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La Preghiera ecumenica per la pace

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Una liturgia molto semplice presieduta da S.E. Mons. Domenico Sorrentino (Vescovo di Assisi – Nocera Umbra – Gualdo Tadino) insieme al Rev.mo Archimandrita P. Symeon Catsinas (Vicario episcopale del Patriarcato Ecumenico  e della Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e di Malta  ed Esarcato dell’Italia meridionale) e al Rev. Marc Turner (della Chiesa Anglicana in Italia), disposti dinanzi alla Porziuncola, in ascolto di Testi Biblici e in preghiera con Salmi e Canoni, per poi offrire – a turno – una meditazione/testimonianza sul tema della pace.


Il primo di questi momenti è stato riservato al Rev.mo Archimandrita P. Symeon Catsinas che ha subito puntato l’attenzione sull’insegnamento delle Sacre Scritture, che tutti i cristiani condividono e che per ciò rappresentano un vero documento costitutivo dei diritti dell’uomo nella nostra società. I cristiani – ha proseguito – devono essere il lievito buono, strumenti di pace che fondano il proprio impegno sulla Rivelazione biblica: “un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo (Is 2,4).



Il secondo momento è stato preceduto dal saluto dell’Arcivescovo anglicano David Moxon del Centro anglicano di Roma: “Da parte del Centro Anglicano di Roma  e dell’Arcivescovo di Canterbury invio fervidi auguri a tutti voi che siete riuniti per la liturgia ecumenica per la pace nella città della pace, Assisi. Assisi è un faro di speranza nel mondo e voi date una grande testimonianza e servizio tenendo in mano la candela accesa della pace  come state facendo ora incoraggiando e servendo tutti noi. Dio sia con voi. Pace e Bene”.



L’intervento del Rev. Marc Turner con molta franchezza ha trattato dei cristiani perseguitati nel mondo (Iraq, Egitto, Siria, Pakistan, Nigeria, …), citando a solo titolo di esempio i due casi più recenti e più noti di Asia Bibi e Miriam Ibrahim. “Perché un innocente soffre?” ci si chiede dinanzi a tanta insensata violenza. La domanda è difficile ma i cristiani sono chiamati a rispondere con l’esempio di Gesù: “Egli non commise peccato … e soffrendo non minacciava vendetta” (1Pt 2,22-23). La violenza crea altra violenza. Il cristiano deve imparare a non reagire, e questo richiede un grande coraggio, è la vera forza. L’invito, in definitiva, a non cedere mai alla violenza: come sulla via di Damasco, perseguitando i Cristiani, l’umanità perseguita Gesù (At 9,5).

Infine, il terzo ed ultimo momento riservato a Mons. Domenico Sorrentino che pur riconoscendo quando siano esigenti le parole del Vangelo appena proclamato (Mt 5,38-48) fa presente che tutto ha origine nell’amore del Padre, amore sconcertante che sorprende e supera ogni nostra aspettativa. La Chiesa è nel mondo per annunciare e testimoniare questo amore. Una Chiesa che non sa testimoniare l’amore dei nemici è una Chiesa paganizzata, o per dirla con le parole di papa Francesco “mondanizzata”. Ancora: come possiamo testimoniare l’amore per i nemici se non riusciamo a volerci bene, fino in fondo, tra noi discepoli di Gesù?

Il Vescovo ha concluso, nel Santuario del Perdono di Assisi, con queste parole di augurio e di invocazione: “Il Signore Gesù che dalla croce ha perdonato i suoi nemici, mentre lo uccidevano, ci aiuti ad imitarlo generosamente nel dare il nostro perdono e darlo di cuore, anzi nel farci apostoli del perdono perché il perdono è un ingrediente necessario, un elemento indispensabile di un vero cammino verso la pace”. (Assisi OFM)

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