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UN CANCELLO E UN PORTELLONE

Enzo Fortunato ANSA
Pubblicato il 31-01-2019

Proprio oggi, festa di san Giovanni Bosco, si chiuderanno i cancelli del Cara di Castelnuovo di Porto.  Nel giorno di Don Bosco, l’uomo che tanto si era preoccupato dei giovani da predicare che, prima di ogni legge, c’è la legge del cuore.

Una legge di umanità travolta da una strategia politica feroce e disumana. Ed è paradossale che le catene che da oggi chiuderanno quei cancelli, invece di unire, spezzeranno i legami che questa gente aveva instaurato con il territorio, con gli amici, con i compagni di scuola e di squadra. 

Più a sud, nel porto di Catania, si sta invece aprendo il portellone da dove scenderanno i 47 migranti ostaggio delle trattative tra Italia e Unione europea. Dopo una lunga ed estenuante trattativa, questi uomini, queste donne, questi bambini saranno distribuiti in Europa, secondo una logica politica: ci interessa anzitutto il luogo dove spedirli, come se fossero pacchi avvelenati, e non uomini di cui prendersi cura.

La nostra  è un’umanità smarrita, a brandelli, a pezzi, che fa dire a tanti “ci vergogniamo di essere italiani”. E pensare che il nostro Paese, su diritti umani ed accoglienza, era leader e creava mentalità, metodologie e pedagogie innovative. In altre parole, una cultura nuova. 

Nonostante questo, vogliamo ancora credere che l’umanità possa ricominciare a camminare per le nostre strade e abitare le nostre case. E, con Francesco d’Assisi, dico a me, a noi, ai governanti: “Quanto l’uomo vale davanti a Dio, tanto vale e non di più.

Come a dire, dobbiamo rispondere alla nostra coscienza di credenti con la consapevolezza di un Dio che è Padre. Non solo di una parte di umanità, ma di tutta quanta.

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