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Papa: Rispettiamo tutti, non siamo la mafia. Così si salva il mondo

Redazione online Ansa - Massimo Percossi
Pubblicato il 22-05-2017

Prima racconta di quando da piccolo giocava a calcio, ma veniva piazzato in porta perché era una «pata dura» (una gamba dura). Poi ricorda quando, sempre da bambino, giocava con i fratelli a fare il paracadutista e buttarsi con l’ombrello dal terrazzo: «Mio fratello è vivo per miracolo». O di quando a 16 anni sentì in modo fulminante la vocazione a diventare sacerdote: «Eccomi qua, sono un prete». Infine invoca il rispetto, per tutti, anche quelli «che ci fanno del male», e raccomanda di pregare sia per i buoni, come genitori, nonni e zii «che fanno tanti sacrifici per noi», che per i cattivi. Anche perché mica «possiamo telefonare alla mafia perché faccia qualcosa, no?».

È il “botta e risposta” con i bambini il primo atto della visita di Papa Francesco nella parrocchia San Pier Damiani di Casal Bernocchi, ad Acilia, sud di Roma, quindicesima tappa del suo pellegrinaggio nelle periferie della Capitale. Come sempre Bergoglio, prima di celebrare la messa, si è intrattenuto con 80 ragazzi del catechismo che si preparano alla comunione, un centinaio del post-cresima e alcuni gruppi di boy scout, rispondendo alle loro domande e ridendo alle loro battute.

Proprio i bambini e le loro famiglie, insieme al parroco don Lucio Coppa, hanno accolto il Pontefice al suo arrivo - puntuale alle 15.45 - nella parrocchia di cui è titolare il cardinale vicario uscente Agostino Vallini. In sottofondo agli applausi e ai cori di “W il Papa” c’erano i canti dei ragazzi del Cammino neocatecumenale con le loro chitarre. A loro Bergoglio, rammentando che «la Chiesa non cresce per proselitismo ma per attrazione», ha detto: «A me piace come cantate voi» e ha accennato qualche passaggio di un canto mariano “Maria piccola Maria”.

Della Madonna il Papa ha parlato anche con i giovani riuniti nel campo comunale della Polisportiva, a pochi passi dalla parrocchia, chiedendo di pregarla insieme «perché è nostra Madre». Ma questo dopo essersi lasciato travolgere dal fiume di quesiti e curiosità. Tipo: «Cosa può fare un bambino per aiutare a salvare il mondo?». « Si deve pregare e rispettare le persone, tutte, anche i nemici. Papà, mamma, nonno, nonna, vanno rispettati? E quelle persone che non conosco e abitano nel quartiere e le persone che abitano sulla strada? I barboni?», ha domandato a sua volta Bergoglio. «Sì tutte le persone vanno rispettate… Anche a quello che non mi vuole bene devo rispettarlo? Non sarebbe meglio dargli uno schiaffo? Sì, anche lui va rispettato. E quello che mi ha fatto del male? Posso fargli del male? Telefonare alla mafia perché faccia qualcosa, si può farlo fare fuori dalla mafia? No, anche quelli vanno rispettati».

Un ragazzino di 11 anni ha domandato invece quale sport praticasse alla sua età. «Il calcio…», ha risposto diretto il Pontefice, confessando però: «Non ero bravo a giocare, e da noi quelli che non sono bravi nel calcio si chiamano “pata dura”, gamba dura. Non è una parolaccia! Io ero un “pata dura” e per questo di solito facevo il portiere, per non muovermi». Con i due fratelli e le due sorelle, Jorge Mario era invece scalmanato: «Ora vi farò ridere, ma non imitatemi. Una volta – ha raccontato - abbiamo fatto una gara per giocare ai paracadutisti, abbiamo preso l’ombrello e siamo andati sul terrazzo e uno dei miei fratelli si è buttato giù, si è salvato la vita per poco. Però eravamo felici perché papà e mamma ci aiutavano ad andare avanti, si preoccupavano per noi». E quando c’è una famiglia alle spalle «è bello», ha scandito il Papa. «È molto bello nella vita essere sposat i, è molto bello avere una famiglia, un papà e una mamma, dei nonni, degli zii. È una grazia».

«Ognuno di noi ha un posto nella vita» ha aggiunto , rispondendo ad una domanda sulla vocazione. «Gesù vuole che uno si sposi, che faccia la famiglia, oppure vuole che un altro faccia il prete, la suora, ma ognuno di noi ha una strada nella vita e la maggioranza è che siano come tutti i laici, come i vostri genitori, sposati, che facciano una bella famiglia, che portino avanti i figli, che portino avanti la fede». Bergoglio ha raccomandato ai bambini anche di essere obbedienti ai propri genitori, visti i «tanti sacrifici che fanno per noi», e di essere persone «gioiose» perché «la gioia aiuta Gesù a salvare il mondo».

Dopo aver confessato quattro parrocchiani, abbracciato malati, anziani, genitori dei bambini battezzati durante l’anno, Francesco ha celebrato la messa in parrocchia come fecero Paolo VI nella visita del 1972 e Giovanni Paolo II nel 1988. Nell’omelia, tutta a braccio, il Papa ha ribadito ai fedeli l’invito ad adottare un linguaggio ed un atteggiamento «di dolcezza» e «di rispetto». «È tanto brutto vedere quelle persone che si dicono cristiane ma sono pieni di amarezze…», ha osservato Francesco, che ha paragonato tutti i fedeli pettegoli e “chiacchieroni” al serpente sotto i piedi della Vergine Maria: «Quando incensavo la Madonna ho abbassato lo sguardo e ho visto il serpente che la Madonna schiaccia. Così, con la bocca aperta e la lingua lunga...».

«Vi farà bene pensare che una comunità cristiana che non custodisce lo Spirito Santo è come quel serpente: con una lingua lunga così. Un parroco una volta mi disse: “Nella mia parrocchia ci sono alcuni che possono fare la comunione dalla porta, con la lingua lunga che hanno possono arrivare all’altare”», ha scherzato il Pontefice. «Qualcuno di voi potrà dire: “ma, padre, lei sempre con lo stesso argomento”. Ma è la verità, questo ci distrugge! Scusate se torno su questo, ma credo che sia davvero il nemico che distrugge le nostre comunità: il chiacchiericcio».

Le distrugge sia all’interno che all’esterno: quante volte, ha sottolineato il Papa, c’è gente che «si avvicina a una parrocchia cercando pace, rispetto, dolcezza, e incontra lotte interne fra i fedeli. Invece della dolcezza incontra le chiacchiere, le maldicenze, le competizioni, le concorrenze, l’uno contro l’altro. Incontra quell’aria non di incenso ma di chiacchiericcio. E poi cosa dice? Se questi sono cristiani preferisco rimanere pagano e se ne va deluso». «Con questo linguaggio di ambizione, invidia, gelosia, tante cose che ci staccano fra noi, allontaniamo la gente. Non lasciamo fare allo Spirito il lavoro di attrarre la gente», ha ammonito il Pontefice. E ha concluso: «Fratelli e sorelle, questo fa male al mio cuore: è come se tra noi ci gettassimo pietre l’uno con l’altro, e per il diavolo è un carnevale. Chiediamo la grazia di custodire lo Spirito Santo che è in noi, di non rattristarlo, e che il nostro atteggiamento davanti a tutti sia di dolcezza e di rispetto». (Salvatore Cernuzio - Vatican Insider)

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