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Tfr subito: in busta paga 55 euro in più con 1.500 euro lordi

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Dal primo gennaio 55 euro in più in busta paga per chi guadagna 1.500 euro lordi al mese. Questa la posta messa sul piatto dal premier Matteo Renzi. Attenzione: si tratta di soldi che sono già dei lavoratori. Parliamo della liquidazione maturata ogni anno. Risorse che il dipendente mette materialmente in tasca solo quando esce dall’azienda. Almeno così è andata finora. Perché il governo - come ha ribadito il premier nella Direzione pd - lavora perché il Tfr possa essere inserito nelle buste paga attraverso un protocollo tra Abi, Confindustria e governo già dal primo gennaio 2015.


La stima del vantaggio che il lavoratore medio potrebbe avere in busta ogni mese (i 55 euro) viene da Alberto Brambilla, esperto di previdenza e sottosegretario al Welfare dal 2001 al 2005. Sua la riforma della previdenza integrativa (legge 252/2005). «Così affossiamo il sistema dei fondi pensione che già in Italia non è decollato come in altri Paesi», è la prima obiezione di Brambilla. Ma l’ostacolo sarebbe anche un altro: «Oggi ogni anno gli italiani maturano Tfr per un valore di circa 25 miliardi. Di questi, 5,2 vanno ai fondi pensione. Altri 6 all’Inps. Circa 14 si fermano nelle casse delle piccole imprese - fa il punto Brambilla -. Se il premier vuole dare subito il 50% del Tfr ai lavoratori, allora si creerà un buco da 3 miliardi l’anno nelle casse dell’Inps che andrà coperto».



Ma le prime avversarie sono le imprese. «Se l’intenzione è far chiudere decine di migliaia di piccole aziende che stanno resistendo stremate alla crisi siamo di fronte alla misura perfetta», è l’ironia amara di Giorgio Merletti, presidente di Rete imprese Italia e Confartigianato. L’argomento trova voci attente anche nella maggioranza. «Il Tfr in busta paga? Una misura da studiare bene perché rischia di mettere in difficoltà le nostre piccole e medie imprese», osserva l’economista e senatore pd Carlo Dell’Aringa. Per finire, c’è una questione legata alla previdenza. Sollevata da Brambilla ma anche da Maurizio Del Conte, giuslavorista della Bocconi di Milano: «Il Tfr serve a fornire una sicurezza in più al lavoratore che esce dall’azienda. Dare i soldi subito vuol dire smettere di guardare al futuro». Una voce positiva si leva invece da Italia Unica: «Apprezziamo che la nostra proposta trovi ora accoglienza dal premier - ha detto ieri Corrado Passera - seppure con troppi chiaroscuri».
Corriere della Sera

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