cronaca

Terra dei fuochi. Dario, morire di veleni a 17 anni

Maurizio Patriciello LAPRESSE
Pubblicato il 15-02-2019

Poche ore prima che spirasse, 12 pozzi venivano sequestrati alle porte di Caserta perché contaminati da arsenico

Una bara bianca, ancora una bara bianca ai piedi dell’altare. La guardo e ai miei occhi prende la forma di una culla, la stessa dove, 17 anni prima, fu adagiato il piccolo Dario.

Troppo breve è stato il tratto di vita che ha percorso questo caro giovane. Aggredito dal cancro, Dario non si è arreso, ha combattuto come un guerriero. Purtroppo ha perso la battaglia. Se n’è andato alla vigilia di San Valentino, nelle stesse ore in cui i suoi amici correvano a comprare i regali per le fidanzatine.

Poche ore prima, 12 pozzi venivano sequestrati alle porte di Caserta perché contaminati da arsenico presente in percentuali spaventose: oltre 900 volte il limite di legge. Il Procuratore di Santa Maria Capua Vetere, Maria Antonietta Troncone, ha ammesso: «In quest’area si registra un’alta incidenza di tumori… anche se non si può stabilire il nesso di causalità tra l’inquinamento provocato dall’attività industriale e queste morti».

In quel luogo sorgeva una fabbrica. Fu dismessa 30 anni fa. Fabbrica chiusa, operai licenziati, disoccupazione galoppante, inquinamento trascurato. Interessi, omissioni, negligenze. A pochi chilometri di distanza, sempre in provincia di Caserta, tre anni fa, l’allora capo della Polizia forestale, attuale ministro per l’Ambiente, Sergio Costa, ebbe a definire «la più grande discarica di rifiuti industriali d’Europa» quella della ex Pozzi Ginori a Calvi Risorta.

Due milioni di metri cubi di rifiuti tossici. Intanto i negazionisti e i minimalisti, ingenui o interessati, si organizzavano per spostare l’asse del discorso e le relative responsabilità. 'Terra dei fuochi' sì, 'Terra dei fuochi' no, 'Terra dei fuochi' forse. 'Terra dei fuochi'? Meglio non parlarne più.

Giovedì 14 febbraio. Gli innamorati si svegliano con il cuore nello zucchero; si chiamano, si cercano, s’inviano foto e messaggini affettuosi. San Valentino proteggerà il loro amore. La giornata è fredda ma soleggiata, l’aria è frizzante ma non gelida. Il clima c’ è sempre stato amico. Sui social iniziano a circolare le prime notizie, foto, filmati di un orribile maxincendio che sta avvenendo a Casoria.

In fumo sta andando una fabbrica che produce profilati di alluminio. La colonna nera è gigantesca, spaventosa, come quelle dei tanti siti di stoccaggio bruciati l’estate scorsa. C’è chi prega e chi impreca, chi maledice e chi invoca un supplemento di grazie. Il racconto della cronaca è sempre lo stesso. Un film già visto, noiosissimo.

I partiti all’opposizione cavalcano il disastro per mettere in evidenza le negligenze di chi sta al governo. Chi governa si difende ricordando ai cittadini le negligenze delle precedenti amministrazioni. I cittadini sono stremati. Anche oggi, se possono, cercheranno di portare i bambini lontano da quel rogo maledetto. Anche oggi, se possono, correranno a comprare l’acqua imbottigliata.

La paura fa paura. Anche oggi, se possono, cercheranno di mettere in pratica i consigli dei loro medici per poter diagnosticare in tempo “il male” senza nome e senza volto. Salvo dover fare i conti con la realtà. Liste di attesa lunghissime, reparti strapieni, ammalati in barella. Non ci interessa avere ragione, recriminare, inveire.

Non ci interessano nemmeno le scuse e gli scaricabarili. La nostra gente vuole solo avere libero accesso ai suoi diritti. E per averli tanta altra gente deve mettersi in testa di fare il proprio dovere. Fino in fondo, senza lasciarsi ingannare dal colore politico o da interessi privati. Dario è volato via, la lista dei morti di cancro si allunga, l’età si abbassa. E tutto avviene nel giro di pochissimi chilometri.

Bisogna correre ai ripari con uno sguardo limpido, intelligente, onesto, che prenda in considerazione la complessità del dramma e non si fermi al particolare. Magari un particolare di poco conto per spostare l’attenzione.

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