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Sul nostro capo risiedono promesse divine

Redazione online google
Pubblicato il 15-12-2017

Possiamo capire in che modo Dio diviene visibile nella nostra vita se comprendiamo che egli si rivela in ciò che è piccolo e insignificante. Così accade nel mattino di Natale con la nascita del Dio bambino nella stalla di Betlemme.Se anche noi osiamo dire sì a ciò che dentro di noi è piccolo e non ancora sviluppato, confidando nella Grazia di Dio nella nostra vita, comprendiamo uno dei modi della rivelazione di Dio.Le nozze di Cana vivono, in realtà, dell'immagine dell'eucaristia così come era celebrata centinaia d'anni prima del cristianesimo nella grande religione di Dioniso, dio del vino. Un dio che muore e risorge, che si manifesta nel mangiare e nel bere, la vita in sé che si conserva oltre la morte. Dio è presente nei doni della vita stessa. Se consideriamo la vita così sacra e noi stessi in essa così indistruttibili, la nostra volontà umana si adegua alla volontà di Dio e questo miracolo della trasformazione di Cana, il sacro matrimonio tra Dio e l'uomo, avviene oggi, nella nostra vita. Se comprendiamo che il potere di Dio nella nostra vita non viene da fuori, non si esplica attraverso ordini e violenza, ma si accende come una luce nel buio che ci affascina e ci guida attraverso la notte, se troviamo Dio in ciò che sta in disparte, non nelle corti dei palazzi, ma in ciò che non appare, e ci prostriamo in adorazione davanti a ciò che è apparentemente tanto insignificante allora comprendiamo il miracolo dei Magi venuti dall'Oriente. Un’altra immagine conclusiva, secondo la Chiesa, è questa scena del battesimo di Gesù nel Giordano. Anche qui il cielo si abbassa per toccare la terra, anche qui ciò che è Umano si eleva in Cristo e tocca il firmamento. E in questo mondo si trovano di fronte il massimo che gli uomini possano produrre, nella figura del Battista, e il massimo della verità valida davanti a Dio, nell'elezione di suo figlio. Io vi battezzo soltanto con acqua, dichiara Giovanni davanti a tutti coloro che lo prendono per il Messia. In ciò che egli fa e ha da proporre vive lo sforzo degli uomini di tutti i tempi di purificarsi il più possibile, di lavarsi e rendersi immacolati, un tentativo quasi disperato di mettere ordine nella nostra esistenza, di dare un indirizzo corretto e giusto alle nostre azioni di chiarire le nostre motivazioni e di perfezionare la nostra persona, l'impegno costante di una infinita toeletta dell'anima, un continuo conciarsi, un incessante esercitarsi e mettersi alla prova. Eppure, per quanto così facendo possiamo purificarci e lavarci, per quanto possiamo cambiare esteriormente, in questo modo nulla comincia veramente a vivere. Abbiamo bisogno di un'altra iniziazione alla vita, di un altro battesimo, per trovare noi stessi e Dio. A ciò non si può accedere attraverso il nostro fare, non si può accedere dal basso, questo è il limite del messaggio di Giovanni, ed egli stesso lo sa, al punto che parla del proprio agire come del lavoro di uno schiavo, impotente e insignificante: «Dopo di me viene qualcuno che ha davvero potere ed è forte», poiché - si dovrebbe aggiungere - toccherà il vostro cuore. «Egli vi battezzerà con lo spirito e il fuoco». Questo è il presagio di una vita che merita di essere vissuta. Nessuno sa che cosa accade in questo momento, ma chiunque lo abbia provato sa percepirlo e non se ne può più separare. E tenterà di esprimerlo proprio con queste metafore: nella sua vita è scoccata una scintilla, improvvisamente si sente animato da entusiasmo, si sa coinvolto, sorretto da un traguardo e da un'idea, da una prospettiva e una passione; improvvisamente egli, che prima gelava tra le sue quattro mura ben riscaldate, si sente pervaso da un calore e da una luce interiore. Non vi è píù alcun dubbio che la vita comincia solo adesso a esistere veramente, così piena di ardore e di amore. Dio stesso accoglie il movimento del nostro cuore che ci porta sulle ali del desiderio, ma non attende la nostra morte: il cielo si apre, e il suo stesso spirito scende su di noi. Vedere il cielo aperto è vedere che, con nostra stessa sorpresa, ci viene donato come realtà ciò che percepivamo come la parte migliore di noi, senza però saperla mai vivere interamente, per paura e sotto il peso ingombrante delle preoccupazioni. Questo è l'inizio di qualcosa di simile al cielo sulla terra, di una felicità immensa, e affinché questa volta lo riteniamo credibile è direttamente una voce dal cielo a dichiarare: «Tu sei il mio figlio diletto, io ti ho prescelto». Percepiremo in noi il battesimo di Gesù nello spirito e nel fuoco esattamente nella misura in cui vedremo sorgere come una luce nella nostra vita la nostra dignità regale. Con tanta fierezza dovremmo poterci considerare e con tanto entusiasmo poter affrontare la nostra vita, non più come una ripulitura di ciò che è troppo sporco, bensì pieni di gioia per la dignità che possediamo. Allora sapremmo finalmente in che modo Dio può avverarsi nella nostra vita e capiremmo tutte le altre immagini: quanto il piccolo sia grande a Betlemme, quanto sia degno di adorazione a Nazaret, quanto l'intera vita, il mangiare e il bere, e infine la morte e la risurrezione, rappresentino un'unica trasformazione per cui ciò che è terreno diventa divino e in tutto ciò comprenderemmo la natura divina della nostra vita e l’infinita grazia di Dio. Per noi è il cielo aperto: questo significa credere in Gesù Cristo e nel suo battesimo. (Eugen Drewermann- Il cielo aperto)

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