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PACE- La violenza esiste solo con l’aiuto della bugia, non possiamo rimanere in silenzio

Alex Zanotelli Ansa - HOANG DINH NAM
Pubblicato il 24-02-2017

L’anno 2016 ha visto trionfare la normalità della guerra, la Terza Guerra mondiale a pezzetti, come la chiama papa Francesco. Una guerra spaventosa che ha il suo epicentro in Medio Oriente e ha mostrato tutta la sua ferocia, disumanità e orrore nell’assedio della città martire, Aleppo.

Una guerra che attraversa anche l’intera zona saheliana dell’Africa, dalla Somalia al Sudan (Darfur e Montagne Nuba), dal Sud Sudan al Centrafrica, dalla Nigeria (Nord) alla Libia, dal Mali al Gambia. Senza dimenticare i massacri nel cuore dell’Africa, in Burundi e Congo (Beni). Siamo davanti a desolanti scenari di guerra che si estendono dallo Yemen all’Afghanistan, guerre combattute con armi sempre più sofisticate e a pagarne le spese sono sempre più i civili. “Come è possibile questo? – si chiede papa Francesco –. È possibile perché dietro le quinte ci sono interessi, piani geopolitici, avidità di denaro e di potere, c’è l’industria delle armi che sembra essere tanto importante”.

È l’industria delle armi, fiorentissima oggi, a gioire di tutto questo. Secondo i dati Sipri, a livello mondiale, investiamo quasi 5 miliardi di dollari al giorno in armi. A livello italiano, secondo l’Osservatorio, spendiamo 64 milioni di euro al giorno. È una fiorente industria italiana quella delle armi, che esportiamo e vendiamo in tutto il mondo. In questo periodo abbiamo venduto bombe all’Arabia Saudita e al Qatar, che poi le hanno date a gruppi armati legati ad Al-Qaeda come a Jabhat al-Nusra in Siria. E tutto questo nonostante la legge 185/90 che vieta la vendita di armi a paesi in guerra e a paesi dove vengono violati i diritti umani.

L’Italia nel 2015 ha esportato armi per un valore di oltre 7 miliardi di euro a tanti paesi che sono o in guerra o dove sono violati i diritti umani. Ma come fanno i nostri governi a parlare di legalità, quando agiscono in maniera così illegale? È la grande bugia. “La violenza esiste solo con l’aiuto della bugia – diceva Don Berrigan, il gesuita nonviolento americano scomparso lo scorso anno –. È passato il tempo in cui i buoni possono rimanere in silenzio”.

È proprio questo quello che mi sconcerta di più: il silenzio del movimento per la pace davanti a questi scenari di guerra. Non lo posso accettare. Dobbiamo scendere in piazza, urlare , gridare, protestare. Forse non riusciamo a parlare perché il movimento è frammentato. Allora mettiamoci insieme. La situazione è troppo grave. Per questo dobbiamo avere il coraggio di violare la legge, di farci arrestare, di andare in prigione. Questo sarebbe il dovere prima di tutto dei religiosi, dei preti, delle suore come i fratelli Berrigan e le suore domenicane negli USA che si sono fatti anni di carcere nel loro impegno contro la ‘Bomba’.

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