).

Questo dunque è il terzo Natale che incontro Sabrina prima delle feste. Glie l’ho chiesto espressamente:
In questi tre anni ho imparato a gestire la mia alimentazione durante le feste. Ma, appunto, è la mia, calibrata sulle mie abitudini, i miei gusti, i miei ritmi. Quali regole daresti tu, che vadano bene per tutti?
Lei mi ha guardato, ha sorriso, e mi ha risposto:
“Solo una: l’alternanzaUn giorno solo di stravizi in un’alimentazione regolare e sana, non sposta gli equilibri del corpo. Dieci giorni consecutivi, invece, sì. Il giorno di Natale mangia quello che vuoi, quanto vuoi. Ma il giorno dopo mangia normalmente. Se puoi organizza le cene di auguri con gli amici a distanza di un giorno. Oppure ad una delle due cerca di regolarti più che puoi. Mangia sempre usando il buon senso, se senti di avere esagerato, una sera che sei a casa cena solo con un buon minestrone di verdura mista. E se a colazione ti viene voglia di panettone, mangialo. Una fetta normale, al posto della brioche o del pane con burro e marmellata”.
Sabrina mi fa riflettere: il suo concetto di alternanza assomiglia al mio di equilibrio, ma in effetti così come lo spiega lei, è molto più semplice e concreto. Niente vizi tutti i giorni, uno sì e due no, insomma. E’ molto più facile di quello che sembra. (Corriere)

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