cronaca

Portavoce Stato islamico: 'uccidete tutti', anche i civili

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

"Uccidete i miscredenti nei loro letti", che siano americani o europei, in particolare "gli sporchi e malefici francesi", così come gli australiani e i canadesi, o "qualsiasi altro miscredente", soprattutto quelli appartenenti "ai Paesi della coalizione contro lo Stato islamico". Continua la campagna mediatica degli islamisti, che proprio ieri hanno diffuso l'ultimo appello in cui invitano a uccidere infedeli e miscredenti "in qualunque modo" e di attaccare anche "i civili". A lanciare il messaggio di guerra è il portavoce dello Stato Islamico (SI) Abu Mohammad al Adnani, che in un video di 42 minuti postato in rete invita al jihad mescolando riferimenti religiosi e politica internazionale. Intanto dall'Europa arriva un nuovo attestato di solidarietà e vicinanza ai cristiani irakeni, vittima come altre componenti del Paese - sciiti, curdi, turcmeni e gli stessi sunniti - della follia islamista. Il movimento cattolico Pax Christi chiede di "non dimenticare l'Iraq" e sostenere l'opera della Chiesa locale a favore di profughi e sfollati.

Il portavoce del movimento terrorista che ha conquistato ampie porzioni di Iraq e Siria, fondando un Califfato in cui vige la sharia, parla di "campagna finale dei crociati" ma avverte che saranno "i soldati dello Stato islamico a condurre l'attacco". Egli annuncia che "conquisteremo la vostra Roma, faremo a pezzi le vostre croci, ridurremo in schiavitù le vostre donne". Al Adnani definisce il presidente Usa Barack Obama "servo degli ebrei e vigliacco", quindi invita i sunniti a non aderire alla coalizione e a non fornire uomini né mezzi.

Il portavoce del Califfato esorta a uccidere "militari e civili" e, in risposta alle condanne delle autorità religiose musulmane dei giorni scorsi, aggiunge inoltre che "siete autorizzati a farlo, non è peccato". Infine, usando i termini cari alla propaganda di al Qaeda chiede di colpire anche con armi improprie o rudimentali: "spaccate la testa con un sasso, tagliate la gola con un coltello, strozzate o avvelenate...", perché chiunque secondo questa logica può essere strumento del jihad, non solo l'infiltrato ma pure il semplice "simpatizzante".

Nel mirino degli estremisti islamici vi è anche la Francia e i suoi cittadini, in seguito alla decisione dell'Eliseo di unirsi agli attacchi aerei della coalizione colpendo, fra i primi obiettivi, un centro logistico dello SI nel nord-est dell'Iraq. E proprio dalla Chiesa di Francia arriva l'ultimo, in ordine di tempo, attestato di forte solidarietà alla minoranza cristiana. In un comunicato a firma di mons. Marc Stenger, vescovo di Troyes e presidente di Pax Christi, si rinnova l'invito a "non dimenticare l'Iraq". Il prelato sottolinea il lavoro di "sensibilizzazione" dell'opinione pubblica francese sulla "tragica situazione" dei cristiani e di altre minoranze; tuttavia, è necessario "rimanere vigili" per sostenere i "perseguitati" rimasti in patria e "accogliere" gli esuli.

Il presidente di Pax Christi, movimento internazionale cattolico nato in Francia nel 1945, ricorda il messaggio di "speranza cristiana" più volte rilanciato dal patriarca caldeo mar Louis Raphael I Sako, pur a fronte di una realtà drammatica. Esso non consiste in una "parola vuota", avverte il prelato, ma si deve tradurre in "azioni concrete"; fra queste la formazione di "organizzazioni cristiane competenti", che siano in grado di "analizzare la situazione e le conseguenze", oltre che proporre "piani per l'avvenire". "È compito di Pax Christi - sottolinea il presidente - e di altri organismi, fornire il proprio sostegno a queste organizzazioni".

Mons. Stenger chiede di adottare un inventario delle famiglie di sfollati e le perdite subite, perché possano beneficiare di risarcimenti adeguati, rispondere alla sfida educativa per evitare il pericolo di "una generazione non istruita". Infine, il prelato avverte che non basta l'intervento per sconfiggere gli islamisti sul piano militare, ma "bisogna costruire" e per questo è oggi ancor più necessario "sostenere l'Iraq" e il suo futuro, perché "è in gioco anche la pace e il futuro di tutto il mondo". (Asianews)

 

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