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Sla, nel cervello le prime tracce per diagnosticare la malattia

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Una buona notizia, di quelle che aprono nuovi traguardi. È comparsa su «Neurology», prestigiosa rivista internazionale americana, e rimanda per molta parte a Torino.

Lo studio 

Il tema è la Sla, la Sclerosi laterale amiotrofica protagonista dei media per le secchiate ghiacciate cui si sottopongono politici e vip in favore della ricerca. Grazie ad uno studio interamente italiano, ora è possibile individuarla dalle alterazioni nel cervello, e non solo da quelle del midollo spinale, con un margine di accuratezza superiore a quello degli esami tradizionali. Significa anticipare diagnosi e terapie.


La scoperta 

Come? Mediante un semplice esame di tomografia ad emissione di positroni (Pet) con un tracciante analogo al glucosio, abitualmente utilizzato nella pratica clinica dai centri di Medicina Nucleare. Questa tecnica permette di raggiungere un’accuratezza diagnostica del 95%.

Finora la Sla poteva essere diagnosticata solo attraverso l’indagine clinica e con il supporto di metodiche neurofisiologiche: significava un lungo periodo di osservazione, con punte che arrivavano ad un anno. Va da sè che l’accelerazione e la maggiore accuratezza della diagnosi di Sla sono fondamentali, sia per lo sviluppo di nuove terapie sia per l’accesso dei pazienti alle cure sperimentali. Soddisfatto, con qualche polemica, Antonio Saitta, assessore regionale alla Sanità: «Sono orgoglioso che Torino e l’ospedale Molinette siano protagonisti di questo risultato, anche se riscuoterà minore attenzione mediatica di una secchiata d’acqua ghiacciata». 


Team italiano 

Lo studio è frutto della collaborazione tra specialisti: Marco Pagani (Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del Cnr di Roma), Adriano Chiò (Centro Esperto Sla dell’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino e Dipartimento di Neuroscienze dell’Università degli Studi di Torino), Angelina Cistaro (Centro Pet Irmet di Torino). Un «team» eccezionale, che dopo due anni di lavoro serrato ha aperto una nuova frontiera. 


La verità nel cervello 

La Fdg-Pet, spiegano dalla Città della Salute, è una metodica diagnostica di medicina molecolare basata sulla somministrazione di un mezzo di contrasto radioattivo: permette di valutare il metabolismo in una certa regione, confrontandolo con lo stato di normalità. Di solito viene utilizzata nei tumori, dove la captazione delle regioni colpite è aumentata, e nelle malattie neurodegenerative, nelle quali è tipicamente diminuita.


Test sui pazienti 

Quasi 200, per la precisione 195, i pazienti coinvolti, confrontati con 40 soggetti con assenza di patologie del sistema nervoso centrale. Tramite un algoritmo sono state identificate le aree cerebrali che presentano nei pazienti Sla l’alterazione funzionale caratteristica che li differenzia rispetto ai controlli. Altro dato: la serie di pazienti osservati è la più numerosa di qualunque altro studio di neuroimmagini effettuato nella Sla, il che rafforza l’affidabilità statistica e clinica della ricerca. Un risultato che si spera proceda di pari passo con la messa a punto di nuovi farmaci, aprendo nuovi traguardi alla terapia, oltre che alla diagnosi. (La Stampa)

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