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Mafie: In venticinquemila a marcia di Libera a Locri. Don Ciotti: Oggi siamo tutti sbirri

Redazione online Ansa - ALESSANDRO SGHERRI
Pubblicato il 21-03-2017

Una grande bandiera della pace portata da ragazzi migranti minorenni giunti in Calabria a bordo di barconi nei mesi scorsi

In 25mila a Locri e mezzo milione in tutta Italia. Sono i numeri della marcia organizzata da 'Libera' per la Giornata della memoria e del ricordo delle vittime della mafia. "Oggi a Locri siamo tutti sbirri. Ricorderemo tanti nomi di esponenti delle forze dell'ordine che hanno perso la vita e nessuno li può etichettare e insultare". A detto in apertura della manifestazione don Luigi Ciotti dopo le scritte offensive comparse ieri a Locri.

In testa al corteo i familiari delle vittime che reggono due striscioni di Libera con lo slogan della Giornata di quest'anno: "Luoghi di speranza, testimoni di bellezza". Dietro di loro una grande bandiera della pace portata da ragazzi migranti minorenni giunti in Calabria a bordo di barconi nei mesi scorsi. A seguire i gonfaloni, le autorità e migliaia di persone giunte da tutta Italia."Orgogliosa di avere sposato uno sbirro". É la scritta che la vedova del brigadiere Antonino Marino, ucciso a Bovalino il 9 luglio del 1990, ha scritto sulla propria camicia bianca con la quale sta marciando a Locri nel corteo di Libera. "Quando ho visto le scritte di ieri - ha detto - mi sono arrabbiata, mi si è rivoltato lo stomaco. Da qui l'impulso di fare questa maglietta. Sono moglie e mamma di un carabiniere e oggi mi sento la mamma di tutti i carabinieri d'Italia. Gli sbirri sono persone perbene. Rispetto!".

"La prima mafia - ha detto Ciotti - si annida nell'indifferenza, nella superficialità, nel quieto vivere, nel puntare il dito senza far nulla e girarsi dall'altra parte. L'omertà uccide, la verità è la speranza". "Coraggio e umiltà - ha aggiunto - non richiedono 'eroismi' ma generosità e responsabilità. Consapevolezza e responsabilità sono inseparabili. Se oggi i diritti sono così deboli non è solo a causa di chi li attacca, ma anche di chi li difende troppo debolmente o peggio si nasconde dietro di essi per giustificare inadempienze e negligenze". "La legalità - ha detto don Ciotti - non può essere un insieme di principi sacrosanti, ma astratti, ma un ponte tra la responsabilità e la coscienza di essere persona sociale ed il ruolo attivo e positivo che giochiamo nella nostra comunità. Sull'assenza di progetti e proposte concrete e credibili rischiamo di rassegnarci alle mafie come un male inevitabile".

Ieri le scritte contro il prete simbolo della lotta alla mafia ('Don Ciotti sbirro') sui muri del Vescovado che lo ospita in questi giorni. Domenica la visita del presidente Sergio Mattarella. (Ansa)

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