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PRIMA DELLE ARMI, "DISARMIAMO" IL CUORE

Mario Scelzo
Pubblicato il 12-09-2017

Tre giorni di preghiere, dibattiti, incontri, riflessioni

Ad Assisi nel 1986 Papa Giovanni Paolo II riunì i leader delle principali religioni mondiali per pregare per la pace, 31 anni dopo il cammino del dialogo, proseguito dalla Comunità di Sant’Egidio, fa tappa a Munster, in Germania, facendo memoria della Pace di Westfalia, di fatto uno dei primi modelli di convivenza pacifica tra le religioni. Paths of Peace – Strade di Pace, e’ il titolo scelto per la tre giorni di preghiere, dibattiti, incontri, riflessioni in corso di svolgimento in questa piacevole ed accogliente città tedesca.


Non si può parlare di dialogo interreligioso senza aver presente il “peso” di San Francesco (basti pensare al suo incontro col Sultano) ed il ruolo della Città di Assisi, scelta da Woytila per il primo storico incontro. Si parla comunemente di “Spirito di Assisi” per sintetizzare anni di incontri tra le fedi e le culture caratterizzate da un clima di amicizia, sintonia, collaborazione. Anche per questi motivi, al Meeting di Sant’Egidio non poteva mancare una presenza francescana, quella di Padre Enzo Fortunato, capo della comunicazione del Sacro Convento. 


Ho avuto la fortuna di assistere dal vivo alla tavola rotonda “Per il disarmo in un tempo di conflitti”, alla quale oltre a Padre Enzo hanno partecipato autorevolissimi relatori, basti pensare a Cornelio Sommaruga (già Presidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa) e Kathrin Marshall (già Presidente della Banca Mondiale).

 

"Sono due le suggestioni proposte: Papa Francesco, nel corso di un incontro con 7.000 studenti organizzato dal Sacro Convento, parlando di disarmo ha detto “parole..parole…parole”, è tempo di lasciare da parte le parole e di passare ai fatti concreti. Sempre Bergoglio ha parlato con orrore della frase “madre di tutte le bombe”, una bomba, che uccide e distrugge, tutto può essere tutto tranne che Madre, generatrice di vita. Prendo spunto da queste suggestioni per continuare a sottolineare che dobbiamo vivere da persone semplici, dal latino simplex, senza pieghe, dobbiamo vivere da persone che sappiano leggere la vita.


Vorrei sottolineare l’importanza del linguaggio, il disarmo si costruisce anche disarmando il nostro cuore ed addolcendo le nostre parole. In questa epoca che il Santo Padre ha definite la “Terza Guerra Mondiale a pezzi” l’uso del linguaggio e’ essenziale. I cattivi maestri che per ottenere consenso, attenzione, partecipazione usano la violenza della parola sono responsabili, a causa della Potenza planetaria della diffusione della rete, dell’aggravarsi degli squilibri del pianeta.


Cito una icona della nonviolenza, Ghandi, che nel 1925 scrisse: “conquistare le passioni mi pare di gran lunga piu’ difficile che conquistare il mondo con la forza delle armi…finche’ l’uomo non si mettera’ all’ultimo posto fra le alter creature sulla terra, non ci sara’ per lui alcuna salvezza”. Per noi francescani essere minori, ultimi, e’ una grazia. Il teorico della non violenza presuppone che la salvezza nasca dalla rinuncia alla superiorita’ ed al predominio, anche perche’ la violenza non ha mai sconfitto la violenza e nessuna Guerra ha messo fine a tutte le guerre.


Noi credenti siamo chiamati a contrastare la pace con l’esemplarita’ dei nostril comportamenti. San Francesco con il suo esempio ci ha indicato di rispondere al conflitto con l’esemplarita’della vita, con la preghiera e con la semplicita’ delle parole. Concludo parlando dell’importanza di un linguaggio di pace, citando Socrate. “Ogni parola che esce dalla nostra bocca deve passare per tre porte: e’ vera? E’ necessaria? E’ gentile?”. Per disarmare il mondo e’ necessario prima di tutto disarmare il nostro cuore da ogni forma di violenza, anche verbale".

Ci diciamo questo perché le analisi di ogni conflitto partono da aggressioni verbali. Le guerre infatti sono combattute, sia quelle convenzionali che le non convenzionali per:

-il controllo di risorse naturali, in particolare risorse scarse (limitate o finite), fra cui: grano e acqua per il fabbisogno alimentare, fonti energetiche (gas, petrolio, carbone), materie prime per le industrie (ferro, acciaio, leghe), metalli preziosi (oro e argento) come valuta di riserva per l'emissione di moneta convertibile;

-per risolvere dispute territoriali (i confini fra due Stati-nazione);

-per risolvere dispute commerciali;

-a causa di conflitti etnici, religiosi o culturali, per dispute di potere e per molti altri motivi. Si giunge alla guerra quando il contrasto di interessi economici, ideologici, strategici o di altra natura non riesce a trovare una soluzione negoziata attraverso la diplomazia, o quando almeno una delle parti percepisce l'inesistenza di altri mezzi per il conseguimento degli obiettivi delle parti in causa.

I conflitti sono preceduti da :

-un periodo di tensione, che ha inizio quando le parti percepiscono l'incompatibilità dei rispettivi obiettivi;

-un periodo di crisi, che ha inizio quando le parti non sono più disponibili a trattare tra di loro per rendere compatibile il conseguimento dei propri obiettivi

Quando la logica supera l’ovvietà e sconfina nel cinismo ogni definizione è possibile. Secondo von Clausewitz, la guerra non è accesa dall'azione di chi offende, ma dalla reazione di chi si difende. 

Ecco perché è utile disarmare il cuore prima delle armi. 

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