cronaca

La scuola più degradata d’Italia? E' a Caserta, soffitti bucati con il trapano per evitare crollo

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Ad un certo punto hanno preso il trapano e hanno bucato il soffitto. E, quindi, all’istituto tecnico industriale Caso di Piedimonte Matese, provincia di Caserta, 360 ragazzi vanno a scuola con i soffitti a gruviera e i secchi strategicamente posizionati sotto quando piove. Nelle aule, nei laboratori: i buchi sono ovunque siano necessari. Non c’erano alternative, e in questa scuola lo sanno: qui la sicurezza degli edifici è materia di studio, i ragazzi si iscrivono in tanti per imparare che cosa c’è dentro un muro, quello che si deve fare per renderlo indistruttibile, ma anche che cosa accade se in una parete per anni si infiltra dell’acqua. «L’acqua gonfia le pareti, ossida l’acciaio del cemento armato e indebolisce la struttura finché l’edificio crolla», spiega Giovanni Della Paolera, insegnante e addetto alla prevenzione e protezione dell’istituto. Per evitare il disastro si deve eliminare la causa dell’infiltrazione, imparano in classe.
Se la causa non viene eliminata e per anni l’acqua continua ad entrare, non resta che farla uscire da qualche altra parte, hanno pensato i responsabili di questa scuola che occupa il poco meritorio ultimo posto nella classifica contenuta nel XII Rapporto di Cittadinanzattiva su sicurezza, qualità ed accessibilità negli edifici scolastici. È la più degradata delle scuole prese in esame dall’associazione (il video sul sito www.lastampa.it). Se non ci fosse in gioco la sicurezza di 360 studenti e studentesse - oltre a insegnanti, addetti di segreteria, bidelli e dirigente scolastico - sarebbe un laboratorio permanente perfetto, un luogo dove mettere immediatamente in pratica le nozioni apprese.



Burocrazia 

Seconda lezione: anche le migliori idee possono essere sconfitte dalla peggiore burocrazia. Il cancello, ad esempio. Da anni non ha una serratura. Ogni sera l’ultimo ad uscire chiude con una catena, tagliarla non è difficile, entrare a rubare nemmeno. «Perché non c’è serratura? L’istituto è di proprietà della Provincia: da anni, nonostante le segnalazioni, il problema è ancora qui», risponde Della Paolera. Hanno provato a risolverlo loro, creando un’apertura elettrica. «E’ perfettamente a norma ma, se nessuno viene a collaudarla, non possiamo metterla in funzione», spiega l’insegnante. E, quindi, apertura a mano, chiusura con catena e rischi annessi. Terza lezione: i problemi vanno risolti subito, altrimenti diventano montagne insormontabili. Per seguire questa lezione bisogna salire ai piani più alti della scuola, dove il disastro dei tetti appare in tutta la sua devastazione: una collezione di chiazze di guaina staccata e rattoppi non molto riusciti. Se non c’è la guaina l’acqua è libera di scendere.
Questo, almeno, è quello che si impara in una lezione normale. Al tecnico di Piedimonte Matese hanno capito anche qualcos’altro: se la guaina si stacca andrebbe rimossa in fretta invece di essere lasciata sul tetto per evitare che il vento la faccia volare ovunque. Il giardino dell’istituto, infatti, è una discarica di pezzi di copertura che sono lì da più di tre anni e uno dei laboratori da due mesi ha i vetri rotti da alcuni pezzi di copertura trascinati giù da una bufera arrivata a marzo. 



Problemi irrisolti 

Se poi si chiede perché i problemi non vengono risolti subito, le riposte sono quelle tipiche dei luoghi della pubblica amministrazione italiana. «Le guaine sono materiale pericoloso, devono essere smaltite con particolari criteri da ditte specializzate e certificate», risponde il dirigente scolastico, Domenico Nicolino. Ditte così specializzate che trovarne una è un’impresa disperata. «I tecnici della Provincia arrivano anche, ma non intervengono mai decentemente. Alcuni rotoli usati per la copertura sono adatti a temperature più alte di quelle che ci sono a Piedimonte. Con il passare del tempo, quindi, si spaccano». E, comunque, «arrivati a questo punto i problemi sono talmente gravi che non si risolvono con interventi minimi», avverte Della Paolera.
Ci vorrebbero lavori strutturali, da qualche parte giace un progetto che prevedeva un finanziamento di 400 milioni per rimettere a posto l’intera struttura ma nel 2013 la zona è stata colpita da un terremoto. Non ha provocato danni gravi all’istituto ma ha bloccato i fondi. Nessuna traccia anche delle risorse messe in campo dal governo Renzi con le «Scuole sicure»: per il tecnico di Piedimonte nessuno ha fatto domanda. E, quindi, i 360 studenti vanno a scuola con i buchi nel soffitto, l’acqua nelle aule e la discarica di guaine in giardino. Anche questa è una lezione.   (Flavia Amabile - La Stampa)

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