attualita

LA PACE POLITICA SECONDO SAN FRANCESCO

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

È possibile che il pacificus fraticello, proprio in nome della pace, abbia comunicato persino con degli animali, come quando ha ammansito e riappacificato un lupo? Certamente sì, ma è necessario approfondire.

Tanta politica sociale nelle vicende che riguardano San Francesco. Tuttavia, se in alcuni casi la narrazione degli eventi che le fonti tramandano rasenta il folklore, il fantastico, o il surreale, quelle testimonianze trasudano di una logica che ci rassicura in quanto a veridicità dei fatti, e al fine ultimo: la pace. Insomma, è possibile che il pacificus fraticello, proprio in nome della pace, abbia comunicato persino con degli animali, come quando ha ammansito e riappacificato un lupo? Certamente sì, ma è necessario approfondire.

Spesso accade di scoprire, a chi si diletta nel mestiere di storico, che dietro una leggenda popolare, o anche in un documento vero e proprio, si celi più di una verità. Il racconto del lupo di Gubbio nei Fioretti del santo intende fornire, in realtà, non una mera trasposizione simbolica del concetto di umana ferocia che viene domata: alcuni studiosi ritengono che dietro il lupo ci sia il volto di un “innominato”, di un despota veramente esistito di cui fu più efficace narrare l’indole tirannica, inumana, che concedergli la memoria storica. Come in un odierno trattato di pace, è stato felicemente evidenziato (Francesco d’Assisi, di Padre Ernesto Balducci, introduzione di Vito Mancuso, Firenze 2014) che il dialogo tra Francesco e il lupo avviene in privato – con strumenti socialmente espressivi, la zampa, il capo – e termina in un luogo pubblico. Francesco assolve il lupo riconoscendo nelle sue colpe anche la responsabilità del popolo, e ritrovando in lui addirittura un frater. La vera pace chiede che si riconoscano le ragioni del nemico, nonostante un comportamento perverso.

Ma la pace non è prevedibile. In un altro ciclo di episodi tratto dalle fonti – racconti più simbolici, ma ben riusciti – due uccelli furono autorizzati da Francesco a prendere delle briciole da un tavolo per nutrire i loro piccoli e poi, il santo donò loro del grano. Gli uccelli, allora, per gratitudine offrirono i loro stessi piccoli a Francesco e ai frati che accettarono in un curioso scenario di scambio “feudale”. Uno dei due piccoli uccelli adottati dai frati divenne presto avido, cominciò a perseguitare i suoi fratelli e la pace “fraterna” si ruppe. Francesco predisse una fine funesta per l’uccellino arrogante e, infatti, questi trovò presto la disgrazia. La pace è qui ricomposta dal santo con la punizione di un’ingiustizia.

Dopo quello del lupo, la città di Gubbio è protagonista di un altro episodio. Una scrofa violenta uccise un agnello appena nato; Francesco paragonò l’agnello a Cristo e maledisse la scrofa crudele che presto cominciò ad ammalarsi, fino a trovare la morte. Una volta morto, il corpo della scrofa fu gettato in un fossato e il cadavere divenne talmente avvizzito e secco che nessun’altra creatura si avvicinò per mangiarla.

I biografi di Francesco, con i tanti esempi “animaleschi” sul concetto di comunione e pace francescana, si ispirarono forse ai Dieci Comandamenti, dove – come ha recentemente ricordato Roberto Benigni in un suo riuscito spettacolo – gli animali di Dio sono uguali a noi, il nostro prossimo. Ma l’uomo riesce a rendere misteriosa la sua natura, l’animale no.

Probabilmente la prima fraternitas francescana ricercava e utilizzava esempi dal sapore di proverbio popolare, come precetti per modellare il comportamento dei confratelli: e così l’agnello rappresenterebbe Cristo e l’innocenza, altri animali vengono impiegati per esemplificare virtù, la pace, e pure difetti e vizi del genere umano, dalla disobbedienza all’avidità.

Piuttosto che riflettere il carattere di Francesco, l’origine di quella cultura di giustizia sociale che emerge dai racconti con animali è forse da rintracciare in un archetipo esopico, ma è pure conseguenza dell’esigenza umana di ricercare una regula che si possa comprendere con semplicità. Ancora una volta un rimando ai Comandamenti, perché alla base della fiducia, del mantenimento della pace, l’uomo – a differenza degli altri esseri viventi – ha ricevuto da Dio il dono per eccellenza: la legge.

La vita di Francesco è essa stessa esemplificazione concreta di una legge universale che non aveva bisogno di essere scritta, ma vissuta. Francesco come Cristo nel Vangelo: un corpo innamorato del desiderio di rendere a tutti i costi l’esistenza un’opera d’arte. Non un misticismo separato dalla realtà, non una carne separata dalla volontà, ma un pacifico connubio tra impeto, fede, concretezza e spiritualità uniti alla Verità che non conosce tempo, giorno, notte, secolo o millennio, muri sociali ed embarghi economici. Francesco è più che attuale, un punto di intersezione tra l’adesso e l’eterno. Francesco è la pace “sovrastorica”.

Marco Iuffrida

Storico

Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.

Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA