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Responsabilità, che bella parola!

Danilo Ferrari Pixabay
Pubblicato il 12-06-2018

Siamo noi che scegliamo, le vie sono quasi tutte percorribili

Vi è mai capitato di scoprire che un vostro amico è a sua volta amico di un altro vostro amico, senza che nessuno dei tre ne fosse a conoscenza? C’è una altissima probabilità che la risposta sia affermativa, e allora, come me, avrete provato stupore e meraviglia, pensando a quanto sia piccolo il mondo. Vi sarà sembrato strano che fra migliaia di combinazioni possibili, giusto fra quelle persone che conoscete si siano verificati questi incroci.

Frutto del caso? Io credo di si, ma molti non saranno d’accordo con me. Sempre più spesso mi capita di sentire parlare del “destino” ineluttabile che tira i fili della nostra vita e noi non possiamo fare altro che sperare di essere fra quelli che il destino predilige. Io sono invece convinto che la nostra esistenza sia determinata per il 30 % dal caso e per il 70 % dalla nostra volontà. Se solo ne prendessimo davvero coscienza, capiremmo l’enorme responsabilità che abbiamo verso noi stessi e verso gli altri. Siamo noi che scegliamo, le vie sono quasi tutte (escluse quel 30 %) percorribili.

Responsabilità, che bella parola! Basta fare una semplice ricerca per scoprire che il termine responsabilità deriva dal verbo latino respòndere, rispondere cioè, nel suo significato più ampio. Impegnarsi a rispondere, a qualcuno o a se stessi, delle proprie azioni e delle conseguenze che ne derivano. Mi pare che oggi manchi questa capacità di assumersi le responsabilità delle proprie azioni. Certo assistiamo impotenti a disastri causati dalle scelte di uomini senza scrupoli, che lucrano sulla vita degli altri, di cui spesso non se ne accertano le responsabilità e tutto cade nel luogo oscuro della dimenticanza. Così sempre più spesso chi sbaglia non “paga”.

Io sono un esempio vivente di errore umano, nato in anossia per risparmiare i costi di un cesareo alla sanità pubblica e per incapacità di un medico di assumersi, appunto, la “responsabilità”.

Questa mia esperienza è una delle tante, troppe conseguenze della non applicazione del pensiero, della incapacità di fermarsi a pensare prima di agire o di fermarsi a pensare troppo solo a sé stessi , alle conseguenze negative per se stessi, dimenticando che nel Vangelo c’è una parola decisiva di Gesù: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” (Mt 7,12).

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