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Dio vi lanci nell’avventura di costruire ponti e abbattere muri

Andrea Tornielli
Pubblicato il 30-11--0001

La misericordia che si fa concretezza di sguardo e di atteggiamento è il filo rosso che percorre gli interventi di Francesco in Polonia fino a questo momento. Colpisce che anche nel primo incontro con i giovani, alla festa dell’accoglienza al Parco Blonia di Cracovia, il Papa insista sull’accoglienza, la vicinanza, la prossimità. Non come categorie sociologiche ma come più vera e diretta attuazione del messaggio evangelico. 

Prima di arrivare nell’area del parco, dove Giovanni Paolo II ha celebrato per sei volte la messa, Francesco ha ricevuto le chiavi della città dal sindaco nel piazzale dell’arcivescovado. Poi è salito su un tram insieme a un gruppo di giovani ammalati e insieme a loro si è recato a Blonia. A riceverlo ci sono ragazzi provenienti da ogni parte del mondo. Polacchi e italiani fanno la parte del leone.



In attesa del Pontefice, i giovani hanno seguito la sfilata dei rappresentanti che portavano bandiere e fotografie di «testimoni della misericordia» della propria area geografica: san Vincenzo de’ Paoli (Europa), beata Madre Teresa di Calcutta (Asia), santa Maria MacKillop (Australia e Oceania), santa Giuseppina Bakhita (Africa), san Damiano de Veuster Molokai (America del Nord), beata Irma Dulce (America del Sud). 

«Finalmente ci incontriamo!» ha detto Bergoglio all’inizio del suo intervento. «In questa sua terra natale - ha esclamato in un dei suoi numerosi interventi senza leggere il testo scritto - vorrei ringraziare specialmente san Giovanni Paolo II (ma forte, forte!), che ha sognato e ha dato impulso a questi incontri» e ora «dal cielo egli ci accompagna nel vedere tanti giovani appartenenti a popoli, culture, lingue così diverse con un solo motivo: celebrare che Gesù è vivo in mezzo a noi. E dire che è Vivo, è voler rinnovare il nostro desiderio di seguirlo». 



 

«Gesù ci ha convocati a questa trentunesima Giornata Mondiale della Gioventù - ha detto Francesco - è Gesù che ci dice: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia”. Beati sono coloro che sanno perdonare, che sanno avere un cuore compassionevole, che sanno dare il meglio di sé agli altri». «Il meglio - ha precisato - non quello che avanza».



Il Papa ha detto che nei suoi anni vissuti da vescovo ha imparato che «non c’è niente di più bello che contemplare i desideri, l’impegno, la passione e l’energia con cui tanti giovani vivono la vita. Quando Gesù tocca il cuore di un giovane, di una giovane, questi sono capaci di azioni veramente grandiose. È stimolante - aggiunge - sentirli condividere i loro sogni, le loro domande e il loro desiderio di opporsi a tutti coloro che dicono che le cose non possono cambiare. Quelli che io chiamo i “quietisti”: “nulla si può cambiare”. Ma i giovani hanno la forza di opporsi a questi! È un dono del cielo poter vedere molti di voi che, con i vostri interrogativi, cercate di fare in modo che le cose siano diverse. È bello, e mi conforta il cuore, vedervi così esuberanti. La Chiesa - direi di più: il mondo - oggi vi guarda e vuole imparare da voi».



La misericordia, osserva il Papa, «ha sempre il volto giovane. Perché un cuore misericordioso ha il coraggio di lasciare le comodità; un cuore misericordioso sa andare incontro agli altri, riesce ad abbracciare tutti. Un cuore misericordioso sa essere un rifugio per chi non ha mai avuto una casa o l’ha perduta, sa creare un ambiente di casa e di famiglia per chi ha dovuto emigrare, è capace di tenerezza e di compassione. Un cuore misericordioso sa condividere il pane con chi ha fame, un cuore misericordioso si apre per ricevere il profugo e il migrante. Dire misericordia insieme a voi, è dire opportunità, è dire domani, impegno, fiducia, apertura, ospitalità, compassione, sogni. Ma voi siete capaci di sognare?»; «sì!», è la risposta dei ragazzi; «E quando il cuore è aperto e capace di sognare. c’è posto per la misericordia, c’è posto per carezzare quelli che soffrono, c’è posto per mettersi accanto a quelli che non hanno pace nel cuore o a cui manca il necessario per vivere, o la cosa più bella: la fede. Misericordia. Diciamo insieme questa parola: misericordia, tutti! Un’altra volta! Un’altra volta, perchè il mondo senta!».



«Mi addolora - dice ancora Francesco - incontrare giovani che sembrano “pensionati” prima del tempo. Mi preoccupa vedere giovani che hanno “gettato la spugna” prima di iniziare la partita». O che si sono «arresi» senza aver cominciato a giocare. «Sono giovani essenzialmente annoiati... e noiosi. È difficile, e nello stesso tempo ci interpella, vedere giovani che lasciano la vita alla ricerca della “vertigine”, o di quella sensazione di sentirsi vivi per vie oscure che poi finiscono per “pagare”, e pagare caro, correndo dietro a venditori di false illusioni».



«Non vogliamo lasciarci rubare il meglio di noi stessi - ha detto il Papa - Per essere pieni, per avere una forza rinnovata, c’è una risposta; non è una cosa, non si compra, non si vende, non è un oggetto, è una persona ed è viva, si chiama Gesù Cristo», cioè colui che «sa dare vera passione alla vita» e che «ci spinge ad alzare lo sguardo e sognare alto». Gesù Cristo «si può comprare? Gesù Cristo si vende nei negozi? Gesù Cristo è un dono, è un regalo del Padre, il dono del Nostro Padre. Chi è Gesù Cristo? Tutti: Gesù Cristo è un dono, è il regalo del Padre». «Ma qualcuno - ha affermato ancora a braccio - può dirmi: “È tanto difficile sognare alto, è tanto difficile salire, essere sempre in salita. Padre io sono debole, io cado, io mi sforzo ma tante volte vengo giù”. Gli alpini, quando salgono le montagne, cantano una canzone molto bella, che dice così: “Nell’arte di salire quello che è importante, quello che importa non è non cadere, ma non rimanere caduto”». Dunque se «tu sei debole, se tu cadi, guarda un pochettino in alto è c’è la mano tesa di Gesù, che ti dice: alzati, vieni con me. E se lo faccio un’altra volta anche. Pietro ha domandato quante volte: 70 volte 7. La mano di Gesù è tesa quando noi cadiamo. Avete capito?».



Il brano evangelico letto all’inizio dell’incontro parla dei due atteggiamenti di Marta e Maria, le due donne che accolgono Gesù in casa: mentre la prima è tutta affaccendata, la seconda rimane con lui ad ascoltarlo. Francesco non trae indicazioni «doveristiche» richiamando i giovani al dover scegliere quale dei due atteggiamenti. «Le molte occupazioni - osserva - ci fanno essere come Marta: attivi, distratti, sempre di corsa di qua e di là... Ma spesso siamo anche come Maria: davanti a un bel paesaggio, o un video che ci manda un amico nel cellulare, ci fermiamo a riflettere, in ascolto». È importante «in mezzo tutte le faccende», avere «il coraggio di affidarci a Lui». 



«Vuoi una vita piena? - domanda Bergoglio - Comincia a lasciarti commuovere! Perché la felicità germoglia e sboccia nella misericordia: questa è la sua risposta, questo è il suo invito, la sua sfida, la sua avventura: la misericordia».

«Allora tutti insieme - ha concluso il Pontefice - ora chiediamo al Signore: lanciaci nell’avventura della misericordia! Lanciaci nell’avventura di costruire ponti e abbattere muri (recinti e reti); lanciaci nell’avventura di soccorrere il povero, chi si sente solo e abbandonato, chi non trova più un senso per la sua vita. Spingici, come Maria di Betania, all’ascolto di coloro che non comprendiamo, di quelli che vengono da altre culture, altri popoli, anche di quelli che temiamo perché crediamo che possono farci del male. Fa’ che volgiamo il nostro sguardo, come Maria di Nazareth con Elisabetta, ai nostri anziani per imparare dalla loro saggezza».



Il discorso di papa Francesco, con numerosi inserti a braccio e in forma spesso dialogante, ha suscitato grandi entusiasmi tra i giovani nella spianata Blonia, e anche molta commozione: spesso si sono visti volti rigati dalle lacrime. (Vatican Insider)

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