cronaca

Previdenza: I calcoli sui rimborsi (possibili) Risarcimento medio di 1.800 euro

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Una vera e propria tagliola si è abbattuta negli ultimi quattro anni su 5,5 milioni di pensionati. Le pensioni oltre i 1.400 euro (lordi) sono state congelate dal 2012 dal governo Monti, e per ben due anni non sono state adeguate al caro vita. Il blocco del 2012 e del 2013, inoltre, comporta una perdita che si ripercuote per decenni e sterilizza gli effetti moltiplicativi degli adeguamenti (niente aumenti sugli adeguamenti). E bisogna anche tenere conto che dal 1992 tutte le rendite sono agganciate solo all’inflazione (e in modo parziale). In vent’anni, insomma, gli assegni Inps hanno visto praticamente evaporare il loro potere d’acquisto. Si stima che con il blocco della rivalutazione degli assegni, il provvedimento bocciato dalla Corte costituzionale, ai pensionati sono stati sottratti 9,7 miliardi, pari ad una perdita media pro-capite di circa 1.800 euro. Nel biennio 2012-2013, come già detto, l’adeguamento delle pensioni è stato bloccato per importi superiori a tre volte il trattamento minimo, ovvero circa 1.400 euro lordi. Nel biennio 2014-2015 invece l’adeguamento è stato sull’intero importo della pensione con una percentuale del 100%, ma solo per tutti quelli che hanno un assegno fino a tre volte il minimo, mentre è diminuito per le altre categorie d’importo dallo 0,95% fino allo 0,40%.


L’indicizzazione

Da diciassette anni è in vigore un meccanismo che, in linea generale, prevede l’indicizzazione piena solo per le quote di pensioni più basse e una parziale per le quote superiori.
2011: si torna alla situazione del 2007: 100% del costo vita sulla quota di pensione fino a 3 volte il minimo (fino a 1.383 euro mensili); 90% sulla quota compresa tra 3 e 5 volte il minimo (da 1.383 a 2.305 euro); 75% sulla quota superiore a 5 volte il trattamento (da 2.305 euro).
2012-2013: il governo Monti, con la manovra «salva Italia» di fine 2011, blocca la perequazione per le rendite d’importo superiore a 3 volte il minimo per gli anni 2012 e 2013: indicizzazione al 100% del costo vita sulla quota di pensione fino a 3 volte il minimo (fino a 1.406 euro mensili del 2012 e 1.443 del 2013); nessuna rivalutazione oltre 3 volte il minimo.
2014-2015: indicizzazione al 100% del costo vita sulla quota di pensione fino a 3 volte il minimo (fino a 1.500 euro lordi mensili); 95% sulla quota di pensione compresa tra 3 e 4 volte il minimo (tra 1.550 e 2.000 euro). 75% sulla quota di pensione compresa tra 4 e 5 volte il minimo (tra 2.000 e 2.500 euro); 50% sulla quota di pensione superiore a 5 volte il minimo (tra 2.500 e 3.000) e 40% le pensioni oltre 6 volte il minimo.

I rimborsi
Secondo i dati Istat, il blocco 2012-2013 ha toccato circa sei milioni di persone con una pensione superiore ai 1.443 euro mensili lordi. La quota maggiore è costituita da pensionati tra i 1.500 e i 1.999 euro (17,4% del totale) e tra 2 mila e 3 mila euro (13,7%). Quello che ora dovrà essere calcolato dal Tesoro e dall’Inps è quanto dovrà essere rimborsato a questi pensionati. Si valuteranno le motivazioni della sentenza ed il conseguente impatto sulla finanza pubblica. Una cosa è certa: se il blocco è illegittimo, i pensionati che per due anni, quando l’inflazione era rispettivamente al 3% (2012) e all’1,2% (2013), non hanno avuto l’adeguamento, ora dovranno riceverlo. Ipotizzando un pensionato «tipo» che al dicembre del 2011 riscuoteva 2.000 euro lordi, a gennaio 2012 la sua pensione sarebbe dovuta salire a 2.054 euro. Pertanto, per l’anno 2012 avrebbe diritto ad un rimborso di 704 euro. A gennaio 2013 la sua pensione, regolarmente adeguata nel 2012 (2.054 euro), avrebbe dovuto godere di un aumento di 59 euro portandosi a 2.113 euro. Per il 2013 dovrebbe ottenere un rimborso di 1.469 euro. In tutto, il risarcimento si traduce in 2.173 euro lordi, 1.739 netti. (Corriere)

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