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Papa Francesco: una società che scarta gli anziani, la vecchiaia non è una malattia

Roberta Leone
Pubblicato il 30-11--0001

Piazza San Pietro, udienza generale del mercoledì. Continua il ciclo di catechesi di Papa Francesco sulla  famiglia, e il Pontefice dedica l’appuntamento odierno agli anziani - “che, nell’ambito della famiglia, sono i nonni, gli zii” - e alle attuali difficoltà della terza età. Il prossimo mercoledì - “più in positivo”, spiega – si soffermerà “sulla vocazione contenuta in questa età della vita”.


I progressi della medicina

Se grazie alla ricerca medica  l’aspettativa di vita si è allungata, rileva papa Francesco, «la società non si è “allargata” alla vita! Il numero degli anziani si è moltiplicato, ma le nostre società non si sono organizzateabbastanza per fare posto a loro, con giusto rispetto e concreta considerazione per la loro fragilitàe la loro dignità.» Sotto la lente di papa Bergoglio sono le “lacune di una società programmata sull’efficienza, che conseguentemente ignora gli anziani”, e nella quale i giovani aborriscono la vecchiaia quasi si trattasse di una malattia.


Vecchiaia, ovvero ricchezza

Eppure, ricorda papa Francesco citando il papa emerito, la vecchiaia è una ricchezza. La memoria torna al novembre 2012, quando Benedetto XVI, visitando una casa per anziani, disse: «La qualità di una società, vorrei dire di una civiltà, si giudica anche da come gli anziani sono trattati e dal posto loro riservato nel vivere comune».


Abbiamo un posto per l’anziano?

“In una civiltà c’è attenzione all’anziano? C’è posto per l’anziano?”. È la domanda del Pontefice, che prosegue: “Questa civiltà andrà avanti se saprà rispettare la saggezza, la sapienza degli anziani.

In una civiltà in cui non c’è posto per gli anziani o sono scartati perché creano problemi, questa

società porta con sé il virus della morte”.


Contro una cultura dello scarto. Gli anziani, riserva sapienziale del nostro popolo

Il secolo attuale, in cui la natalità decresce e gli anziani aumentano, è definito dagli studiosi occidentali il secolo dell’invecchiamento. Uno sbilanciamento che, dice il Papa “ci interpella, anzi, è una grande sfida per la società contemporanea”. Per converso, esiste una cultura del profitto che “insiste nel far apparire i vecchi come un peso, una “zavorra”». Il risultato è che l’anziano è un onere da scartare. E questa cultura dello scarto, alla quale – ammonisce il Pontefice – è vile assuefarsi,“è una cosa brutta, è peccato!”. Il nostro voler rimuovere la paura della vulnerabilità, dice, accresce negli anziani “l’angoscia di essere mal sopportati e abbandonati”.


Gli anziani sono abbandonati

“Gli anziani sono abbandonati, e non solo nella precarietà materiale”, denunciava Jorge Mario Bergoglio durante il suo ministero episcopale nella diocesi di Buenos Aires. Le stesse parole risuonano oggi in Piazza San Pietro e il contesto è ancora quello di una civiltà che non permette agli anziani di partecipare, di dire la propria al pari dei giovani. Eppure, prosegue: “gli anziani sono la riserva sapienziale del nostro popolo!”. “Con quanta facilità si mette a dormire la coscienza quando non c’è amore!”, conclude.


Un peccato mortale

Ai tempi di Buenos Aires appartiene il ricordo dell’anziana abbandonata dai figli  in una casa di riposo. I figli l’avevano visitata l’ultima volta otto mesi prima, a Natale. “Questo si chiama peccato mortale, capito?”, chiarisce papa Bergoglio. O ancora, la storia raccontata dalla nonna: protagonisti un nonno, un figlio e un nipote. Il nonno si sporca nel mangiare per le difficoltà dell’età. Il figlio se ne vergogna, allestisce un tavolo in disparte che lo nasconda alla vista mentre consuma i pasti. Il nipotino gioca a costruire un tavolino in cucina, il padre lo sorprende: “Ma cosa fai? – Faccio un tavolo, papà. – Un tavolo, perché? – Per averlo quando tu diventi anziano, così tu puoi mangiare lì”. I bambini, conclude il Papa, “hanno più coscienza di noi!”


La Chiesa insegna la vicinanza agli anziani

“La Chiesa – spiega papa Francesco - non può e non vuole conformarsi ad una mentalità di insofferenza, e tanto meno di indifferenza e di disprezzo, nei confronti della vecchiaia”. Nella sua tradizione, prosegue, c’è un bagaglio di sapienza che da sempre sostiene una cultura di vicinanza agli anziani, “una disposizione all’accompagnamento affettuoso e solidale in questa parte finale della vita”. Il compito del cristiano rispetto agli anziani è allora  “risvegliare il sensocollettivo di gratitudine, di apprezzamento, di ospitalità, che facciano sentire l’anziano parte viva della sua comunità”.


“L’anziano siamo noi”

Gli anziani, ammonisce papa Francesco, siamo noi stessi: “sono uomini e donne, padri e madri che sono stati prima di noi sulla nostra stessa strada, nella nostra stessa casa, nella nostra quotidiana battaglia per una vita degna. Sono uomini e donne dai quali abbiamo ricevuto molto”. E ancora: “L’anziano siamo noi: fra poco, fra molto, inevitabilmente comunque, anche se non ci pensiamo. E se noi non impariamo a trattare bene gli anziani, così tratteranno a noi”.


Dove non c’è onore per gli anziani non c’è futuro per i giovani

Se fragili sono tutti gli anziani, cosa fare per gli anziani ammalati? Senza prossimità, senza gratuità e affetto anche fra estranei, denuncia il Pontefice, la nostra è una società perversa e la Chiesa “non può tollerare queste degenerazioni”. La comunità cristiana perderebbe, con la prossimità, la sua stessa anima. “Dove non c’è onore per gli anziani, - è il monito conclusivo di Papa Francesco - non c’è futuro per i giovani”. (Roberta Leone - @RobertaLeone)

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