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Papa Francesco: un sinodo per tutti i giovani per ribadire che non sono materiale di scarto

Redazione online Ansa
Pubblicato il 10-04-2017

Ancora una volta il Papa, prima di concludere, affida ai ragazzi la «missione» di dialogare con i nonni e creare «un ponte» con le vecchie generazioni

Entra con una rosa bianca in mano, Papa Francesco, nella basilica di Santa Maria Maggiore dove si svolge la Veglia di preghiera in preparazione alla Giornata della Gioventù di Panama e del Sinodo 2018 dedicato ai giovani. L’omaggio floreale è per l’icona a lui cara della Vergine Salus Populi romani, venerata 49 volte da Bergoglio dall’inizio del suo pontificato, prima e dopo ogni viaggio internazionale. L’incontro, scandito da letture, canti e testimonianze, è promosso dalla segreteria del Sinodo in collaborazione con il nuovo Dicastero per Laici, Famiglia e Vita. Ad accogliere il Pontefice, oltre al cardinale Baldisseri, c’è infatti il cardinale Farrell accanto – come in un ideale passaggio di testimone – al cardinale Rylko, ex presidente del Pontificio Consiglio per i Laici (accorpato nel nuovo Dicastero) e ora arciprete della Basilica liberiana.

Ad offrire per prima la sua testimonianza è suor Marialisa, francescana alcantarina di origini pugliesi, che a 30 anni si dice «contenta di essere una suora di questo tempo». La sua storia è quella di una giovane che voleva giocare a pallacanestro e diventare attrice di teatro o regista, e che rifiutava di entrare Chiesa «perché c’erano persone pesanti». «Avevo sete e volevo bere, anche da pozzanghere, ma c’era questo Signore che voleva darmi dell’acqua viva e io fuggivo», racconta al Papa. «Il suo sguardo mi seguiva ovunque», finché, dopo tante resistenze, «mi sono arresa». E ora, «anche se mai avrei pensato di indossare questo vestito – per giunta marrone – per tutta la vita, sono felice».

Più toccante la testimonianza di Pompeo Barbieri, 23enne sulla sedia a rotelle. La sua disabilità è una conseguenza della tragedia della scuola di San Giuliano di Puglia, in Molise, dove, ad ottobre di 14 anni fa, una scossa di terremoto uccise una maestra e 27 bambini. Pompeo aveva 8 anni: «La classe ci è crollata addosso, in un attimo siamo stati sepolti da un cumulo di macerie». Il piccolo è stato in pericolo di vita per tre mesi, ma è sopravvissuto; i suoi compagni, tra cui il cugino, e la maestra non ce l’hanno fatta. «Per una settimana non ho parlato, né mangiato. Mi sentivo tradito e ferito per quello che era successo. Io ero vivo, mentre loro non c’erano più… perché?». Dopo lo sconforto, la consapevolezza di essere stato graziato e di dover «vivere anche per chi non poteva più farlo». Quindi il trasferimento a Imola, la riabilitazione e, a 18 anni, un nuovo ostacolo: la dialisi. «In quel momento mi sono sentito perso ho pensato che non era giusto perché dopo quello che avevo passato, mi ero guadagnato un bonus per la vita per cui non sarebbe potuto capitarmi più nulla di brutto. Invece la vita non va così ma ti sorprende sempre e anche quella volta sono stato fortunato perché mio padre mi donò il suo rene», racconta il giovane. E conclude: «Non cambierei quasi nulla della mia vita e di quella tragedia, vorrei solo che i miei amici fossero qui … Quel crollo ha cambiato la mia vita e quella di moltissime persone a San Giuliano, ma da quel giorno non ho più paura del futuro e di quello che la vita mi riserva». Pompeo, che è campione italiano di nuoto, tuttavia, un sogno ce l’ha: «Vorrei partecipare alla paralimpiadi!».

Francesco, dopo aver preso appunti per tutto il tempo, si alza per stringergli la mano. Cestina quindi il suo discorso preparato e risponde a braccio a tutti i ragazzi e le ragazze presenti a Santa Maria Maggiore, alcuni dei quali portano in processione la Croce della Gmg che viene da Cracovia e domani sarà consegnata simbolicamente ai giovani di Panama. «Da Cracovia a Panama. E in mezzo il Sinodo», esordisce Bergoglio. «Un Sinodo dal quale nessun giovane deve sentirsi escluso. “Facciamo un Sinodo per i giovani cattolici, quelli che appartengono a associazioni cattoliche, così è più forte...”. No! Il Sinodo è per e di tutti i giovani». Anche quelli «agnostici», «quelli che hanno la fede tiepida», che «si sono allontanati dalla Chiesa» o che sono «atei»? «Sì – rimarca il Papa - questo è il Sinodo dei giovani e noi tutti vogliamo ascoltarci. Ogni giovane ha qualcosa da dire agli altri, agli adulti, ai preti, ai vescovi e anche al Papa. Tutti abbiamo bisogno di sentirvi». 

Sentire, cioè, «cosa pensano» i giovani, «cosa sentono, cosa vogliono, cosa criticano e di quali cose si pentono, tutto». «Il Sinodo – chiarisce - non è un parlatoio, la giornata non sarà un circo, una festa, e poi “ciao mi sono dimenticato”. Concretezze… In questa cultura liquida ci vuole concretezza. E la concretezza è la vostra vocazione», afferma il Vescovo di Roma. E aggiunge: «La Chiesa ha bisogno di più primavera ancora, e la primavera è la stagione dei giovani». L’invito è quindi ad alzare la voce e avere coraggio, perché «è brutto vedere un giovane che va in pensione a 20 anni ed è anche brutto vedere un giovane che vive sul divano». «Né giovani in pensione, né giovani di divano, ma giovani in cammino, che vadano avanti uno accanto all’altro, guardando il futuro», insiste Francesco, «il mondo può cambiare solo se i giovani sono in cammino».

Il «dramma di questo mondo», sottolinea il Pontefice, è proprio il fatto «che i giovani sono spesso scartati: non hanno lavoro, non hanno un ideale, educazione, integrazione, tanti devono fuggire, emigrare in altre terre. I giovani di oggi - è duro dirlo - spesso sono materiale di scarto e questo noi non possiamo tollerarlo. E noi dobbiamo fare questo Sinodo e andare a Panama per dire: i giovani sono qui! Non vogliamo essere materiale di scarto!». Francesco incoraggia perciò a puntare in alto e rischiare: «La vita quando guardiamo l’orizzonte sempre ci sorprende», dice, «il cammino è rischioso, ma se un giovane non rischia è un invecchiato». 

Ancora una volta il Papa, prima di concludere, affida ai ragazzi la «missione» di dialogare con i nonni e creare «un ponte» con le vecchie generazioni, in modo da rendere concreti «i sogni» degli anziani e trasformali in «profezia». «Questo è il compito che vi do in nome della Chiesa: parlare con gli anziani. “Ma padre, è noioso... ripetono sempre le stesse cose”. No, parlate! Fateli sognare e prendete quei sogni e portateli avanti». «A Panama – conclude - non so se ci sarò io, ma ci sarà sicuramente il Papa. E il Papa vi farà la domanda: avete parlato coi nonni? Avete preso i sogni degli anziani e li avete trasformati in profezia?». La risposta la sentiremo nel 2019. Vatican Insider - 

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