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Una Messa speciale ad Amatrice, intervista a Vania De Luca

Redazione online
Pubblicato il 06-03-2017

Si tratta di una iniziativa della comunità di Voceto, una delle 74 frazioni di Amatrice, dove vivono adesso soltanto due o tre piccoli nuclei familiari

D: Cara Vania De Luca sono passati tanti mesi, eppure ogni volta che ti vedo leggo il dolore nei tuoi occhi, hai un grande affetto sia per le persone che per i luoghi vero ? Parliamo di Amatrice dove avevi una casa. Mi raccontavi di una Messa celebrata in una stalla,  mi spieghi meglio ?


R: Si tratta di una iniziativa della comunità di Voceto, una delle 74 frazioni di Amatrice, dove vivono adesso soltanto due o tre piccoli nuclei familiari perché gli altri sono andati via, dove è rimasto solo un gruppo di macerie, neve alta, tutta zona rosa. Queste persone si tengono in contatto fra loro e anche con un gruppo di residenti in zona e di persone che avevano la seconda casa, via WhatsApp, fanno circolare notizie e fotografie e hanno desiderato per molto tempo ritrovarsi per una Messa. La piccola Chiesa di  Santa Sabina è tra gli edifici quasi completamene distrutti, la statua della santa con quella della madonna sono state portate via assieme agli arredi sacri, ma è stata predisposta una stalla che è diventata, Domenica 29 scorso, il  luogo per la Messa che la comunità desiderava celebrare insieme dopo il terremoto. Don Luigi, 84 anni, il parroco di tutte le frazioni, quello che in estate teneva il filo di queste piccole comunità, ha celebrato nella stalla, costruita in maniera mobile con i piloni di metallo ed un grande tendone.
Tutto il paese era riunito, il parroco per l’emozione di ritrovarsi finalmente insieme per la celebrazione e poi per la merenda, aveva anche dimenticato gli arredi, per cui l’ostia è stata sostituita dal pan carré i calici sono stati sostituiti con due bicchierini per il liquore, ma la comunità si è ritrovata ed è significativo che si sia ritrovata in questo luogo che posso dire essere l’unico luogo produttivo ormai vivo, questa stalla che ha trenta mucche e tra l’altro con i soldi raccolti dalla comunità di Voceto è stata rifatta una parete che era crollata, perché i soldi pubblici ritardavano e prima dell’inverno la riparazione andava fatta se no le mucche non sarebbero sopravvissute al freddo che poi abbiamo visto arrivare, è stata comprata anche una piccola mungitrice perché anche gli strumenti di lavoro erano stati danneggiati, l’ha donata l’Associazione Santina Zucchinelli . La presenza delle persone lì è il simbolo della voglia di non far morire questi luoghi . E’ un enorme sacrificio rimanere lì adesso in inverno con la neve, so per esempio che dalla stalla alla casetta mobile di una coppia di contadini che vivono nel loro giardino,  con la neve così alta, Antonio, il ragazzo che tiene le mucche, ha scavato nella neve per arrivare fino alla porta di questo nucleo e farli uscire perché erano bloccati dentro. Una cosa molto bella infatti è il senso di fraternità , di solidarietà per cui le persone si sentono, mangiano insieme, la domenica si ritrovano perché questo li aiuta ad andare avanti.



D. Una prova di questa solidarietà  ce la raccontavi poco fa quando menzionavi una sig.ra ultranovantenne molto amata di Voceto.

R.: Sì a piazza San Pietro di Voceto, la Sig.ra Lina, ultranovantenne era rimasta in casa dopo la scossa del 24 di Agosto, non poteva muoversi e ci si domandava se andare a prenderla o no perché la scala di casa era pericolante,  ma il paese si è praticamente ribellato, “ Si va a prendere la Sig.ra Lina”, quindi i vigli del fuoco sono entrati  ed è stata portata al sicuro a Rieti in una casa di riposo dove poi si è spenta poco tempo fa. Una signora molto amata .



D. Ci descriveresti lo stato d’animo attuale delle persone ?  Che sensazioni hai quando sei con loro ?

R. Guarda la sensazione che ho è di una solidarietà che viene sentita perché anche se l’attenzione nei confronti di queste comunità non è mai venuta meno in questi mesi, di concreto ancora non si è mosso gran che, probabilmente è anche presto perché con la neve come fai a ricostruire, perché con le scosse che continuano come fai a creare i cantieri, perché ci sono tante macerie da portar via, case pericolanti  che vanno buttate giù, probabilmente un lavoro lento e faticoso ci vorranno i tempi che ci vorranno. Quello che sento è che questa comunità vuole tornare a vivere, nessuno può pensare che possa continuare a vivere come prima, nessuno può pensare che gli affreschi medievali delle chiesette di queste piccole frazioni possano tornare al loro antico splendore, lì per mantenere il forte legame comunitario il senso della fraternità fra le persone per mantenere tutto questo occorre pensare a qualcosa di diverso tenendo presente la specificità d questo territorio, facendo in modo che le persone non si sentano abbandonate, parliamo di contadini, piccole imprese, pastori fattori, imprese manifatturiere, familiari, ecco che tutto questo non si perda, non muoia, perché anche in queste piccole tradizioni c’è il legame con il territorio c’è la bellezza di questi posti.



D: Ci vuoi dire qualcosa sul sacerdote che ha celebrato la messa ?

R: Don Luigi è molto apprezzato e stimato da tutti, ha più di ottant’anni ed è instancabile, nel girare le frazioni, nel celebrare la messa per le comunità aiutando anche a mantenere i legami fra le diverse generazioni .

Grazie, Vania

Annamaria Puri Purini

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