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Sardegna, al via il processo contro i veleni del poligono di Quirra

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Prima udienza del processo per disastro ambientale legato ai veleni del poligono militare di Quirra. Chiamati in aula come imputati otto tra generali e colonnelli che hanno diretto la base nei sei anni tra il 2004 e il 2010, tutti accusati di omissione aggravata di cautele contro infortuni e disastri negli anni che si sono succeduti al comando. Situato nell'Ogliastra, Sardegna centro-orientale, il poligono è da tempo al centro di polemiche e proteste dei cittadini che vivono nei dintorni, a causa delle esercitazioni militari che vengono svolte all'interno dell'area e che, oltre a lasciare resti di missili sparsi su spiagge e campagne limitrofe, rilasciano veleni chimici e scorie nell'ambiente. Durante l'udienza la Regione Sardegna, le province di Cagliari e Ogliasta, alcune associazioni civili, come Wwf  e Coldiretti, e numerosi abitanti dei paesi intorno al poligono - malati di leucemia, tumori e malformazioni, che collegano il sorgere delle patologie all'esposizione ai veleni della base - in tutto una cinquantina di domande, hanno avanzato la richiesta di essere ammessi come parte civile nel processo. La prossima udienza è stato fissata per il 13 novembre prossimo, giorno in cui il giudice Nicola Caschili dovrà decidere se accettare o meno le richieste fatte oggi. Sul processo pesa già lo spettro della prescrizione, a dirlo è l'avvocato che rappresenta i cittadini malati, Gianfranco Sollai. La Regione mette in dubbio la costituzionalità del Testo Unico dell'Ambiente, chiamando in causa la corte costituzionale, il che significa mesi di tempo prima di avere la pronuncia della corte. "In questo processo il pericolo della prescrizione è dietro l'angolo - ha detto l'avvocato -  la celerità è un elemento fondamentale".

Le indagini sono andate avanti per tre anni. All'apertura del fascicolo erano undici i capi di imputazione contestati dalla Procura, tra cui omicidio colposo, ma nel tempo il quadro accusatorio è stato ridimensionato: oggi viene contestato agli otto militari imputati solamente l'omissione di cautele.

Secondo gli inquirenti chi doveva garantire la sicurezza della popolazione civile e del territorio non lo ha fatto: è mancata un'adeguata interdizione della zona, attraverso segnaletica appropriata, e recinzioni invalicabili attorno alle aree delle esercitazioni militari. Proprio la mancanza di queste precauzione avrebbe concesso alla popolazione e al bestiame di accedere all'area 'inquinata' in cui si svolgevano i test militari. Nonostante l'assottigliarsi delle accuse, per gli abitanti il processo è comunque carico di valore, perché mai prima d'ora l'esercito aveva riconosciuto i danni causati, o l'amministrazione dello Stato fatto nulla per porre rimedio alla situazione. La Repubblica

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