Ritrovato dopo 73 anni un sottomarino affondato a Tavolara
Era arrivato al largo della Sardegna per attaccare: per affondare due incrociatori italiani e, forse, per devastare La Maddalena. Il sommergibile P311 era sparito nel nulla a gennaio del 1943, nel corso della sua prima missione: era partito da Malta a dicembre, poi era misteriosamente affondato. Ma in che punto nessuno l’ha mai saputo con precisione. Si sospettava che non fosse lontano dalla Sardegna perché in quei giorni alcuni pescatori di La Maddalena avevano sentito un’esplosione fortissima, ma dalla Seconda guerra mondiale a oggi nessuno aveva trovato una sola traccia del siluro della Royal Navy. Il sub genovese Massimo Domenico Bondone lo ha cercato ovunque: ha studiato tutti i documenti disponibili e ha compiuto più di una missione per trovarlo. Ore e ore passate negli abissi alla ricerca questo gigante di ferro che sembrava svanito nel nulla.
Il tentativo fortunato, quello che doveva essere l’ultimo, è stato compiuto domenica scorsa: un’immersione organizzata con i tecnici dell’Orso diving di Poltu Quatu e durata circa tre ore. La scoperta è stata clamorosa e in Gran Bretagna in questi giorni sta suscitando grande interesse. Il sommergibile (lungo 84 metri e largo 8) è adagiato a novanta metri di profondità, quasi intatto, non lontano dall’isola di Tavolara, nel Nord-est della Sardegna. Le coordinate per il momento devono rimanere segrete, in attesa che le autorità inglesi decidano cosa fare. Anche perché all’interno del P311 (un sommergibile sul quale si erano costruite tante storie) ci sono ancora i corpi di tutti i componenti dell’equipaggio: 71 giovani incaricati di svolgere una missione che in breve tempo si è rivelata suicida.
La Marina italiana aveva previsto un attacco subacqueo e aveva piazzato una barriera di mine in fondo al mare, una specie di muraglia esplosiva e sommerca per difendere l’Arcipelago di La Maddalena. Il sommergibile di sua maestà è finito proprio in una di queste mine e i danni ancora ben visibili sulla prua lo dimostrano con chiarezza. Gli inglesi, commossi da questo ritrovamento, hanno già annunciato una cerimonia di commemorazione nelle acque della Sardegna e l’intenzione di istituire a novanta metri di profondità un cimitero di guerra. Nicola Pinna - La Stampa
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