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Unicef: Le sofferenze dei bambini nel mondo per guerre, catastrofi naturali e povertà

Redazione Ansa - UFFICIO STAMPA UNICEF
Pubblicato il 01-12-2017

Bisogna eliminare le disuguaglianze globali per un mondo a misura di bambino - SABATO A TG1 DIALOGO

Negli ultimi decenni la situazione dell’infanzia nel mondo è certamente migliorata. Il tasso di mortalità infantile sotto i 5 anni di età, per esempio, non è mai stato così basso: 9,9 milioni di bambini nel 2010 contro i 5,6 milioni del 2016. Potrebbe essere considerata una bella notizia, se volessimo considerare solo il numero e non ci soffermassimo a guardare l’enorme sofferenza che ancora affligge milioni di bambini.

Accanto ai 5,6 milioni di bambini che sopravvivono oltre il 5° anno di età, nel mondo ben535 milioni di minori, praticamente un bambino su 4, vive in paesi colpiti da emergenze.

Nel 2016 la vita dei più piccoli è stata messa seriamente in pericolo da catastrofi naturali ed epidemie: ad Haiti, a causa dell’uragano Matthew – il più potente nei Caraibi degli ultimi dieci anni – 175.000 persone sono sfollate e oltre 80.000 hanno bisogno di aiuti salva vita.

L’alluvione che ha colpito la Sierra Leone nell’agosto scorso ha spazzato via interi villaggi, colpendo circa 6.000 persone di cui si stima che quasi la metà siano minori. Le vittime sono state più di 100 solo tra i bambini. Senza contare le epidemie, alcune facilmente prevenibili, che stroncano le vite dei più piccoli proprio perché più vulnerabili. Quest’anno il colera è tornato a colpire migliaia di persone, provocando 2.000 morti in Yemen e diffondendosi molto rapidamente nei campi profughi Rohingya in Bangladesh: qui i bambini vivono in condizioni estreme, costretti a dormire sul fango, in baracche di bambù e plastica, a scavare intere giornate per cercare acqua o a mettersi in fila per ricevere l’unico pasto del giorno da associazioni umanitarie sul campo.

Ma i bambini continuano a soffrire anche a causa della guerra e della violenza diffusa: la furia di Boko Haram in Nigeria ha causato lo sfollamento di 1 milione di bambini, ha provocato la distruzione di 1.400 scuole di cui oltre la metà nello Stato di Borno. Come UNICEF abbiamo denunciato più volte il terribile aumento di bambini utilizzati da Boko Haram come “bombe umane” nel nord-est della Nigeria: è una situazione agghiacciante, che vede coinvolte soprattutto le ragazze e provoca grande insicurezza tra i civili.

Anche in Iraq, benché quest’anno Mosul sia stata liberata, i combattimenti con l’ISIS continuano nei governatorati di Ninewa, Anbar, Kirkuk, con attacchi nella stessa Baghdad, specialmente contro i civili nelle aree dei mercati. I bambini sfollati sono arrivati a 1,5 milioni: molti di loro non hanno accesso al cibo e all’acqua: il 7% risulta affetto da malnutrizione acuta.

Così come in Yemen, dove a due anni dall'inizio del conflitto, i bambini e le loro famiglie sono costretti a ricorrere a misure di sopravvivenza sempre più estreme, mangiando molto meno, scegliendo cibo meno nutriente o, addirittura, saltando i pasti. Quasi mezzo milione i bambini che soffrono di malnutrizione acuta grave, un aumento del 200% dal 2014; circa l'80% delle famiglie ha debiti e metà della popolazione vive con meno di 2 dollari al giorno. È una delle più grandi emergenze per la sicurezza alimentare e la malnutrizione al mondo.

A rendere questo quadro ancora peggiore c’è l’emergenza rifugiati e migranti:50 milioni di bambini sono coinvolti nelle migrazioni a livello mondiale, 28 milioni dei quali sono stati sfollati a causa di conflitti. Molti di loro devono affrontare viaggi infernali e diventano presto vittime di sfruttamento e prostituzione. A livello globale il 28% delle vittime della tratta di esseri umani sono proprio bambini. Conosciamo bene queste vittime perché sono quelle che passano per il nostro stesso Paese: il rapporto OIM-UNICEF basato sulle interviste condotte con 22.000 migranti in Italia, Grecia, Bulgaria, Ungheria, Serbia Slovenia e l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia ha mostrato come due terzi dei migranti che hanno viaggiato attraverso la Libia hanno riportato alcune forme di sfruttamento.

Oltre il 90% di tutti gli episodi di sfruttamento avvenuti lungo la rotta del Mediterraneo Centrale sono avvenuti in quel paese. I bambini migranti e rifugiati rimasti in Libia per oltre un mese, hanno dichiarato che il loro soggiorno in quel paese è stata la parte più traumatizzante del loro viaggio: stupri, violenza, detenzione forzata e qualunque tipo di abuso erano per loro pane quotidiano.

Queste persone fuggono da problemi reali, che fingiamo di non vedere: la fine della guerra, della violenza diffusa, così come della carestia e della siccità esasperate dai cambiamenti climatici sono gli unici interventi su cui la comunità globale dovrebbe concentrarsi per alleviare le sofferenze dei bambini in tutto il mondo. Sono battaglie difficili da affrontare, perché prevedono un impegno a lungo termine ma sono le uniche azioni praticabili se vogliamo rendere questo mondo un po’ migliore di come lo conosciamo. Un mondo senza disuguaglianze globali, a misura di bambino. (Andrea Iacomini - Portavoce Unicef Italia)

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