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Storie e volti del popolo di Sant'Egidio

Mario Scelzo santegidio.org
Pubblicato il 30-11--0001

“Oggi non celebriamo una Istituzione, ma viviamo un momento di festa che non esclude nessuno”. “Qui è rappresentata tutta Roma, tutte le generazioni: dai bambini agli anziani, romani e romani acquisiti, rappresentanti di tanti paesi culture e religioni”. Con queste parole Marco Impagliazzo, Presidente della Comunità di Sant’Egidio, si è rivolto ai numerosi partecipanti che hanno riempito la Basilica di San Giovanni in Laterano per celebrare il 49° anniversario della Comunità di Sant’Egidio.

Vi rimando al Sito della Comunità  per un racconto dettagliato della serata, corredato dalle foto e dai testi sia del saluto finale di Impagliazzo sia della bella ed affettuosa Omelia di Monsignor Giovanni Angelo Becciu, Sostituto della Segreteria di Stato. 

Dal mio “ruolo” di volontario di Sant’Egidio a partire ormai dal 1994, vorrei provare a far conoscere ai lettori alcuni volti e storie del “Popolo di Sant’Egidio”. I nomi che leggerete sono inventati, e le storie se non vere, verosimili, spero vi siano utili per farvi una idea della vita quotidiana di questa Comunità che opera quotidianamente seguendo il percorso delle tre P tracciato da Papa Francesco nella sua ultima visita a Sant’Egidio: Preghiera, Pace, Poveri.

Solitamente, dopo la Liturgia, il “Popolo” si sposta nell’accogliente porticato del Laterano per un conviviale rinfresco. Chi c’era allora ieri sera in Chiesa ed al rinfresco a San Giovanni?

 



C’era Peppino, di anni 91, “assistito” dalla Comunità ma a sua volta “assistente” e volontario. Peppe che ogni settimana fa il giro degli alimentari del Tiburtino Terzo e si fa regalare i panini che saranno preparati per essere portati ai barboni alla Stazione. Peppe che va a fare la spesa per Luigia che fatica ad uscire di casa e le porta ogni giorno la sua rivista preferita. Peppino che quando entra al Geriatrico Nomentano per far festa con gli ammalati ha già un suo capannello di vecchiette adoranti ad aspettarlo. Dimenticavo, Peppino, barbiere in pensione, che taglia i capelli ai suoi amici per diletto ed in cambio raccoglie offerte per i poveri. (in realtà, Peppino non c’è più da qualche anno, è stato per 15 anni oltre che un mio carissimo amico, un “nonno” adottivo, nonché il mio barbiere di fiducia, se volete leggere la sua storia la trovate sul mio 
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C’erano Nicoletta e Michele, universitari che dividono il loro tempo tra lo studio e la gestione delle docce e della distribuzione dei vestiti del centro di Via Anicia. A vent’anni si pensa al proprio futuro, si viaggia, ma si trova il tempo e la capacità di aiutare chi ha bisogno, anche lavorando con la fantasia e comprando le scarpe per i barboni utilizzando le offerte del Black Friday.

 

C’era Marcantonio: in passato è stato aiutato. Oggi ci aiuta facendo i turni di notte nelle strutture di accoglienza per i senza fissa dimora. Ogni volta che lo vedo gli chiedo dove sarà di guardia stanotte.

 

C’era Mirko, che da bambino della scuola popolare faceva ammattire i volontari che lo seguivano, non voleva studiare e scappava da scuola, ed oggi ha una casa ed un lavoro.

 



C’era Ismael, che abbiamo conosciuto in un periodo buio della sua vita ed ospitato per qualche mese in uno dei nostri dormitori, e che oggi vive fuori Roma, lavora, si è sistemato, ma ci teneva a tornare per rivedere Gianni, Tonino, Guglielmo e gli altri suoi amici.

 

C’era Piergiorgio, che a Catania insieme a tanti giovani opera per rendere più umana e dignitosa l’accoglienza ai migranti.

 

C’era Marco, di ritorno proprio ieri da una missione in Malawi, dove Sant’Egidio sta portando avanti il programma Bravo per l’iscrizione anagrafica dei bambini che non hanno identità e documenti.

 



C’era Aniello, un ragazzo sveglio e vivace ma con un leggerissimo handicap mentale, che oggi è un abilissimo sommelier presso la Trattoria degli Amici, rinomato ristorante nel cuore di Trastevere.

 

C’erano Omar, sua moglie Lara ed i loro figli Sasha e Martin: due anni fa vivevano ad Aleppo, un anno fa nel campo profughi di Lesbo, ora sono in Italia grazie al Progetto dei Corridoi Umanitari.

 

C’era Gianni, pensionato che una volta a settimana cucina per gli anziani della casa alloggio, c’era Ivana che con le sue torte addolcisce la vita dei senza fissa dimora che fanno la doccia al Centro di Via Anicia, c’era Don Michele che oggi è Parroco a Latina, ci sarebbero tante altre storie da raccontare …. c’era un popolo numeroso di “poveri” e “volontari” nel quale chi aiuta si confonde con chi è aiutato.

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