cronaca

Pena di morte nel mondo: spesso le esecuzioni sono segrete. Poca trasparenza negli atti.

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

I boia hanno ripreso a lavorare, ma nell'ombra. Nessun paese sembra più orgoglioso di applicare la pena di morte e anche se l'abrogazione è un passo difficile, soprattutto quando l'opinione pubblica è immatura o nutrita per anni da logiche del taglione, in linea di massima il numero dei paesi mantenitori è in calo. Nel 2013 le esecuzioni sono state più dell'anno precedente (4106 contro 3967), secondo i dati del rapporto annuale di Nessuno Tocchi Caino. 



Le nazioni più forcaiole sono in genere quelle dove i diritti umani vengono calpestati, in nome di un'ideologia o di una lettura radicale della religione: stiamo parlando di Cina (con una stima di circa tremila esecuzioni, in calo), Iran (almeno 687, in robusto aumento), Iraq (172, cifra record dai tempi dell'invasione Usa), Arabia Saudita (78, in gran parte decapitazioni). In genere si tratta di impiccagioni o fucilazioni, non risultano lapidazioni se non quelle "fuori legge" effettuate in Pakistan da corti tribali o in Siria dai jihadisti dell'Isis. Aumentano anche le escuzioni di persone che al momento del fatto attribuito non avevano ancora 18 anni: sono almeno 13, fra Iran , Arabia Saudita e Yemen, mentre nei primi mesi del 2014 sono state 11 le esecuzioni di minori in Iran. 



Ma accanto a questi paesi, l'attenzione dei rilevatori si è fermata a sottolineare le condizioni di poca trasparenza usate da alcuni paesi occidentali nell'applicazione della pena capitale: si parla di Giappone e soprattutto di Stati Uniti. L'apparato giudiziario americano è stato messo in difficoltà dal rifiuto europeo di fornire i prodotti chimici necessari per l'inieizione letale. Il "no" della Ue è stato imitato anche da diverse aziende, che temono un boicottaggio generalizzato dei loro prodotti, e rinunciano volentieri a vendere in Usa quantità poco significative dei componenti che vengono utilizzati per l'iniezione letale. Va da sé che le difficoltà di approvvigionamento del sistema di morte sono un risultato della mobilitazione dei militanti e della diffusione delle notizie: su questo tema il dibattito nei paesi democratici è aperto, e non ci si può nemmeno immaginare di tornare al segreto assoluto.



La segretezza è una regola in molti paesi illiberali: Cina, Vietnam, Bieloriussia, Iran , Iraq, Egitto, Corea del Nord, Malesia, Siria, Sud Sudan. Negli Usa undicistati (su 32 che ancora adoperano l'iniezione letale)  hanno adottato norme che prevedono il segreto sui chimici adoperati. Ma questa segretezza "salta" quando l'esecuzione diventa un disastro, con il condannato che muore di morte lenta fra sofferenze indicibili: è successo in Oklahoma lo scorso aprile per Clayton Lockett, morto 43 minuti dopo l'inizio dell'esecuzione. Un risultato che persino Barack Obama ha definito "profondamente preoccupante".La Repubblica

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