Tfr subito: in busta paga 55 euro in più con 1.500 euro lordi
Dal primo gennaio 55 euro in più in busta paga per chi guadagna 1.500 euro lordi al mese. Questa la posta messa sul piatto dal premier Matteo Renzi. Attenzione: si tratta di soldi che sono già dei lavoratori. Parliamo della liquidazione maturata ogni anno. Risorse che il dipendente mette materialmente in tasca solo quando esce dall’azienda. Almeno così è andata finora. Perché il governo - come ha ribadito il premier nella Direzione pd - lavora perché il Tfr possa essere inserito nelle buste paga attraverso un protocollo tra Abi, Confindustria e governo già dal primo gennaio 2015.
La stima del vantaggio che il lavoratore medio potrebbe avere in busta ogni mese (i 55 euro) viene da Alberto Brambilla, esperto di previdenza e sottosegretario al Welfare dal 2001 al 2005. Sua la riforma della previdenza integrativa (legge 252/2005). «Così affossiamo il sistema dei fondi pensione che già in Italia non è decollato come in altri Paesi», è la prima obiezione di Brambilla. Ma l’ostacolo sarebbe anche un altro: «Oggi ogni anno gli italiani maturano Tfr per un valore di circa 25 miliardi. Di questi, 5,2 vanno ai fondi pensione. Altri 6 all’Inps. Circa 14 si fermano nelle casse delle piccole imprese - fa il punto Brambilla -. Se il premier vuole dare subito il 50% del Tfr ai lavoratori, allora si creerà un buco da 3 miliardi l’anno nelle casse dell’Inps che andrà coperto».
Ma le prime avversarie sono le imprese. «Se l’intenzione è far chiudere decine di migliaia di piccole aziende che stanno resistendo stremate alla crisi siamo di fronte alla misura perfetta», è l’ironia amara di Giorgio Merletti, presidente di Rete imprese Italia e Confartigianato. L’argomento trova voci attente anche nella maggioranza. «Il Tfr in busta paga? Una misura da studiare bene perché rischia di mettere in difficoltà le nostre piccole e medie imprese», osserva l’economista e senatore pd Carlo Dell’Aringa. Per finire, c’è una questione legata alla previdenza. Sollevata da Brambilla ma anche da Maurizio Del Conte, giuslavorista della Bocconi di Milano: «Il Tfr serve a fornire una sicurezza in più al lavoratore che esce dall’azienda. Dare i soldi subito vuol dire smettere di guardare al futuro». Una voce positiva si leva invece da Italia Unica: «Apprezziamo che la nostra proposta trovi ora accoglienza dal premier - ha detto ieri Corrado Passera - seppure con troppi chiaroscuri». Corriere della Sera
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