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Papa e Abu Mazen: la Comunità internazionale sostenga la pace

IACOPO SCARAMUZZI Ansa - Giuseppe Lami
Pubblicato il 04-12-2018

Gerusalemme resti: Città santa per le tre religioni abramitiche

È necessario un «rinnovato impegno della Comunità internazionale» nel venire incontro alle «legittime aspirazioni» di israeliani e palestinesi e «riattivare il processo di pace» per «raggiungere la soluzione dei due Stati»: è l’auspicio emerso nel corso della quarta udienza che il Papa ha concesso dall’inizio del pontificato al presidente palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen). Francesco è tornato a sottolineare l’importanza di preservare il «valore universale di Città santa per le tre religioni abramitiche» di Gerusalemme, dopo la controversa decisione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di spostarvi l’ambasciata Usa da Tel Aviv, annunciata a dicembre 2017 e realizzata lo scorso maggio, riconoscendola così come capitale di Israele.

Nel corso dei «cordiali colloqui» che Abbas ha avuto dapprima con il Papa e successivamente con il “ministro degli Esteri” della Santa Sede, monsignor Paul Richard Gallagher (il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin è in missione a Parigi), «ci si è quindi soffermati sul cammino di riconciliazione all’interno del popolo palestinese», si legge nella nota vaticana in riferimento al rapporto tra Olp e Hamas, «nonché sugli sforzi per riattivare il processo di pace tra Israeliani e Palestinesi e raggiungere la soluzione dei due Stati, auspicando un rinnovato impegno della Comunità internazionale nel venire incontro alle legittime aspirazioni di entrambi i popoli. Un’attenzione particolare è stata riservata allo status di Gerusalemme, sottolineando l’importanza di riconoscerne e preservarne l’identità e il valore universale di Città santa per le tre religioni abramitiche».

Nel corso dei colloqui, ancora, «sono stati rilevati i buoni rapporti tra la Santa Sede e la Palestina e il ruolo positivo dei cristiani e dell’attività della Chiesa nella società palestinese, sancito dall’Accordo globale del 2015». Infine, «si è parlato degli altri conflitti che affliggono il Medio Oriente e dell’urgenza di favorire percorsi di pace e di dialogo, con il contributo delle comunità religiose, per combattere ogni forma di estremismo e di fondamentalismo».

Francesco ha accolto il leader palestinese con un abbraccio e un bacio. Il colloquio a porte chiuse alla presenza di un interprete arabo della Segreteria di Stato vaticana è durato 20 minuti. Quando Francesco gli ha regalato il suo messaggio per la Giornata mondiale della Pace, Abu Mazen ha commentato: «Preghiamo per la pace in questa stagione di Natale». Il presidente palestinese, da parte sua, ha regalato al Pontefice argentino un libro sui rapporti storici tra Vaticano e Terra Santa ed una immagine di Gerusalmme: «Questa rappresenta lo spirito della città vecchia di Gerusalemme», ha sottolineato.

Il presidente palestinese era accompagnato da una delegazione di sedici persone, tra le quali il ministro degli esteri Riyad al-Maliki, l’ambasciatore presso la Santa Sede Issa Kassissieh e l’ambasciatrice presso il Quirinale Mai Alkaila. Accomiatandosi dal Papa, Abbas gli ha detto: «Sono contento di questo incontro: contiamo su di lei».

L’agenzia stampa palestinese Wafa informa che Abbas «ha riferito al Papa degli ultimi sviluppi in Palestina e delle implicazioni della decisione degli Stati Uniti di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele muovendo la propria ambasciata nella città». Il presidente palestinese ha inoltre parlato al Papa «delle violazioni di Israele contro il popolo palestinese, la sua terra e i suoi luoghi sacri, in particolare a Gerusalemme». Il colloquio, infine, ha toccato anche il tema delle «relazioni tra Palestina e Santa Sede e le forti relazioni storiche tra di esse, e il presidente Abbas ha ringraziato il Papa per il suo sostegno alla causa palestinese».

In un’intervista con La Stampa , Abbas - che dopo il Papa ha in agenda un incontro con il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella e con il presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte - ha spiegato: «Gli Stati Uniti di Trump non possono essere gli unici mediatori in Medio Oriente», ed ha aggiunto: «Lo scorso febbraio ho suggerito al Consiglio di Sicurezza dell’Onu che l’unica maniera per fare dei progressi è creare un meccanismo che includa tutti i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, del Quartetto ed altri. Anche l’Europa può avere un ruolo. E inoltre restiamo aperti a negoziati diretti: ho accettato più volte incontri con il premier Netanyahu, anche a Mosca su invito del presidente Putin, ma lui non si è mai presentato».

Si tratta della quarta udienza privata del Pontefice al leader palestinese, dopo quelle del 17 ottobre 2013, del 16 maggio 2015 e del 14 gennaio 2017, senza dimenticare la preghiera di pace nei Giardini Vaticani con l’allora presidente israeliano Shimon Peres e il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo nel giugno 2014, dopo il viaggio di Francesco in Terra Santa, e l’incontro con Abbas in Palestina.

Papa Francesco ha ricevuto lo scorso 15 novembre il presidente israeliano Reuven Rivlin. Tra Mahmoud Abbas e il Papa, inoltre, vi sono state varie telefonate dopo la decisione statunitense di spostare l’ambasciata a Gerusalemme. La Santa Sede ha riconosciuto lo «Stato di Palestina» a gennaio del 2016. ((Vatican Insider)

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