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Papa: Attentato alla vita lasciar morire migranti sui barconi. Quote, sistema disumano

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

E' un "attentato alla vita lasciar morire i nostri fratelli sui barconi nel Canale di Sicilia". E' la denuncia di papa Francesco nel corso dell'udienza ai partecipanti all'incontro promosso dall'Associazione Scienza & Vita, nella Sala Clementina, a cui si unisce l'affondo del cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, che alla Radio Vaticana definisce "non umano" il sistema della ripartizione dei rifugiati tra i Paesi della Ue secondo quote: "L'Europa - rincara il cardinale - non ha mai avuto un programma. Adesso hanno fatto le quote per i rifugiati e io trovo questa decisione veramente poco umana e poco cristiana. L'immigrazione è un problema che bisogna affrontare non nell'emergenza, bisogna avere un programma. E' una realtà che c'è e ci sarà sempre di più. Quali sono le cause delle immigrazioni e le cause dei rifugiati? Per le migrazioni, la povertà. Per i rifugiati, le guerre. Finché ci saranno povertà e guerre nulla cambierà". 

"Il grado di progresso di una civiltà si misura proprio dalla capacità di custodire la vita, dal concepimento al suo termine naturale, soprattutto nelle sue fasi più fragili, più che dalla diffusione di strumenti tecnologici" ha detto il Papa ricevendo in udienza l'associazione. Per questo "è attentato alla vita la piaga dell'aborto, è attentato alla vita lasciar morire i nostri fratelli sui barconi nel canale di Sicilia, è attentato alla vita la morte sul lavoro perché non si rispettano le minime condizioni di sicurezza, è attentato alla vita la morte per denutrizione, il terrorismo, la guerra, la violenza. Ma anche l'eutanasia".


"Amare la vita - ha ricordato il Papa - è sempre prendersi cura dell'altro, volere il suo bene, coltivare e rispettare la sua dignità trascendente. Riconoscendo il valore inestimabile della vita umana, dobbiamo anche riflettere sull'uso che ne facciamo. La vita è innanzitutto dono. Ma questa realtà genera speranza e futuro se viene vivificata da legami fecondi, da relazioni familiari e sociali che aprono nuove prospettive". "Quando parliamo dell'uomo - ha scandito Bergoglio, rivolgendosi idealmente a tutta la comunità scientifica -, non dimentichiamo mai tutti gli attentati alla sacralità della vita umana. E' una sfida impegnativa, nella quale vi guidano gli atteggiamenti dell'apertura, dell'attenzione, della prossimità all'uomo nella sua situazione concreta".




"Per questo - ha concluso il Pontefice - vi invito a mantenere alto lo sguardo sulla sacralità di ogni persona umana. La scienza sia veramente al servizio dell'uomo, e non l'uomo al servizio della scienza - l'esortazione del Pontefice -, il miracolo della vita sempre mette in crisi qualche forma di presunzione scientifica, restituendo il primato alla meraviglia e alla bellezza". Mentre, "quando il sapere dimentica il contatto con la vita, diventa sterile".



Bergoglio ai figli dei detenuti: "Non smettete di sognare".  Papa Francesco ha incontrato i figli di detenuti e detenute arrivati oggi in Vaticano con il Treno dei Bambini. Un dialogo di una ventina di minuti nell'androne della Sala Nervi. "Adesso vi rivolgo una domanda difficile - ha detto il Papa - una ragazza che non riesce a sognare, com'e?". Quasi in coro i bambini seduti per terra davanti a lui hanno risposto: "Infelice". "Infelice - ha ripetuto il Papa - perché sognare fa aprire le porte della felicità mentre chi non sogna ha il cuore chiuso. E com'è il cuore chiuso?", ha domandato. Alcuni hanno risposto "di ghiaccio", altri "di pietra". Quindi il Papa ha chiesto: "Quando è che un cuore è di ghiaccio o di pietra?". Alcuni hanno risposto "quando si viene delusi", altri "quando non sogniamo o non preghiamo". Poi una bambina ha detto: "Quando non ascoltiamo la Parola di Dio e di Gesù". A questo punto il Papa l'ha chiamata e ha detto: "Tu hai detto una cosa bella, sei stata brava, ripetiamola: non smettete mai di sognare e di ascoltare la Parola di Gesù, perché Gesù allarga il cuore e ama tutti". Al Papa sono stati quindi consegnati diversi regali tra cui braccialetti fatti in carcere dalle madri dei detenuti, aquiloni, disegni. Quindi il Papa si è alzato per salutare uno per uno i bambini con i loro accompagnatori e familiari e ha ricevuto l'abbraccio di tanti di loro così come moltissime richieste di farsi un selfie con lui. L'incontro si è concluso con la preghiera del Padre Nostro e la benedizione del Papa. (Repubblica)


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