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Londra, i giudici contro i genitori del piccolo Charlie: «Si può staccare la spina»

Redazione online corriere.it
Pubblicato il 11-04-2017

L’Alta Corte ha deciso che i medici possono staccare la spina al piccolo Charlie Gard, andando contro al volere dei suoi genitori

I medici possono staccare la spina al piccolo Charlie Gard, andando contro il volere dei loro genitori. Lo ha stabilito l’Alta corte di Londra decidendo così la sorte del bimbo di otto mesi ricoverato al Great Ormond Street Hospital, centro pediatrico nella capitale britannica, affetto da una rara patologia che per i dottori non può essere curata. I genitori — Connie Yates e Chris Gard — si erano opposti lanciando una campagna di solidarietà e affermando che fosse possibile ancora salvare il bimbo affetto dalla sindrome di deperimento mitocondriale trasferendolo in un ospedale negli Usa. «È con la più profonda tristezza nel cuore, ma anche con la più grande delle attenzioni per l’interesse del piccolo Charlie che ho preso la decisione», ha detto il giudice, Justice Francis, secondo quanto riportato dal Guardian. «Va permesso a Charlie di morire con dignità». Il padre e la madre hanno accolto la sentenza scoppiando in lacrime.



In buona salute

Charlie era nato apparentemente in buona salute lo scorso 4 agosto. Ma dopo otto settimane aveva cominciato a perdere forze e peso. Portato al Great Ormond Street Hospital, il più importante ospedale pediatrico inglese, gli era stata diagnosticata una rara malattia genetica, la sindrome di deperimento mitocondriale, che provoca il progressivo indebolimento dei muscoli. Ci sono soltanto sedici casi al mondo, ma purtroppo entrambi i genitori sono portatori del difetto genetico e quindi Charlie è venuto al mondo segnato dal destino. Ora il bambino è in terapia intensiva, intubato; secondo i medici non ha speranze di sopravvivere a lungo, e non è possibile escludere che non stia soffrendo. Per cui meglio staccare tutto per evitargli ulteriore dolore.



Il crowdfunding

«Siamo rimasti scioccati e orripilati nell’apprendere che l’ospedale ha chiesto di spegnere il supporto vitale per Charlie», aveva raccontato la madre, Connie Yates, 31 anni, al Daily Mail, che per primo aveva riferito la storia alcuni giorni fa. Connie e il marito, Chris Gard, erano convinti che le condizioni del figlioletto non siano così disperate e vorrebbero portarlo in America per sottoporlo a una cura sperimentale, dopo che anche un ospedale in Spagna ha rifiutato di accettarlo. Avevano perfino lanciato una raccolta fondi online, #Charliesfight (la battaglia di Charlie), che ha già raccolto 1,2 milioni di sterline: più di quanto occorresse per accedere al trattamento.



«Può vederci e reagire»

Alcuni gironi fa la coppia era apparsa alla Bbc, nel popolare programma condotto da Victoria Derbyshire. «Charlie riesce a muovere la bocca, le mani — avevano raccontato —. Non le apre del tutto, ma può aprire gli occhi e vederci, può reagire a noi. Non crediamo affatto che stia soffrendo». Di tutt’altro avviso i medici — e il giudice, che pur lodando i genitori del piccolo per la loro campagna, «piena di dignità e di amore», ha sottolineato come «non si possano fare esperimenti su Charlie: non se non ci sono ragionevoli margini di speranza»



«Giocare a fare Dio»

Nel corso della trasmissione e nelle ore successive la Bbc era stata inondata di messaggi di solidarietà nei confronti della coppia. «I medici non possono giocare a fare Dio», aveva commentato uno spettatore. «Vogliamo solo che ci sia data una possibilità — diceva la mamma —. Non sarà una cura definitiva ma lo aiuterà a vivere. Se lo salverà, sarà stupefacente». «Il giudice deve fidarsi di noi, siamo i suoi genitori», aveva concluso. All’ospedale la pensavano diversamente. «Charlie ha una malattia molto rara e complessa — aveva detto un portavoce — per la quale non c’è una cura riconosciuta. Riteniamo di aver esaurito tutte le opzioni di trattamento disponibili. Continuiamo a sostenere i genitori in tutti i modi possibili, ma allo stesso tempo raccomandiamo ciò che riteniamo sia la cosa migliore per Charlie». Cioè la morte. (Redazione Online e Luigi Ippolito - Corriere)

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