cronaca

E' UNA TRAGEDIA NEL CANALE DI SICILIA. SI TEMONO 700 MORTI

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

In quel mare si sta smarrendo la coscienza dell'uomo. Siamo tutti dei poveri naufraghi. Si agisca subito!
La nostra comunità francescana esprime sgomento per una simile tragedia e assicura, per gli scomparsi e le loro famiglie, il ricordo e la preghiera sulla tomba di San Francesco.


Un peschereccio proveniente dall’Egitto con a bordo circa 700 migranti si è capovolto nella notte tra sabato e domenica nel Canale di Sicilia, a circa 60 miglia a nord della Libia. Un mercantile dirottato nella zona ha recuperato solo 28 superstiti, per cui si teme che il bilancio del naufragio sia di poco meno di 700 vittime. I cadaveri recuperati finora sono 24 e si trovano a bordo della nave «Gregoretti» della Guardia Costiera. «Si stanno cercando letteralmente le persone superstiti tra i cadaveri che galleggiano in acqua» testimonia il premier maltese, Joseph Muscat. L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati parla di «un’ecatombe senza precedenti».

Le prime reazioni

Subito si rincorrono le reazioni politiche. Dalla commozione di Renzi («Nel Mediterraneo tutti i giorni c’è una strage, come restare insensibili?») agli attacchi di Salvini («Altri morti sulle coscienze del premier e di Alfano»). Renzi ha anche ricevuto una telefonata dal presidente francese Hollande, che ha sottolineato l’esigenza di agire d’urgenza. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella fa sapere di seguire con allarme la vicenda e di essere in contatto con Palazzo Chigi. Mentre Papa Francesco, nell’Angelus della domenica, fa appello alla comunità internazionale perché «agisca con decisione» per evitare altri disastri e ricorda che le vittime «sono uomini e donne come noi, fratelli nostri, affamati, perseguitati, vittime di guerra, sfruttati che cercano una vita migliore».

La dinamica

L’incidente è accaduto intorno a mezzanotte quando il barcone era appena uscito dalle acque libiche e si trovava ancora a circa 120 miglia nautiche a sud di Lampedusa. Dal peschereccio - secondo le prime informazioni - era stata lanciata sabato una richiesta di aiuto al centro nazionale soccorso della Guardia Costiera poiché era stato riferito che l’unità con circa 700 migranti a bordo, aveva difficoltà di navigazione. La sala operativa del Comando generale delle Capitanerie di porto ha dirottato il mercantile portoghese «King Jacob», un portacontainer di 147 metri di lunghezza che, giunto in prossimità del mezzo in difficoltà, ha visto il peschereccio capovolgersi. È verosimile, secondo quanto si è appreso, che, alla vista del mercantile, i migranti si siano portati tutti su un lato del peschereccio, facendolo capovolgere. Nella zona sono stati dirottati numerosi altri mezzi che sono ora impegnati nelle ricerche di eventuali altri superstiti.

I soccorsi

In corso un’imponente azione di soccorso. Partecipa all’operazione un dispositivo navale composto da 17 unità, coordinato dal Centro Nazionale Soccorso della Guardia Costiera. Del dispositivo fanno parte unità della Guardia Costiera e, inoltre, della Marina Militare e della Guardia di Finanza impegnati nell’operazione Triton dell’agenzia Frontex. Vi sono, infine, mezzi navali di Malta e numerosi mercantili dirottati nell’area. Alle ricerche partecipano anche diversi mezzi aerei che stanno sorvolando l’area. Più in dettaglio, hanno già raggiunto il luogo del disastro la nave Bergamini della Marina Militare, alcuni mercantili in transito come il City Of Lutece, il Cave, e il Se Panthea e anche una motovedetta Marina maltese. Si stanno dirigendo verso quel tratto di mare anche numerosi pescherecci della flotta di Mazara del Vallo.

Le speranze di trovare qualcuno ancora in vita

«L’acqua del mare in questo momento ha una temperatura di circa 17 gradi: se qualcuno è ancora in mare c’è la possibilità che possa rimanere vivo, se si aggrappa a qualcosa e se può essere individuato» ha spiegato il portavoce della Guardia costiera Filippo Marini, intervistato da RaiNews 24. Inoltre all’alba sono stati lanciati in mare zattere e salvagente e qualche sopravvissuto potrebbe essere riuscito ad attaccarsi. Ma sulle persone morte i soccorritori avvertono: «Sarà quasi impossibile il recupero dei corpi delle centinaia di vittime del tragico naufragio avvenuto nel Canale di Sicilia. Il tratto di mare dove è affondato il barcone è troppo profondo per consentire l’intervento dei sommozzatori». Nonostante nella zona infatti sia presente una vasta secca che dimezza da 400 a 200 metri l’altezza del fondale, l’unica possibilità per portare avanti le operazioni di recupero delle salme sarebbe ricorrere a robot e sommergibili teleguidati, con un impegno finanziario difficilmente sostenibile.






La destinazione dei superstiti

Non è ancora chiaro in quale porto saranno fatti sbarcare i naufraghi. L’approdo più vicino teoricamente è quello maltese de La Valletta; nel caso di un porto italiano la nave potrebbe fare rotta verso un porto della Sicilia sudorientale come Pozzallo (Ragusa) o Augusta (Siracusa), i cui centri di accoglienza sono tuttavia già saturi.La destinazione dei superstiti

Non è ancora chiaro in quale porto saranno fatti sbarcare i naufraghi. L’approdo più vicino teoricamente è quello maltese de La Valletta; nel caso di un porto italiano la nave potrebbe fare rotta verso un porto della Sicilia sudorientale come Pozzallo (Ragusa) o Augusta (Siracusa), i cui centri di accoglienza sono tuttavia già saturi. (Corriere)

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