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Papa: genitori non si 'esilino' da educazione figli

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

I genitori si sentano sempre responsabili dell’educazione dei propri figli, senza “autoescludersi” da questa “naturale vocazione” per cedere spazi agli “esperti”. È uno dei consigli principali che Papa Francesco ha dato a mamme e papà durante l’udienza generale in Piazza San Pietro.




Papa Francesco parte con un’ampia introduzione a braccia che si rifà alla lettura dell’Apostolo Paolo che dice: “Voi figli obbedite ai genitori in tutto, ciò è gradito al Signore. E voi padri non esasperate i vostri figli perché non si scoraggino”. Questa, commenta il Papa, “è una regola sapiente: il figlio che è educato ad ascoltare i genitori e a obbedire ai genitori che cercano di non comandare, in una maniera brutta, per non scoraggiare i figli. I figli devono crescere senza scoraggiarsi, passo dopo passo”. Francesco fa un esempio: “Se voi, una famiglia, genitori, dite ai figli: ‘Ma, saliamo su quella scalina’ e prendete loro la mano e passo dopo passo li fate salire, le cose andranno bene. Ma se voi dite: ‘Vai su!’. ‘Ma non posso’. ‘Vai!’, questo si chiama esasperare i figli, chiedere i figli le cose che non sono capaci di fare. E per questo, questo rapporto tra genitori e figli è di una saggezza, deve essere di una saggezza, di un equilibrio tanto grande”.



Francesco si mostra solidale con le difficoltà di tanti genitori che lavorando entrambi “vedono i figli solo la sera”, quando ritornano e sono stanchi. E individua una difficoltà ancora più grande nei coniugi che vivono la condizione di separati: “È tanto difficile educare, poverini, hanno avuto difficoltà, si sono separati e tante volte il figlio è preso come ostaggio e il papà gli parla male della mamma e la mamma gli parla male del papà e si fa tanto male. Ma io dirò a voi, i matrimoni separati: mai, mai, mai prendere il figlio come ostaggio! Voi siete separati per tante difficoltà e motivi. La vita vi ha dato questa prova: ma che i figli non siano quelli che portano il peso di questa separazione, che i figli non siano usati come ostaggi contro l’altro coniuge, che i figli crescano sentendo che la mamma parla bene del papà, benché non siano insieme, e che il papà parla bene della mamma. E per i matrimoni separati questo è molto importante e molto difficile ma potete farlo”.




Il Papa passa poi alla domanda: “Come educare? Quale tradizione abbiamo oggi da trasmettere ai nostri figli?” “Intellettuali ‘critici’ di ogni genere – afferma – hanno zittito i genitori in mille modi, per difendere le giovani generazioni dai danni – veri o presunti – dell’educazione familiare. La famiglia è stata accusata, tra l’altro, di autoritarismo, di favoritismo, di conformismo, di repressione affettiva che genera conflitti. Di fatto, si è aperta una frattura tra famiglia e società, tra famiglia e scuola, il patto educativo oggi è diventato si è rotto e così, l’alleanza educativa della società con la famiglia è entrata in crisi perché è stata minata la fiducia reciproca”.



Inoltre, osserva, la moltiplicazione dei cosiddetti “esperti” ha portato a un’occupazione del “ruolo dei genitori anche negli aspetti più intimi dell’educazione”. “Sulla vita affettiva, sulla personalità e lo sviluppo, sui diritti e sui doveri, gli ‘esperti’ sanno tutto: obiettivi, motivazioni, tecniche. E i genitori – afferma il Papa – devono solo ascoltare, imparare e adeguarsi. Privati del loro ruolo, essi diventano spesso eccessivamente appesantiti e possessivi nei confronti dei loro figli, fino a non correggerli (…) Tendono ad affidarli sempre più agli ‘esperti’, anche per gli aspetti più delicati e personali della loro vita, mettendosi nell’angolo da soli; e così i genitori oggi corrono il rischio di autoescludersi dalla vita dei loro figli. E questo è gravissimo!”




Qui, Francesco ricorda un episodio della sua infanzia di quando, frequentando la quarta elementare, fu rimproverato dalla maestra per averle mancato di rispetto e venne accompagnato il giorno dopo dalla mamma, la quale prima le spiegò “con dolcezza” davanti alla maestra che quell’errore non doveva essere ripetuto e poi a casa ritornò sull’argomento. Oggi, al contrario, sottolinea il Papa, “se la maestra fa una cosa del genere, il giorno dopo ha o due genitori o uno dei due a rimproverare la maestra, perché i tecnici dicono che ai bambini non si deve rimproverare così”. “E’ evidente – indica Francesco –che questa impostazione non è buona: non è armonica, non è dialogica, e invece di favorire la collaborazione tra la famiglia e le altre agenzie educative, le scuole, ma anche le palestre, tante, tante agenzie educative, le contrappone”.




Per il Papa certamente “certi modelli educativi del passato avevano alcuni limiti”, ma  è pur vero “che ci sono sbagli che solo i genitori sono autorizzati a fare, perché possono compensarli in un modo che è impossibile a chiunque altro. D’altra parte, lo sappiamo bene, la vita è diventata avara di tempo per parlare, riflettere, confrontarsi”, facendo peraltro attenzione a non avere con i figli un “dialoghismo” superficiale che “non porta a un vero incontro della mente e del cuore. Chiediamoci piuttosto: cerchiamo di capire “dove” i figli veramente sono nel loro cammino? Dov’è realmente la loro anima, lo sappiamo? E soprattutto: lo vogliamo sapere? Siamo convinti che essi, in realtà, non aspettano altro?”.




L’invito finale è alle comunità cristiane perché offrano “sostegno alla missione educativa delle famiglie” e lo facciano alla “luce della Parola di Dio”. “Anche nelle migliori famiglie – è la considerazione di Francesco – bisogna sopportarsi, e ci vuole tanta pazienza! Tanta pazienza per sopportarsi. Ma è così la vita! La vita non si fa in laboratorio, si fa nella realtà”. La “buona educazione familiare è la colonna vertebrale dell’umanesimo. La sua irradiazione sociale è la risorsa che consente di compensare le lacune, le ferite, i vuoti di paternità e maternità che toccano i figli meno fortunati. Questa irradiazione può fare autentici miracoli. E nella Chiesa succedono ogni giorno questi miracoli”. Se “l’educazione familiare – conclude il Papa – ritrova la fierezza del suo protagonismo, molte cose cambieranno in meglio, per i genitori incerti e per i figli delusi. E’ ora che i padri e le madri ritornino dal loro esilio - perché si sono autoesiliati dall’educazione dei figli - che ritornino dal loro esilio, e riassumano pienamente il loro ruolo educativo”.

(Da Radio Vaticana)

Genitori a rischio autoesclusione, per Papa Francesco: “è ora che i padri e le madri ritornino dal loro esilio, e riassumano pienamente il loro ruolo educativo”. Con le udienze generali del mercoledì in Piazza San Pietro continua il ciclo di catechesi sulla famiglia, e nell’appuntamento odierno il Pontefice si sofferma sull’educazione dei figli.

Pur minacciata dalla mancanza di tempo e indebitamente delegata a figure “esperte”, l’educazione è “una caratteristica essenziale della famiglia” e sua “vocazione naturale”. E serve a Papa Francesco come chiave per ribadire il legame tra società e famiglia e indicare, in quest’ultima, “la colonna vertebrale dell’umanesimo”.

Sempre più spesso, annota Papa Bergoglio, genitori e figli si incontrano a casa soltanto a sera, e la situazione è ancor più pesante per i genitori separati.



Ma la colpa non è soltanto della frenesia dei tempi moderni: “intellettuali «critici» di ogni genere hanno zittito i genitori in mille modi, per difendere le giovani generazioni dai danni – veri o presunti – dell’educazione familiare. La famiglia è stata accusata, tra l’altro, di autoritarismo, di favoritismo, di conformismo, di repressione affettiva che genera conflitti».

La tesi di Papa Francesco è che, di fatto, si sarebbe aperta una frattura tra famiglia e società, responsabile dell’indebolimento dei vincoli di fiducia e di reciprocità. “E così, l’alleanza educativa della società con la famiglia è entrata in crisi”.



Tra i molti indicatori di questo stato, il deterioramento del rapporto tra genitori e insegnanti nella scuola: “a volte – annota - ci sono tensioni e sfiducia reciproca; e le conseguenze naturalmente ricadono sui figli”. Poi, il moltiplicarsi di esperti, che ha permesso la sostituzione del ruolo genitoriale “anche negli aspetti più intimi dell’educazione”.

Esperti che “sanno tutto” in materia di vita affettiva, personalità e sviluppo, diritti e doveri, mentre “i genitori devono solo ascoltare, imparare e adeguarsi. Privati del loro ruolo, essi diventano spesso eccessivamente apprensivi e possessivi nei confronti dei loro figli, fino a non correggerli mai”.



Ma questo abdicare al proprio ruolo è un mettersi nell’angolo da soli, i genitori corrono il rischio di “autoescludersi” dalla vita dei loro figli. E le conseguenze, avverte il Pontefice, non sono né buone né armoniche. Anzi, il rischio è la contrapposizione tra agenzie educative.

Per un verso, nonostante i limiti di alcuni modelli educativi del passato, per Papa Francesco “ci sono sbagli che solo i genitori sono autorizzati a fare, perché possono compensarli in un modo che è impossibile a chiunque altro”. D’altra parte, molti genitori sono come “sequestrati” dal lavoro, “imbarazzati dalle nuove esigenze dei figli e dalla complessità della vita attuale, e si trovano come paralizzati dal timore di sbagliare”.

Si tratta allora di recuperare, con la responsabilità e il ruolo, anche un metodo. Che non potrà ridursi al “solo parlare” - “anzi, un «dialoghismo» superficiale non porta a un vero incontro della mente e del cuore” – ma sarà piuttosto “capire «dove» i figli veramente sono nel loro cammino. Dov’è realmente la loro anima”. E chiedersi: “soprattutto: lo vogliamo sapere? Siamo convinti che essi, in realtà, non aspettano altro?”



In questa missione educativa, fatta di reciprocità di doveri tra genitori e figli, anche la comunità cristiana deve dare il suo sostegno.

Se è vero che la buona educazione familiare è “la colonna vertebrale dell’umanesimo” e la sua irradiazione sociale consente di compensare vuoti e ferite dei figli meno fortunati, la famiglia deve tornare protagonista dell’educazione. Allora le cose – promette papa Bergoglio – cambieranno in meglio. Per genitori incerti e figli delusi. (Roberta Leone)

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