cronaca

'Voglio bere' le prime parole al risveglio del ragazzo salvato dopo 42 minuti sott'acqua

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

E adesso che dalla finestra della Terapia intensiva neurologica, al terzo piano, può finalmente entrare la luce, dopo un mese trascorso nella rianimazione cardiochirurgica che si trova nei locali interrati, Michi si rende conto dell’alternarsi del giorno e della notte, con le ore che trascorrono troppo lente, ma senza più essere attaccato a nessuna macchina. Dal 24 aprile, quando è rimasto impigliato sott’acqua per 42 minuti dopo un tuffo nel Naviglio, il giovane (che i medici chiamano con affetto bambino) è all’ospedale San Raffaele. Michi, 15 anni a settembre, aveva una possibilità su un milione di sopravvivere e ora che ce l’ha fatta non pensa ad altro che alla data delle dimissioni. Saranno mercoledì. L’aspetteranno almeno due mesi di riabilitazione neurologica a Bosisio Parini, vicino a Lecco. «Ma ha dimostrato di essere speciale, lo dice la sua storia fin qui - sorride mamma Lela, sempre al suo fianco -. Michi ha avuto voglia di vivere e di continuare il suo percorso».

Il (lento) risveglio

Il letto è in un open space , diviso dagli altri da paraventi bianchi. Lela, di origine tedesche e una fede in Dio che l’ha sostenuta anche nei momenti più bui, oggi è felice e orgogliosa della ripresa del figlio: «Parla ancora con scioltezza quattro lingue, con gli infermieri scherza in italiano, tedesco, inglese e spagnolo». Il risveglio però è stato lento e graduale. Gli stessi medici, ora sereni ma anche loro increduli davanti a una rinascita che sembrava impossibile, fino a dieci giorni fa erano tormentati da mille interrogativi: «Si è davvero risvegliato - si domandavano - o è solo apparenza?». I ricordi di Lela riaffiorano, ma non senza emozione. Intorno al 20 maggio contro ogni previsione e a dispetto di ogni manuale scientifico, grazie soprattutto all’intuizione di attaccarlo all’Ecmo, la macchina che si sostituisce al cuore e ai polmoni e permette la circolazione extracorporea, Michi inizia il suo dialogo con la mamma. È una comunicazione fatta inizialmente di gesti e sguardi, un colloquio del cuore, senza parole, che solo una madre e un figlio possono intrattenere. «Ci siamo subito capiti al volo - si commuove Lela -. Così l’ho potuto confortare. Le sue paure? Preferisco tenerle per me». Poi la svolta definitiva. Una strada verso la guarigione - assicurano i medici guidati dal primario di Rianimazione Alberto Zangrillo - da cui non si torna indietro.

Cuffie e musica house

«Ich habe Durst und wuerde gerne trinken»: l’incubo di Michi finisce con una frase in tedesco che significa «Io ho sete, vorrei bere». È un momento che Lela non dimenticherà mai. «Anche adesso ci parliamo prevalentemente in tedesco - racconta -. E per me è una prova importante della sua lucidità mentale (tutt’altro che scontata per uno che è rimasto senza respirare per 42 minuti, quando dopo 25 minuti normalmente i danni cerebrali sono irreversibili, ndr). Vuol dire che le capacità neurologiche sono buone, anche se sono consapevole che sarà necessaria una lunga riabilitazione. Dobbiamo ancora aspettare a lungo, ma è già il Michi di sempre». Il sogno di mamma Lela adesso è di sedersi sul divano di casa con il figlio e guardarsi insieme un film: ma è ancora presto per decidere il titolo e poi poco importa. Nel frattempo Michi per combattere contro il tempo che non passa mai s’infila le cuffie e ascolta i Two Fingerz. La musica house gli serve anche per dormire. E per tenergli compagnia i suoi compagni del liceo scientifico alle porte di Milano hanno inciso un cd: ognuno gli ha dedicato un messaggio, un in bocca al lupo, l’augurio di tornare il prima possibile. Tutti lo aspettano. «Non siamo noi quelli che inseguono i sogni - cantano i Two Fingerz -. Abbiamo solo bisogni e non abbiamo tempo da perdere». Il sogno di Michi invece, quello di tornare a vivere, è stato alla fine più forte di tutto. La Stampa - Simona Ravizza

Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.

Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA