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Raddoppiano i nigeriani sbarcati in Sicilia

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Mentre l’Europa e i riflettori dei media sono tutti puntati sulla crisi dei rifugiati siriani e sulla rotta balcanica, a sud scoppia un’altra emergenza. Quella dei nigeriani. 

Ce lo ricordano gli ultimi dati del Viminale: i primi due mesi del 2016 sono stati segnati dall’arrivo di 1.633 uomini e donne che dalla Nigeria hanno attraversato l’aridità dei deserti e la profondità del Mediterraneo per raggiungere le coste meridionali del nostro Paese. Un dato che supera nettamente quello del 2015, quando si registrarono solo 728 arrivi nello stesso periodo. Vale a dire più del doppio. 

La tendenza però si inserisce in un aumento generale sugli sbarchi, perché questo 2016 ha già visto 9.307 presenze, soprattutto dall’Africa - Gambia con 1437, Senegal con 936 e Mali con 820 - secondo quanto ha riportato il sottosegretario all’Interno, Domenico Manzione, in audizione al Comitato Schengen.

I siriani e gli eritrei sono invece fortemente diminuiti, praticamente azzerati, segno dell’apertura della rotta via terra dai Balcani. Una tendenza che conferma il lavoro dell’Ismu realizzato l’anno scorso, dove si facevano previsioni sui flussi con uno sguardo al 2030. I dati della fondazione Ismu avevano allora segnalato che, alle nostre porte, si sarebbero sempre più presentati in futuro immigrati provenienti dall’Africa del centro sud. 

Se dunque la Siria occupa l’attenzione internazionale, per la sua strategica posizione in Medio Oriente e i poteri coinvolti nell’area, a sud invece torna a suonare, almeno per l’Italia, un campanello dall’allarme che non può essere sottovalutato, e dove la Nigeria è certamente la punta dell’iceberg.

Il numero di questi arrivi via mare può essere analizzato con almeno cinque chiavi di lettura: la presenza di Boko Haram in una parte importante del paese, le violenze dei terroristi che hanno causato circa 50mila vittime nei ultimi vent’anni, l’instabilità politica, la povertà (il calo del prezzo del petrolio ha messo in ginocchio l’economia), e la tratta delle donne.

Per provare a fuggire dalla morte, dalla fame e dalla paura l’Italia, nell’immaginario nigeriano, è l’ancora di salvezza e di speranza. Quella che ha portato K.F, un distinto e affermato ingegnere nigeriano in Libia, a prendere anch’egli il barcone diretto verso Lampedusa.

La Libia, infatti, è ormai un inferno da lasciarsi alle spalle. La caduta di Muammar Gheddafi ha obbligato molta mano d’opera nigeriana a spostarsi ancora una volta, sognando il nostro Paese. Quelli che arrivano chiedono per la maggior parte di poter usufruire dell’asilo politico. Il totale dei richiedenti in Europa è stato di 31.460, di cui più della metà in Italia. Domande molte volte andate a vuoto come confermano i dati istat: meno del 5% dei migranti ottiene lo status di rifugiato in Europa. Un vero muro che tuttavia, non fa arretrare i nigeriani dalle coste di Lampedusa, convinti che anche la propria storia possa ricevere solidarietà. (KARIMA MOUAL - La Stampa)

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