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La storia. Il maestro sul motocarro

Redazione Avvenire
Pubblicato il 07-02-2019

Un giorno in cui era impegnato in una delle tappe del tour che da vent’anni lo porta in giro per la sua Basilicata e per le regioni confinanti, il maestro Antonio La Cava deviò dal percorso che si era prefisso. Lasciato il paese di San Mauro Forte e diretto a Garaguso, essendo parecchio in anticipo rispetto alla tabella di marcia, il maestro elementare di Ferrandina salì a Oliveto Lucano.

 

All’arrivo del Bibliomotocarro, la biblioteca ambulante con cui percorre le strade della sua regione, accorsero incuriositi bambini, donne, anziani. Ma, dopo un po’, di quella piccola folla restò solo un bambino. Quando La Cava fece per ripartire, quel bambino si frappose fra il suo motocarro e la strada e gli chiese: «Vieni un’altra volta qui a Oliveto?». Se c’è un episodio che può raccontare il maestro Antonio La Cava e la sua invenzione pedagogica, il Bibliomotocarro, è proprio questa. E infatti il maestro lucano la pone in apertura del sito Internet che ha messo online apposta per raccontare la sua creazione.

 

È per portare i libri a bambini come quello che incontrò a Oliveto Lucano, da cui è tornato «perché era doveroso», che La Cava decise nel 1999 di girare le strade della sua regione. «Il progetto educativo a cui tengo maggiormente, fra quelli legati all’attività del Bibliomotocarro, è 'Fino ai margini', che tocca piccoli comuni al di sotto dei mille abitanti – racconta il maestro –. Ci so- no luoghi nella mia regione e nel Sud in cui puoi toccare la marginalità, in cui non ci sono scuole, biblioteche e non c’è alcuno spunto culturale. Io ho cercato di portare i libri dove ce n’era più bisogno, e i bambini che ho incontrato in questi comuni hanno capito che il libro era l’occasione per andare oltre questi margini».

 

Quando gli venne l’idea del Bibliomotocarro, La Cava insegnava in una scuola della Basilicata e si rendeva conto di quanto marginale stesse diventando il libro stesso. «Pensai che bisognasse fare qualcosa. Ne parlavo con i miei alunni. Mi dicevano: 'Fai tu qualcosa', arrivarono quasi a impormelo…». L’idea del Bibliomotocarro al maestro La Cava è venuta dalla sua esperienza personale con i libri e da una vecchia iniziativa pedagogica condotta in terra lucana.

 

«Sono figlio di contadini, il primo libro l’ho letto a 14 anni grazie a una sorta di bibliobus che svolgeva una straordinaria funzione di biblioteca ambulante per conto dell’allora Provveditorato agli Studi di Matera». Nonostante sembri uscito dalle favole, con l’altoparlante che al suo arrivo diffonde una marcia per i vicoli dei paesini lucani, il Bibliomotocarro non è affatto qualcosa di improvvisato, ma, avverte il maestro La Cava, «un progetto pedagogico strutturato che coinvolge le scuole della Basilicata, della Campania, della Puglia, che prevede laboratori in cui i ragazzi possono esercitarsi nella lettura, nella scrittura».

 

Fino a poco tempo fa il prestito dei libri del Bibliomotocarro funzionava come in tutte le biblioteche, cioè con un registro dei prestiti in cui annotare tutti i movimenti dei volumi. Ma da qualche anno La Cava ha deciso che la sua biblioteca non avrà più un registro dei prestiti. «Bisogna avere fiducia nei nostri ragazzi: semino fiducia per raccogliere responsabilità. E infatti i libri vengono sempre restituiti». A ottobre saranno giusto vent’anni dal primo viaggio: «Ho percorso 200mila chilometri, ho visitato 119 comuni dei 131 della mia regione.

 

Me ne mancano solo 12, li raggiungerò presto». Il capo dello Stato, Sergio Mattarella, lo scorso dicembre lo ha nominato commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica «per l’impegno profuso, nel corso della sua vita, nella promozione del valore della cultura». E lui, annuncia, al Quirinale ci andrà ovviamente col suo Bibliomotocarro.


Antonio Averaimo, Avvenire

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