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Papa: opportunità di lavoro ai giovani per evitare fuga cervelli

Redazione online Ansa - ETTORE FERRARI
Pubblicato il 30-11--0001

Con “valide opportunità occupazionali” nella società, è possibile evitare la cosiddetta ‘fuga di cervelli’. È quanto ha detto Papa Francesco nel discorso rivolto oggi in Sala Clementina ai 150 partecipanti al IV Congresso mondiale di Pastorale per gli studenti internazionali, promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti e dedicato alle sfide morali in vista di una società più sana. Ad introdurre i presenti, tra cui molti operatori pastorali e studenti universitari, il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del dicastero vaticano.  



Costruire una società “più sana”, un mondo “più umano”, puntando su un arricchimento “personale e culturale” che permetta poi ad ogni giovane di “inserirsi più facilmente nel mondo del lavoro”, assicurandosi un posto nella comunità e “diventandone parte integrante”. Papa Francesco esorta così gli studenti internazionali e al contempo ricorda le possibilità da offrire loro:

“La società è chiamata ad offrire alle nuove generazioni valide opportunità occupazionali, evitando la cosiddetta ‘fuga di cervelli’. Che qualcuno scelga liberamente di andare a specializzarsi e a lavorare all’estero, è cosa buona e feconda; invece è doloroso che giovani preparati siano indotti ad abbandonare il proprio Paese perché mancano adeguate possibilità di inserimento”.




Il fenomeno degli studenti internazionali non è nuovo, nota il Pontefice, tuttavia si è intensificato “a causa della cosiddetta globalizzazione”, che abbattendo i confini “spazio-temporali” ha favorito l’incontro e lo scambio tra le culture, non senza – osserva però il Papa – “effetti negativi”:

“Assistiamo a risvolti negativi, come l’insorgere di certe chiusure, meccanismi di difesa di fronte alla diversità, muri interiori che non permettono di guardare il fratello o la sorella negli occhi e di accorgersi dei suoi reali bisogni. Anche tra i giovani – e questo è molto triste – può insinuarsi la ‘globalizzazione dell’indifferenza’, che ci rende ‘incapaci di provare compassione dinanzi al grido di dolore degli altri’”.




Papa Francesco vuole invece “scommettere” sul fatto che il modo di vivere la globalizzazione da parte dei giovani possa “produrre esiti positivi e attivare grandi potenzialità”:

“Voi studenti, passando del tempo lontano dal vostro Paese, in famiglie e contesti differenti, potete sviluppare una notevole capacità di adattamento, imparando a essere custodi degli altri come fratelli e del creato come casa comune, e questo è decisivo per rendere il mondo più umano”.



D’altra parte, aggiunge, “nel nostro tempo”, le sfide morali da affrontare sono molte e non è sempre facile “lottare” per l’affermazione della verità e dei valori, “soprattutto quando si è giovani”. “Con l’aiuto di Dio” ogni ostacolo può essere superato, assicura il Pontefice invitando i ragazzi a non fermarsi e scoraggiarsi “mai”. Invita poi a “contrapporre” alla concezione moderna dell’intellettuale, “impegnato nella realizzazione di sé stesso e in cerca di riconoscimenti personali, spesso senza tener conto del prossimo”, un modello più solidale, che si adoperi “per il bene comune e per la pace”:



“Solo così il mondo intellettuale diventa capace di costruire una società più sana. Chi ha il dono di poter studiare ha anche una responsabilità di servizio per il bene dell’umanità. Il sapere è una via privilegiata per lo sviluppo integrale della società”.

L’essere studenti in un Paese diverso dal proprio, sottolinea, permette di apprendere lingue, usi e costumi nuovi, aprendosi “senza paura all’altro e al diverso”:



“Questo porta gli studenti, e chi li accoglie, a diventare più tolleranti e ospitali. Aumentando le capacità relazionali, cresce la fiducia in sé stessi e negli altri, gli orizzonti si espandono, la visione del futuro si amplia e nasce il desiderio di costruire insieme il bene comune”.

Le scuole e le università sono dunque un “ambito privilegiato” per il consolidamento di coscienze sensibili verso lo sviluppo più solidale e per portare avanti l’impegno “di evangelizzazione”. Agli insegnanti e agli operatori pastorali Francesco affida il compito di “infondere nei giovani l’amore per il Vangelo”, per viverlo, annunciarlo e “contagiare il mondo con la gioia di Cristo”:



“È importante che il periodo trascorso all’estero diventi un’occasione di crescita umana e culturale per gli studenti e sia per loro un punto di partenza per tornare nel Paese di origine a dare il loro contributo qualificato e anche con la spinta interiore a trasmettere la gioia della Buona Notizia”.

Il Papa pensa ad un’educazione “che insegni a pensare criticamente e che offra un percorso di maturazione nei valori”, in modo che si formino “giovani assetati di verità e non di potere”, pronti a difendere i valori e a vivere la misericordia e la carità, pilastri “fondamentali” per una società più sana. Riprende l’invito ai giovani di San Giovanni Paolo II ad essere “sentinelle del mattino”, con lo sguardo rivolto a Cristo e alla storia, annunciando la salvezza di Gesù e la sua luce “in un mondo troppo spesso oscurato dalle tenebre dell’indifferenza, dell’egoismo e della guerra”.

(Giada Aquilino - Radio Vaticana)

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