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Quattro questioni sull'enciclica di padre Enzo Fortunato

Enzo Fortunato Ansa
Pubblicato il 30-11--0001

The Global Goals - l’Ecologia Integrale verso COP21 e oltre

Pubblichiamo l'intervento di padre Enzo Fortunato per la manifestazione organizzata dal Club della Fondazione Lars Magnus Ericsson dal titolo “The Global Goals - l’Ecologia Integrale verso COP21 e oltre”.

IL PROGRAMMA DELL'EVENTO


Da Francesco a Francesco

Lo stretto abbraccio che lega il Papa "venuto dalla fine del mondo" al Poverello di Assisi, si è fatto, con questa Enciclica ancora più indissolubile. Papa Bergoglio, dopo aver preso il nome di Francesco perché "uomo della pace, dei poveri, che ama e protegge il creato" ha voluto intitolare per la prima volta nella storia della Chiesa un'enciclica con le parole di san Francesco d'Assisi: "Laudato si'". L'intero ordito del testo rimanda alle suggestioni francescane di amore e rispetto verso il creato che troviamo intessute, frase per frase nel "Cantico delle Creature" che non solo ha il pregio di essere il primo testo in volgare della lingua italiana, ma è lode totale a ciò che Dio ha creato per noi.

San Francesco in questo componimento del 1224, riconosce e inneggia al perfetto equilibrio della Natura a tutti gli elementi a lei legati: dall'uomo al sole, dal vento all'acqua, fino ad arrivare a "sorella morte"escludendone l'immagine negativa. Ma non si tratta solo di una lode, ma c'è molto di più nelle pieghe di questo testo a cui lo stesso papa Francesco si è ispirato.



All'interno dell'Enciclica, il leitmotiv dato da molte delle suggestioni del "Cantico" a partire dal titolo "Laudato si'" che nel testo dell'Assisiate prosegue con "mio Signore". E' un "mio" che esprime affetto, che contempera la trascendenza con la tenerezza. E' la percezione di un Dio che pur essendo altissimo - "Altissimo e onnipotente Bon Signore" è l'incipit del "Cantico" - è vicino e tenero, quasi viscerale nel suo amore. Un Dio che ha piacere non solo di tenere in braccio la Sua creatura ma di farsi tenere in braccio a sua volta come un bambino. Un vero e proprio richiamo all'incarnazione. Sovviene subito alla mente il gesto di Francesco a Greccio quando costruendo il primo Presepe della storia stringe a sé quella rappresentazione del Gesù bambino. E' in questa reciprocità, in questo fitto dialogo che nascono quattro questioni di fondamentale importanza.



La questione ecologica, la nostra responsabilità

Siamo cresciuti con l'idea di essere dominatori del nostro pianeta, autorizzati a saccheggiarlo delle sue risorse e dei suoi doni. La violenza di tale atteggiamento "si manifesta nei sintomi di malattia che avvertiamo nel suolo, nell'acqua, nell'aria e negli esseri viventi" dice papa Francesco. Dal punto di vista spirituale, in questa enciclica l'amore di san Francesco per il Creato - dove il Patrono dei cultori dell'ecologia compare 12 volte - diventa la chiave di lettura dell'intero documento. E un nuovo orizzonte che il Pontefice vuole donare alla Chiesa e alla Società. Quasi a riproporre la profezia di Innocenzo III "san Francesco che sostiene la Chiesa come allora così oggi con similitudini cocenti tra corruzione e decadenza". La sostanza di questo nuovo orizzonte è tratta da una lettura profonda del Cantico delle Creature, facendone emergere la vera identità, cioè la connessione tra la natura e l'essere umano che è parte integrante di essa: "Il degrado della natura è strettamente connesso alla cultura che modella la convivenza umana" afferma Papa Francesco che qui sembra aver tolto all'Assisiate quell'aura di poeta e giullare per farlo diventare: "Un esempio bello e motivante" in cui potersi rispecchiare e darci un futuro.

E' questo il profilo umano che compare anche nel "Cantico" di Francesco regalandoci quelle stesse suggestioni intrise di responsabilità. Ed infatti la parola "homo" viene in gioco due volte. La prima è legata all' "Altissimu onnipotente bon Signore" quindi alla riconoscenza che dobbiamo a Dio, ma l'altra, forse ancora più importante è quella legata alla morte, intesa come promessa di vita eterna, che troviamo nell'ultima strofa. Il Cantico è dunque posto tra due prospettive umanistiche: una che riguarda la cultura del dono e della speranza e l'altra dell'impegno e della responsabilità. Un perfetto equilibrio tra materia e spirito, tra cosa dobbiamo fare e cosa avremo in cambio.



La questione antropologica, il nostro dovere

La seconda questione è quella antropologica. Secondo l'Enciclica, l'uomo non è più al centro dell'Universo: l'atteggiamento che abbiamo avuto, convinti di essere padroni e non custodi delle sue bellezze e ricchezze, è chiamato a cambiare. È lo stesso Papa a invitarci a modificare il nostro "stile di vita con obiettivi che almeno in parte possano essere indipendenti dalla tecnica, dai suoi costi e dal suo potere globalizzante e massificante". Non più uomo-dominatore, ma uomo accanto alla Natura e una Natura accanto all'uomo. Essa non è più nostra schiava, costretta ai "lavori forzati", ma nostra Madre.

Nel "Cantico" la questione antropologica si fa strada attraverso quel "per" che è citato dodici volte che si apre a diverse interpretazioni. E se la prima è causale: sii lodato "per" il sole, la luna, le stelle... e la seconda di natura mediale, ovvero, sii lodato per tutte queste creature, la terza ha una implicita valenza umanistica. Chi infatti, se non l'uomo, è chiamato a lodare Dio per le sue creature? Trattandosi di creature inanimate e prive di ragione non può essere metaforica: attraverso le creature quindi, o facendosi loro voce, l'uomo innalza la lode al Creatore. Esorta Francesco nelle "Ammonizioni": "Considera , o uomo, in quale sublime condizione ti ha posto il Signore Dio, poiché ti ha cerato e formato a immagine del suo Figlio diletto secondo il corpo e a similitudine di lui secondo lo spirito".



La questione  dottrinale, la nostra fede

Da qui nasce la terza questione, quella dottrinale. Anche qui un nuovo modo di pensare lascia spazio a nuove prospettive, non più la scienza contro la fede, ma l'una sorella dell'altra. È il professor Schellnhuber a pronunciare le parole di questo nuovo percorso quando dice che le esortazioni del Pontefice sono comprovate dai dati scientifici. Questa è una sorprendente novità. La scienza e la fede, per la prima volta nella storia, hanno trovato un punto di comunione: aiutare e salvaguardare quello che la nostra esistenza ha di più caro, il Creato. È un documento che non alimenta lo scontro, ma l'incontro: non poteva non essere così, dato che è san Francesco ad essere il mentore e il protagonista di questa Lettera.

E nonostante molte volte i magisteri si fossero dedicati a questo tema la questione ecologica per la prima volta grazie all'Enciclica Francesco propone una denuncia vigorosa insieme a un progetto globale: un'ecologia umana, un'ecologia della vita, della famiglia, delle relazioni per costruire la "casa comune".

Alla dimensione etica si aggiunge una visione "fraterna". Nel Cantico  Francesco tutti gli elementi sono chiamati fratello o sorella, e proprio questo guardare che è principio di armonia solidale, di pace che fa subito pensare all'Eden. Francesco, come dovremmo anche noi guardare e vivere l'ambiente che ci circonda allo stesso modo di Francesco "che fece tutto da innamorato" ebbe a dire lo scrittore Chesterton: proprio come se fosse un ritorno all'Eden.



La questione sociale, il nostro futuro

L'ultima questione è di ambito sociale, ed è legata ai nuovi modelli di vita che siamo chiamati a vivere e percorrere come società. Una domanda fa da sottofondo e si ripropone come il ritornello di un salmo responsoriale: che tipo di ambiente vogliamo? Quale deve essere in nostro futuro? La questione sociale chiama in causa la politica, le istituzioni, l'economia, la scienza e ogni uomo credente, non credente o di altre fedi, come a dire tutti siamo chiamati in causa: non è più il tempo del bluff o dello scarica barile. È il momento della responsabilità personale e sociale fatta di rispetto e cura del Creato.

Non solo un'Enciclica dunque ma un cantico "forte e chiaro" che richiama subito i motivi che spinsero Francesco d'Assisi a chiamare la Terra non solo "sorella", ma a differenza degli altri elementi anche "Madre", proprio perché in questo caso senza mezzi termini è chiamata in causa la responsabilità dell'uomo verso di essa. La panoramica del Pontefice rimane "gioiosa e drammatica insieme", trasmette il respiro del pianeta e dei suoi polmoni. Dalle foreste pluviali alle barriere coralline perché "il mondo è qualcosa di più di un problema da risolvere, è un mistero glorioso che contempliamo nella letizia e nella lode" e l'Enciclica di papa Francesco ha tutta l'aria di essere una rivoluzione culturale a lungo termine.

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