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Lo studente che vendeva abusivamente snack a scuola condannato a lavorare al mercato

Redazione online Ansa - Foto Archivio ALESSANDRO DI MARCO
Pubblicato il 30-11--0001

Il padre del 17enne: «Una follia del preside, non lo mando»

Lo studente diciassettenne dell’istituto tecnico Pininfarina di Moncalieri (Torino), che aveva aperto da mesi un mercato parallelo e abusivo di snack e merendine a basso costo a scuola, inizierà oggi un percorso alternativo alla sospensione decisa dal Consiglio di classe e dal preside per «espiare le sue colpe». 

Già, perché se a Roma la Fondazione Luigi Einaudi gli ha riconosciuto un premio (sotto forma di borsa di studio) per «la spiccata attitudine all’imprenditoria applicata», a scuola hanno inteso diversamente quanto accaduto. A partire da oggi - e per 15 giorni - alle 8 del mattino dovrà presentarsi all’associazione di volontariato Terza Settimana che a Torino porta avanti «un progetto di aiuto sostenibile per le famiglie in stato di difficoltà economica», si legge nel provvedimento consegnato al ragazzo dal dirigente Stefano Fava. 




Svolgerà dunque attività socialmente utili «per ritornare sulla terra - spiega il preside -, uscire da questo videogame mediatico e riaffermare una volta per tutte la reale missione della scuola: educare». Al mattino presto lo studente dovrebbe recarsi al Caat (centro agroalimentare di Torino), caricare le cassette di frutta con il cibo donato dai grossisti all’associazione. E poi si recarsi a casa delle famiglie che hanno chiesto aiuto per consegnare loro quanto raccolto.

«Ma non se ne parla neanche. Mio figlio non cui andrà. Questa punizione doveva essere prima concordata con me», dice il padre. Che accusa: «Mandano un bambino a casa di persone che non so chi sono: potrebbero essere ex galeotti, o ex tossici o brutta gente: mio figlio resta casa: il preside ha sbagliato su tutta la linea». 


È l’ultimo capitolo di una storia iniziata due mesi fa. Il giovane, con l’aiuto dei familiari, aveva inaugurato un’attività di vendita totalmente in nero che fruttava centinaia di euro al mese. Ora giura di aver smesso di “smerciare” panini nei corridoi e nei bagni, trascorre l’intervallo in presidenza perché ha timore di finire nel mirino degli scherni dei compagni di scuola. 




Gli stessi che ha insultato sulle chat di WhatsApp mentre manifestavano - in centinaia, fuori dall’istituto - contro la decisione di attribuirgli una borsa di studio. «Siete solo degli handicappati», scrisse. Tanti giovani compagni avevano espresso la loro contrarietà al messaggio negativo che si stava veicolando dandogli un riconoscimento. Ovvero: si premia chi infrange le regole: «E questo - dice il preside - è pienamente condivisibile».  (GIUSEPPE LEGATO, LODOVICO POLETTO - La Stampa)

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